TERMOLI. Ricordate la vicenda dell’imprenditore 72enne che era rimasto bloccato a Marrakech? Beh, venerdì scorso è riuscito a partire e da sabato è a Termoli. Ma non è l’unico rimasto impigliato nelle sospensioni dei voli.
C’è un nostro concittadino, Carlo Marcellini, il quale assieme alla sua famiglia, a metà febbraio era partito per una vacanza a Fortaleza in Brasile, quando ancora non era scoppiata l’emergenza pandemica; purtroppo però, quando è arrivato il momento di far ritorno a casa, il Coronavirus era esploso in tutta la sua virulenza e ad oggi dopo una settimana di attesa per prendere l’aereo e far ritorno in Italia, tutto questo non può ancora accadere perché non ci sono voli diretti a Roma. Questa storia Carlo ce l’aveva accennata durante una mia diretta Facebook, un paio di giorni fa, ma pensavamo che si stesse risolvendo e invece oggi lo abbiamo ricontattato e dopo una settimana, lui e la sua famiglia sono ancora lì in attesa di ripartire con tutte le difficoltà del caso.
Sentiamo la sua storia: “Quando siamo partiti a metà febbraio la situazione era ancora abbastanza tranquilla, si cominciavano a sentire i primi casi di contagi nel nord Italia; a Fiumicino si viaggiava ancora senza obblighi e restrizioni, nemmeno ti misuravano la temperatura corporea. Arrivati in Brasile la situazione era ancora di più tranquilla e tutto ciò non ci aveva minimamente allarmati, solo con il passare dei giorni sentivamo che in Italia il contagio stava cominciando a dilagare velocemente. Qui a Fortaleza solo da domenica sera, ci sono stati i primi casi, duo o tre, oggi però sono arrivati già a una novantina. Per farla breve, il 10 marzo scorso una e-mail dell’agenzia ci annunciava che era stato cancellato il nostro volo.
Andati in aeroporto per chiedere spiegazioni ci hanno detto che fino al 28 marzo i voli per l’Italia sono sospesi e ci hanno detto di scegliere un’altra data per partire. Nel frattempo ci siamo informati per questa sosta forzata non prevista visto che noi avevamo stanziato anche un budget che con questo prolungamento si stava esaurendo, ci siamo chiesti se saremmo stati assistiti per eventuali vitti e alloggi straordinari non dipesi dalla nostra volontà, anche se per il momento non ho ancora problemi soprattutto economici, ma se qui non si trova una soluzione potrebbero insorgere. Però ho visto tanta gente anche italiana che invece di questi problemi ne ha tanti. Nel frattempo sono tornato in aeroporto per sapere della partenza e
qui ho ricevuto un’altra notizia negativa, che non saremmo partiti nemmeno dopo il 28 marzo, ma addirittura nel mese di maggio.
La nostra paura ulteriore è che se in Italia la situazione migliora, e invece qui oggi è ancora abbastanza tranquilla, potrebbe nell’immediato
futuro diventare come in Italia oggi e allora sì che saremmo seriamente preoccupati: qua siamo in Sud America e la sanità è molto meno funzionale di quella nostra, funziona la sanità privata, ma ci vogliono tanti soldi. Fortaleza ha 3 milioni di abitanti, se scoppia una epidemia qui sarà una strage. Sono stato di persona anche al consolato perché al telefono non rispondono e purtroppo loro di questa vicenda e possibili soluzioni nonostante sia pieno d’italiani preoccupati che vanno a chiedere, non sanno dirti nulla di preciso, sono molto vaghi. Ho spedito anche diverse e-mail alla Farnesina, non ho ricevuto nessuna risposta, solo l’ambasciata di Recife mi ha mandato una e-mail che diceva “Consigliamo a tutti gli italiani che sono qui in Brasile, chi ci risiede abitualmente e chi invece è in vacanza come me, a tornare a casa con un volo Alitalia da San Paolo diretto a Roma.” Io quindi da Fortaleza dovrei arrivare a San Paolo , questo tutto a carico mio con una spesa extra di quasi 3000 euro, ma il viaggio a San Paolo è rischiosissimo: la città paulista è il focolaio dei casi di Coronavirus, sarebbe come se io mi spostassi dal Molise per andare a Bergamo oggi, sono 4 ore di aereo e rischio pure di perderlo quel volo per Roma con tutto questo caos che comincia ad esserci anche qui.
Quindi per ora stiamo qui, mia mamma dall’Italia ha provato a chiamare la Farnesina e dopo varie telefonate senza risposta, le hanno detto che non erano al corrente di nulla per questa situazione. È un continuo lavarsene le mani. Comunque al momento noi stiamo bene, abbiamo la famiglia di mia moglie che ci assiste, ma la nostra paura è che se scoppia qui quello che è accaduto in Italia saremmo costretti chissà per quanto tempo a stare qui. Io, mia moglie e mio figlio di 6 anni dobbiamo tornare in Italia!”