MOLISE. “Tra i professionisti a P.Iva della Gestione Separata, moltissimi, sulla carta aventi diritto, non hanno visto ancora un centesimo. L’intera vicenda è stata gestita da INPS, per usare un eufemismo, in modo poco trasparente.
Per settimane le domande degli esclusi sono rimaste in attesa di esito. Alle richieste di informazioni e di chiarimenti da parte degli interessati, i funzionari e gli operatori preposti, nella maggior parte dei casi, davano la risposta standard di un supplemento di istruttoria, in altri più rari parlavano di un respingimento ormai definitivo ma non ancora comunicato ufficialmente sul sito, pochissimi prendevano in carico il problema per provare a risolverlo con l’integrazione di ulteriori documenti.
Infine, le domande sono state respinte in blocco il 19 maggio dopo settimane di limbo senza risposte adeguate. Capire cosa sia effettivamente accaduto è complicato, poiché le risposte dell’Istituto sono state frammentarie e spesso contraddittorie. Il motivo ufficiale del respingimento è stato lo stesso per quasi tutti: “dai dati attualmente in possesso dell’Istituto, non risulta iscritto/a alla gestione separata”.
Questo motivo è per molti falso. Tra le domande respinte figurano infatti anche quelle di un gran numero di contribuenti che alla Gestione Separata sono iscritti da anni, per precedenti impieghi in qualità di parasubordinati (e per ammissione stessa di INPS l’iscrizione fatta una volta vale per sempre). In questo caso sarebbe mancata, al limite, la comunicazione del passaggio di categoria all’interno della medesima gestione.
Ma negli estratti conti contributivi di queste persone, disponibili nei sistemi dell’INPS, è ben specificata la data di iscrizione alla gestione separata, e sono anche correttamente registrati i contribuiti versati nelle due categorie. Un cavillo burocratico, insomma, che non è mai stato contestato da INPS quando si trattava di incassare i versamenti di queste persone, ma che diventa all’improvviso dirimente ora che c’è da dare loro (migliaia di lavoratori che contribuiscono a tenere in piedi il sistema) un aiuto nella condizione di grave emergenza economica.
Leggermente diverso è il caso di chi la partita iva l’ha aperta nel 2019, e non avendo ancora fatto la dichiarazione dei redditi non ha contribuiti versati come “attività professionale”. La maggior parte degli interessati hanno comunque provveduto, su indicazione degli stessi funzionari INPS dei territori, a formalizzare l’Iscrizione liberi professionisti già in essere, indicando la data effettiva di inizio attività con effetto retroattivo, una soluzione che avrebbe dovuto risolvere il problema, ma così non è stato.
INPS ha dato istruzioni, in tal senso, invitando gli interessati a fornire dal sito dell’Istituto, entro 20 giorni, la documentazione presente nella lista accessibile dal tasto PRODUCI DOCUMENTAZIONE. Il tasto dapprima non è stato messo a disposizione, poi è apparso, ma senza dare la possibilità di allegare i documenti, poi è nuovamente scomparso e tutte le domande sono tornate IN ATTESA DI ESITO, poi, in una sorta di rappresentazione tragicomica, le domande sono tornate tutte respinte (il 20 maggio), il tasto è riapparso, e con esso finalmente la possibilità di allegare i documenti. Non esiste tuttavia, al termine della procedura, alcun tasto di invio dei documenti, e gli allegati restano lì, appesi nel vuoto del sito dell’Istituto che non rilascia alcuna ricevuta sulla richiesta del riesame. Nel dubbio, molti degli interessati si sono rivolti chi al call center di INPS, chi alle PEC dei territori, chi alle mail ordinarie fornite dalle pagine social dell’Istituto stesso, ricevendo ancora una volta risposte difformi, tra cui le due più inquietanti:
1) Che il riesame messo a disposizione sul sito in realtà non sarà nemmeno preso in considerazione, e ci invitano in questo caso a mandare richieste di riesame a mail ordinarie, non PEC, quindi prive di qualsiasi valore legale (che possono essere cestinate senza conseguenze);
2) Che l’indennità non può essere erogata a chi ha fatto, come suggerito dagli stessi funzionari INPS (lo ribadiamo), l’Iscrizione liberi professionisti indicando la data effettiva di inizio attività con effetto retroattivo, dopo il 23 febbraio 2020. Questo motivo di respingimento appare illegittimo.
L’articolo 27 del Decreto legge n.18 del 17 marzo 2020 riconosce l’indennità, testualmente, “Ai liberi professionisti titolari di partita iva attiva alla data del 23 febbraio 2020 e ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa attivi alla medesima data, iscritti alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335”, inoltre la circolare dell’INPS n.49 del 30 marzo 2020, con la quale sono state fornite le istruzioni amministrative in materia di indennità di sostegno al reddito, introdotte dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, per il mese di marzo 2020 conferma l’espressione letterale del decreto. Il limite temporale del 23 febbraio 2020 è fissato per l’apertura dell’attività, non per l’iscrizione alla gestione separata, che è una conseguenza inevitabile, in quanto obbligatoria, e infatti si può fare anche in seguito con valore retroattivo.
Prova ne sia che l’Istituto, nel caso di chi ha già versato, riconosce correttamente tutti i contributi derivanti dall’attività professionale, puntualmente registrati negli estratti conti contributivi delle gestioni separate. Prova ne sia ancora che l’Istituto procede sovente all’iscrizione d’ufficio, tanto che nel corso di un’Interrogazione dell’8 ottobre 2018, l’allora Sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon, è dovuto intervenire sull’argomento, e il precedente Governo Lega-5 Stelle ha invitato INPS, per via delle numerose cause che stava perdendo per le iscrizioni d’ufficio illegittime, «a valutare l’opportunità di agire in autotutela, annullando le suddette iscrizioni d’ufficio, AD ECCEZIONE DI QUELLE RELATIVE AI PROFESSIONISTI CHE ABBIANO COMUNQUE RITENUTO DI VERSARE ALLA GESTIONE SEPARATA DELL’ISTITUTO».
Prova ne sia infine anche la testimonianza verificata di molte persone che, pur essendosi iscritte alla gestione separata dopo il 23 febbraio 2020, il bonus lo hanno ricevuto comunque, così come lo hanno ricevuto senza problemi, secondo le testimonianze di doversi commercialisti, altri loro clienti che non hanno formalizzato nemmeno l’inscrizione con valore retroattivo. Il motivo del respingimento sembra quindi del tutto pretestuoso, oltre che illegittimo. Per quale motivo INPS, a parità di requisiti, ha riconosciuto l’indennità ad alcuni negandola ad altri, appellandosi per altro a un cavillo burocratico privo di sostanza? Da cosa dipende questo discrimine? L’Istituto dovrebbe essere chiamato a dare spiegazioni in merito.”