TERMOLI. La furbizia è sempre stata una ‘virtù’ diffusa in terra di Molise, seppure appaia chiaro che – fra tanti volpini – abbiano ad agitarsi anche tanti ingenui. Negli ultimi tempi, però, la succitata ‘virtù’ è transitata tra i tristi espedienti furbescamente apprestati solo per tirare a campare, dimostrando di essere: 1) un vizio antropologico (per quanto concerne le classi subalterne; 2) un requisito-chiave (con riferimento alle classi dirigenti).
E’ diventata, insomma, mètodo autentico di selezione e di consenso, di comunicazione e di manipolazione praticato nella ventesima regione. Praticamente può essere qualificata come la virtù principale per mantenersi a galla, in ogni caso, e cavalcare ogni evento – disgrazie incluse – volgendolo a proprio favore. E così la rinomata abilità della volpe ha finito con il rappresentare il riassunto cinico dell’odierno Molise, concretando il viàtico scoraggiante per i tempi che sono di qua da venire.
Parrebbe proprio che, in questa minima regione (esista o non esista, non ha importanza; il fatto certo è che non fa rumore alcuno), la furbizia – da tecnica di sopravvivenza nella pratica di vita di ogni giorno – si sia costituita in ‘potere’, creando una situazione per cui non solo i ‘leader’ politici (non tutti) ma lo stesso uomo della strada (non tutti) mangia (come suol dirsi) pane e volpe. La furbizia, intesa quale categoria politica, permette di ‘galleggiare’ in stagioni diverse dal momento che viene ad innescarsi una simbiosi tra chi succhia i benefici del potere e chi vivacchia bene con le brìciole dello stesso. Insomma questa (chiamiamola) ‘virtù’ è diventata il tratto distintivo di tanti (ma non di tutti) odierni ‘leaders’ molisani, finiti (in molti casi non sanno manco loro come) al potere.
Sono in tanti a scherzare sul Diritto amministrativo praticato dal presidente Toma che sarà tutto quel che volete ma tonto non è di certo. Come pure sicuramente furbi sono i Pallante ed altra genìa, tanto bene incistàtasi nei Palazzi campobassani che contano. Qualcuno dirà che i loro ‘curricula’ sono vacanti, ma la furbizia spiega – con ogni adeguatezza – il posto che hanno finito con l’occupare grazie all’apporto elettorale del colto e dell’ìnclita, degni èmuli dei personaggi in carriera descritti dal Machiavelli, in altri secoli, con i qualificativi di ‘fortunati’ e di ‘furbi’.
La furbizia sembra regnare finanche nel giornalismo dove – bene spesso – non manca chi si ‘prostituisce’ (metaforicamente s’intende) per far carriera (?). Magari conosce ben poco dei temi che tratta, ma sproloquia, carpisce frasi qua e là e scrive sempre in punto di furbizia, senza mai toccare l’effettiva qualità degli oggetti e dei soggetti che sta trattando. E così vanno avanti, offrendo vantaggi solo a chi li abbia promossi ‘scriba’ sul campo. Ma, obiettivamente, è giusto tutto questo? E se non è tale, dove ci porterà? La furbizia è il surrogato disonesto dell’intelligenza. E’ solo un innominabile passaporto oramai celatosi in ogni settore molisano.
Credo di poter affermare, tranquillamente, che chi sia intelligente ha visione, dimostra strategia e sa di potere andare oltre ogni puro espediente superficiale, cercando la soluzione più adeguata ad ogni situazione. Il furbo, invece, crede di avere trovato la soluzione nell’immediato, pur sapendo che sta semplicemente galleggiando, sta sceneggiando cose di cui non conosce il senso, sta mostrando a chi riesca a leggere tra le righe l’incompetenza in cui végeta. Ma, ad un certo punto, questa sua situazione – portata agli estremi – patirà un limite dal momento che la realtà è il nemico giurato di ogni furbizia. Cosicché quando si sia rilevato che gli effetti della visione delle cose del politico siano scarsi o addirittura negativi; quando siano divenuti evidenti i risultati mancati a fronte di tante promesse da marinaio, i politici ed i loro ‘furbi testimonials’ verranno in luce come palloni gonfiati ed ogni furbizia finirà con l’afflosciarsi. Siamo troppo ottimisti? Non credo. L’importante è ‘parlare’ di queste cose, di modo che non abbiano a proporsi – anche per il futuro – con le medesime modalità descritte sino ad ora.
Claudio de Luca