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giovedì 1 Maggio 2025
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La fine degli abiti usati dismessi: come liberarcene

TERMOLI. La raccolta differenziata del tessile non è regolamentata dalla legge; ciò causa un enorme accumulo di scarti in discarica. L’Europa sta approntando Direttive che chiedono agli Stati membri di attivare la raccolta differenziata del tessile entro il 2025.

L’Italia, però, ha anticipato la scadenza al 2022. Perciò, almeno fino ad allora, è importante sapere come comportarci col nostro usato. E’ davvero necessario gettare i capi o possiamo utilizzare un percorso diverso? Quando mettiamo dei capi, la prima domanda è: posso studiare un utilizzo pratico che sia alternativo? Il riciclo creativo dei vecchi vestiti è una maniera efficace per non transitare dall’armadio al cassonetto. Vecchi maglioni, camicie e ‘t-shirt’ possono essere trasformati in panni per la pulizia domestica oppure diventare accessori per la cuccia del cane. Anche le calze possono essere recuperate. Chi ha dimestichezza con taglio e cucito può sfogarsi a trasformare capi come magliette o ‘jeans’. Se sono ancora in buono stato, un’altra soluzione è quella di scambiarli!

Questa pratica ci viene dagli Usa ed è diventata una consuetudine anche in Italia: consiste nel liberarsi di abiti che non usiamo più, evitando di buttarli via; in compenso ne portiamo a casa altri che piacciono di più. Le regole di base sono semplici: i capi devono essere in ottime condizioni; si può assegnare un valore ad ogni capo e scambiarlo con altri di valore corrispondente. Tutto ciò che per noi è inutilizzabile può rivelarsi una risorsa per chi sia in difficoltà: allora perché non pensare ad una donazione? Per legge questa modalità di cessione è possibile solo se avviene direttamente da parte dell’ente che effettua la raccolta. In ogni Comune vi sono parrocchie, cooperative sociali o associazioni ‘non profit’. Queste, una volta ricevuta i capi, ne seguono le operazioni di smistamento e di valutazione che poi, dopo le necessarie procedure di igienizzazione, vengono destinati a chi ne ha bisogno.

I mercatini dell’usato sono un’altra risorsa. Basta fare una ricerca a livello locale, chiedendo consigli ad amici e conoscenti in modo da affidarci a realtà che lavorano con qualità ed etica. Anche molte catene di moda offrono ai clienti la possibilità di conferire nei punti-vendita abiti e calzature usati. Se sono in buone condizioni, vengono recuperati e rivenduti come seconda mano. In caso contrario, saranno scomposti nelle loro fibre tessili per ricavarne materia prima. Ultima pratica è quella del conferimento nei cassonetti gialli.

Ogni Comune affida la loro gestione diretta ad associazioni ed enti ‘non profit’: è per quello che, su ogni cassonetto, troviamo scritto il nome di chi si occupa di ritirare e di smaltire gli abiti usati. Contrariamente a quanto si pensi, però, queste realtà non utilizzano il materiale in prima persona: trattandosi ufficialmente di rifiuti, infatti, gli abiti conferiti non possono essere riutilizzati se non vengono prima trattati da società specializzate. Gli abiti usati, dopo un primo controllo per eliminare scarpe spaiate o vestiti lordati, possono prendere diverse direzioni: possono essere venduti ad aziende certificate e autorizzate al recupero degli abiti usati, per utilizzare il ricavato per progetti di solidarietà.

È quello che fa abitualmente la Charitas che, con la rete ‘Dona valore’, gestisce la maggior parte dei cassonetti gialli. Questi vengono affidati a società specializzate per il trattamento e la sanificazione, per poi essere immessi nel circuito della seconda mano. Nel caso di materiali troppo usurati si recupera la materia prima per usi industriali o per la creazione di nuovi prodotti tessili. Tutte le pratiche di cui abbiamo parlato condividono un obiettivo: evitare la produzione di scarti e l’accumulo di rifiuti tessili in discarica. Insomma, per fortuna, le strade alternative che i nostri abiti possono prendere, prima di essere davvero dismessi, sono davvero tante. Di più: oltre ad essere buone con l’ambiente, sono spesso anche piacevoli e utili agli altri.

Claudio de Luca