TERMOLI. Qualche mese fa, avendo tra le mani il supplemento ‘Voce’ allegato al mensile ‘Frate Indovino’, presi a sfogliarlo per vedere gli argomenti trattati. Questa mia curiosità venne ripagata allorché mi capitò di leggere che Maria Lorenza Longo, fondatrice delle Clarisse Cappuccine a Napoli durante il Regno di Ferdinando II d’Aragona (1467-1496), nel realizzare un ospedale per gli Incurabili venne aiutata da alcune nobildonne partenopee e dalla “duchessa di Termoli, grande amica e sua col-laboratrice.” Venne così dato un rico-vero e un’assistenza ai malati di sifilide per i quali non c’era posto in nessun ospedale comune nell’Italia di allora.
Maria d’Ayerbo, legata da vincoli di sangue al re Ferdinando II d’Aragona, assunse il titolo nobiliare dopo il matrimonio con Andrea di Capua al quale il Sovrano il 23 novembre 1495 concesse il titolo di ‘Duca’ come ricompensa per il gesto del fratello al quale doveva la vita. Nella battaglia di Seminara (28 giugno 1495) infatti, disarcionato e circondato da un manipolo di Francesi, sarebbe rimasto trafitto dalle lame nemiche se Giovanni di Capua, consapevole che non si sarebbe salvato, non gli avesse ceduto il suo cavallo.
Andrea di Capua non fu soltanto un abile capitano al servizio del Re, ma anche un buon diplomatico come dimostrano i rapporti che ebbe con i Colonna di Roma, con Massimiliano I d’Asburgo nella guerra contro la Repubblica di Venezia e la stima del Papa Giulio II.
Mentre il Duca gestiva e portava a compimento le disposizioni del Re nel centro e nord-Italia, la moglie continuò ad essere alla destra di Maria Lorenza Longo, anche lei spagnola.
La morte colse Andrea di Capua nel 1512 a Civita Castellana. Per volontà della moglie venne tumulato nella Chiesa degli Incurabili a Napoli e sulla lapide fu scolpito l’epitaffio, in Lingua latina, dalla stessa scritto.
I nobili del tempo, e tra questi i di Capua, se non dimoravano a corte avevano comunque un palazzo prossimo a quello reale. Per quanto la Corte le appartenesse, Maria d’Ayerbo però non lasciò mai sola la Longo. Seguendola nell’apostolato della carità rivolse la sua attenzione anche alle donne, le quali per sopravvivere si prostituivano nella zona del porto, dando loro un asilo e proponendo un cambiamento di vita. Da qui la decisione di trasformare dei locali di proprietà della famiglia nel Monastero delle Pentite che sotto la sua direzione divenne il luogo dove venivano accolte le donne che redimendosi sceglievano la vita contemplativa.
Maria d’Ayerbo morì nel 1531 e le opere, Ospedale e Monastero, durarono fino all’arrivo in Italia di Napoleone Bonaparte e della sua Armata.
La circostanza mi ha suggerito qualche informazione sui di Capua:
-I di Capua, con un’entrata annua di 80.000 ducati, rientravano tra le 32 famiglie più ricche del Regno. Al primo posto c’erano i Carafa di Stigliano le cui entrare erano stimate in 200.000 ducati annui; il figlio di Andrea di Capua e Maria d’Ayerbo, Ferrante, sposò la nobildonna Antonicca del Balzo. Da questa unione nacquero Isabella e Maria. L’una sposò un Gonzaga di Mantova, l’altra lo zio Vincenzo di Capua, principe di Riccia; “Andrea di Capua-Duca di Termoli” è il nome di una locale Associazione Culturale; allo stesso è intitolata una stradina nei pressi del Municipio.
Antonio Smargiassi
Storico termolese e scrittore