TERMOLI. G20 è l’acronimo di Group of Twenty. The Last Twenty invece sono loro, gli ultimi tra gli ultimi, coloro che hanno cinto insieme a noi un “vuoto” metaforico, un buco di pensiero che, come la ferita di Fausto – L’Olivo fortunato, può essere voragine angosciosa, buco nero inghiottente, o anche vaso contenitore, un “vas alchemicum” che può aggiungere, anche attraverso la denuncia timida e pacifica degli “ultimi”, alla definizione (identitaria) di “Last Twenty” una gran bella “G”, ovvero trasformarla in un Group of the Last Twenty, un GL20.
Ciò che differenzia infatti i “grandi” della terra è la capacità gregaria di organizzarsi in un sistema che, nel corso di migliaia di anni di evoluzione della nostra specie, ha spesso occultato, rimuovendolo e disconoscendolo, l’istinto predatorio che spinse Homo Sapiens con le varie diaspore ad abbandonare progressivamente l’Africa primigenia, per occupare il suolo delle altre terre emerse.
Il “gruppo” è stato in questo modo funzionale allo sviluppo delle prime società umane, della cultura, delle conoscenze tecnologiche e scientifiche, delle religioni e, infine, dell’economia e del progresso sociale.
Ma il gruppo, che oggi non è più limitato ad un piccolo gruppo di ominidi che sopravvissero alle dure prove dell’evoluzione, ma integra nazioni intere con millenni di storia alle spalle, ha anche la sua Ombra collettiva, quella che è nascosta nelle sempre più piccole componenti dei telefonini di cui riempiamo case e tasche, disconoscendo, anzi accettando di non conoscere, che parte del materiale di cui sono composti arriva dal Centrafrica dove bambini della stessa età dei nostri figli lavorano per i “predatori” occidentali e orientali, toccando a mani nude materiale tossico utilizzato per implementare la quantità di prodotto estraibile.
Il gruppo organizzato sa come trarre il massimo profitto dalle proprie attività. E spesso non dice, intanto perché nessuno rivolge domande, domande scomode.
Ora però ragazzi molisani, calabresi, laziali, lombardi ecc hanno aggiunto una “G” ai Last Twenty.
L’istinto gregario che ha sostenuto l’evoluzione della cultura nella nostra specie, può trovare una nuova via, oltrepassando il limite del selciato già tracciato, tentando ancora un volta di riorientare lo sviluppo delle società umane verso un equilibrio, difficile ma possibile, tra paesi poveri e ricchi, tra periferie esistenziali e centri di governo.
Questa è stata la riflessione che ho portato al gruppo di lavoro.
Nicola Malorni