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sabato 25 Ottobre 2025
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Molise, annessioni e connessioni territoriali: vantaggi e svantaggi

MOLISE. Oggi la nostra regione, demograficamente inferiore solo alla Valle d’Aosta, è la più piccola d’Italia.

Ma, incongruamente, essa sembrerebbe diventata appetibile molto di più che nel passato. Tanti Comuni posti al confine dell’Abruzzo, della Campania e della Puglia vorrebbero esserle annessi. Il riferimento va innanzitutto ai centri foggiani (Alberona, Carlantino, Casalvecchio di Puglia, Castelluccio Valmaggiore, Celenza Valfortore, Peschici, Roseto Valfortore, S. Marco La Catola, S. Severo, Torremaggiore e Volturino) che vorrebbero costituire la Moldaunia; un sostantivo che èvoca il titolo di una operetta, pur riconducendo – per assonanza – a realtà ben più concrete, quali la Pomerania tedesca. Essa vorrebbe essere soprattutto una realtà territoriale nuova, composta dal Molise e da una porzione della Daunia. Dal suo canto l’intera provincia di Benevento (in cui sono presenti tante comunità, già molisane almeno sino al 1861) ambirebbe di creare un più rustico Molisannio, mentre vorrebbero associarsi, in Abruzzo, i Comuni di Castel di Sangro e quelli di una porzione del Vastese, della valle dell’Alto Sangro e dell’alto Trigno; in Campania, taluni centri del Casertano e dell’Avellinese. Se queste ambizioni potessero realizzarsi, dall’amalgama sortirebbe una realtà geografica di tutto rispetto che farebbe approssimare il nuovo aggregato ad 1.500.000 abitanti. In senso contrario marciano visioni più ristrette (quelle di numerose associazioni agnonesi) che propongono un reintegro dell’area altomolisana all’Abruzzo, come peraltro era stato sino al 1811.

Al contrario, ipotesi più meditate e razionali, elaborate a livello nazionale, vorrebbero dare vita ad “aree geografiche vaste”, concretanti territori forti e competitivi, per ciò stesso dotati di una maggiore capacità contrattuale e, quindi, in grado di attrarre investimenti pubblici e privati tali da permettere la realizzazione di infrastrutture strategiche in grazia di una più proficua gestione dei Fondi europei. Nel 1963 vi fu chi immaginò lo spacchettamento periferico del Molise di modo che varie porzioni del territorio potessero essere annesse alle regioni limitrofe, mentre v’è stato chi impegnò il Governo Monti a suddividere la Penisola in macro-Regioni aventi affinità economiche e sociali tali da consentire una spesa pubblica più meditata. Per la cronaca, è da dire che, per lo più, sono solo gli amministratori locali ad auspicare un’autonomia che resti così com’è; evidentemente perché in tal modo si rendono disponibili più poltrone per il vantaggio di chi, sul posto, di politica vive (e vegeta) da troppi anni. L’attivazione di una procedura del genere non è ritenuta conveniente dai politici molisani perché la Regione (secondo dati assoluti 2010) vanta una differenza tra spesa pubblica ed entrate che, calcolata da taluni docenti universitari, precisa che la cifra rivela come il saldo tra la spesa pubblica complessiva ed il totale versato in imposte e tasse sia “positivo” nel senso che il Molise assorbe risorse dagli altri. In sostanza, in valori percentuali, le uscite sono superiori alle entrate.

Claudio de Luca