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mercoledì 30 Aprile 2025
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Però, non chiamateli trabucchi

La Regione Molise si sta occupando dei trabucchi. La Terza Commissione ha dato il suo parere (n. 42 del 7.10.21) su Modificazioni della L.R. n. 12 del 12.11.20 (Disposizioni in materia di valorizzazione e utilizzazione commerciale e turistica del trabucco molisano).

La proposta sembra cominciare bene quando (art.1) afferma che “la Regione persegue la valorizzazione del patrimonio storico-culturale della costa molisana promuovendo l’utilizzo dei trabucchi nel rispetto della loro naturale destinazione…” richiamando anche l’art. 10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. All’art. 3 il programma viene confermato: “i trabucchi devono conservare la finalità di pesca per diletto e luogo di incontro…”.

Continua male, però.

L’art. 4 dimentica tutte le buone intenzioni in premessa e assegna ai trabucchi una preminente funzione commerciale e turistica destinandoli a diventare dei ristoranti nei quali “il titolare dell’attività di ristorazione garantisce il perfetto funzionamento della macchina da pesca anche al fine di simulare l’antico metodo di pesca…”.

Dopo, ancora peggio.

L’art. 5 (Disposizioni tecniche) legittima una serie di interventi su nuovi trabucchi ma anche su quelli esistenti che, di fatto, corrono il rischio di essere stravolti.

 a  “la struttura destinata alla ristorazione aperta al pubblico, esclusa l’area occupata dalla rete e dalla passerella, non può eccedere la superficie di 120 metri quadrati calpestabili” mentre per i servizi accessori, cucina e servizi “non può superare i 50 metri prevedendo “una capienza massima di 40 persone”.

 b   “la passerella di accesso […] deve avere una larghezza compresa tra metri 2 e metri 2.30 così come le eventuali passerelle laterali per una lunghezza massima di 50 metri”.

 c   “la rete da pesca deve rispettare le dimensioni normative. Il trabucco può essere dotato di una rete di arredo, simbolica, fissa e non fruibile per la pesca, di dimensioni non superiori  a metri quadrati 300”.

Continua con prescrizioni tecniche sui materiali e strutture da utilizzare.

 g  “tutti gli impianti di servizio (idrico, elettrico) devono essere resi non visibili mediante

 condotti scatolari…

 j   “le coperture delle superfici possono essere protette con impermeabilizzante non visibile esternamente”.

Si ha l’impressione che questa legge voglia sfruttare i trabucchi per legittimare la costruzione di piattaforme destinate ad alloggiare ristoranti in barba a tutte le premesse che, solo strumentalmente, mirano alla tutela e valorizzazione di questi piccoli capolavori. Si tratta di manufatti che sono il prodotto di storie umane e tecnologiche che la legge n.12 non conosce e non ne sa riconoscere le pur evidenti tracce fino ad oggi sopravvissute.

Le perplessità che questa legge provoca sono numerose; ci limitiamo solo a qualche riflessione tra quelle più evidenti:

I trabucchi sono nati per la pesca e non per far finta di pescare. E’ vero che oggi sotto costa non si pesca più; a maggior ragione non ha senso impiantare dei finti trabucchi che, in maniera più o meno subdola, hanno tutt’altro scopo.

I trabucchi tradizionali hanno dimensioni che solitamente non superano i 30-35 metri quadrati. Le piattaforme previste possono arrivare a circa 200. Non si mai visto un trabucco con una passerella di oltre 2 metri; questa è chiaramente funzionale a raggiungere una piattaforma-ristorante piuttosto che un trabucco. La previsione di passerelle laterali dimostra che la maggior parte della superficie della piattaforma sarà chiusa (sennò il ristorante funzionerebbe solo nei mesi estivi) lasciando probabilmente solo una piccola balconata. L’argano a mano ci sarà o sarà sacrificato a vantaggio di un paio di tavoli? I servizi dove scaricheranno? Fino a che punto saranno sostenibili le “deroghe da parte del Comune ai parametri di carattere igienico-sanitario…”? (art. 4).

Il peso (40 commensali, 4-5 tra cuochi e camerieri, cucine, arredi e macchinari vari) obbliga a prevedere strutture impegnative che sono l’esatto contrario delle caratteristiche strutturali dei trabucchi (quelli veri). La loro elasticità e la leggerezza sono il risultato di una sapienza costruttiva, di manutenzione e di adeguamento nel tempo che non possono essere valutate con i programmi di calcolo utilizzati per il c.a. I nuovi trabucchi con tutto quello che dovranno contenere non rischiano di assomigliare troppo alle piattaforme per la estrazione del metano?

Secondo la legge l’antico sistema di pesca verrà ricordato dal titolare (chi lo formerà e lo preparerà a questa funzione didattica?) ai clienti “attraverso il racconto e la distribuzione di materiale informativo” (art. 4) visto che la rete potrà essere anche solo un arredo.

Una grande piattaforma estiva in mare a Termoli c’era: la ormai dimenticata “rotonda del Panfilo“. Però, non era un trabucco. In Puglia e in Abruzzo (regioni che sono molto più avanti per normative e realizzazioni) alcuni trabucchi, non senza aspre polemiche, sono stati adattati a piccoli ristoranti mentre non esistono ristoranti costruiti come trabucchi. Gargano e “costa dei trabucchi” non sono lontani: un viaggio esplorativo e contatti con traboccanti veri, impegnati nel restauro e gestione di trabucchi tradizionali (con risvolti anche didattici e ricadute economiche non indifferenti), sarebbe quanto mai opportuno e istruttivo. Se davvero la legge volesse tutelare queste splendide e geniali macchine da pesca dovrebbe facilitare azioni mirate alla valorizzazione dei pochi manufatti sopravvissuti, aiutando i proprietari a eseguire interventi di restauro e manutenzione (quella vera) evitando pericolose improvvisazioni. E successivamente, ove possibile, permettere la costruzione di nuovi trabucchi a condizione che vengano fatti come trabucchi e non come penisole artificiali uscendo da quella logica di una equivoca “promozione turistica” che rischia di fare molti danni. La Regione Molise possiede già una legge (n. 44 del 22.12.1999 e modif. succ.) certamente più rispettosa dei singoli manufatti e dell’ambiente nel quale sono collocati. Dov’è finita?

I ristoranti fateli pure ma non chiamateli trabucchi!