X
venerdì 1 Agosto 2025
Cerca

La fede mariana nel basso Molise: quaranta le manifestazioni sul territorio diocesano

BASSO MOLISE. Sono circa quaranta le feste in onore della Vergine Maria che ogni anno si tengono nella diocesi di Termoli–Larino. La Vergine Madre si può a pieno titolo considerare la reale protettrice della chiesa diocesana. Eccezion fatta per il santuario dei Santi Martiri Larinesi, tutti gli altri santuari che insistono su questo lembo di Molise sono per lei.

La solennità dell’Immacolata Concezione di Maria è occasione propizia per guardare alla bellezza di Maria che l’arte nelle nostre chiese ha cercato di esprimere. Non c’è comunità e non c’è chiesa che non abbia almeno un’icona della Tutta Santa. Nel Canto XXXI della Divina Commedia, Dante ci mostra la “Candida Rosa” e nei suoi petali abitano santi e beati.

Per descrivere la Chiesa dei santi, il poeta dice: “La milizia santa che nel suo Sangue Cristo fece Sposa” (4)  e poco più avanti aggiunge che lui: “Vedeva visi a carità suati, / d’altrui lume fregiati e di suo riso, / e atti ornati di tutte onestadi” (49).

La luce di Dio, la sua carità e il suo sorriso che, secondo Dante,  splende sul volto dei santi e dei beati, risplende ancor maggiormente nel volto di Maria.

E’ proprio questo riflesso di Dio cantato dal sommo poeta che ritroviamo nell’ Immacolata di Paolo Gamba a Montorio nei Frentani: Vestita con i colori della fiamma (azzurro, giallo e rosso) di carità, immersa in una luce che promana da un altrove non definito, il capo reclinato, attorniata da angeli in festa, la Tutta Santa, la Regina dei Santi con ai piedi S. Pietro Apostolo, San Giovanni Evangelista e il Beato Giovanni Duns Scoto, ci appare e meraviglia allo stesso modo in cui ha meravigliato Dante.

Il Canto XXXI del Paradiso prosegue e Dante ci narra come San Bernardo lo invita a concentrare il suo sguardo verso l’alto e il Poeta racconta: “Vid’io più di mille angeli festanti, / ciascun distinto di fulgore e d’arte. / Vidi a loro giochi quivi e a loro canti/ ridere una bellezza, che letizia / era ne li occhi di tutti li altri santi” (130 – 136).

Nell’Immacolata della chiesa dei cappuccini a Guglionesi, il tripudio di angeli in festa, fanno da sfondo a tutta la figura dell’Immacolata. Oltre ai sette angeli ben evidenziati che sorreggono ‘Una BELLEZZA’, la Madre e la incoronano, se aguzziamo la vista, noteremo che tutta la nube luminosa, simbolo del mistero di Dio che avvolge Maria, è costituito da angeli festanti che giocano eppure assorti in contemplazione.

Lo stesso innumerevole stuolo di angeli musicanti e festanti, popolano l’icona della “Dormitio” di Michele Greco da Valona anch’essa a Guglionesi.

Il Canto XXXI del Paradiso si conclude con lo stupore di Dante nell’osservare la meraviglia negli occhi di San Bernardo mentre contempla la Madre; Bernardo: “li suoi con tanto affetto volse a lei, / che i mie di rimirar fece più ardenti” (142).

La Divina Commedia, prosegue con il Canto XXXII che continua a tenerci nella Candida Rosa e qui troviamo una bellissima descrizione della Madonna: “Riguarda ormai ne la faccia che a Cristo / più si somiglia, chè la sua chiarezza/ sola ti può disporre a veder Cristo” (85) dice San Bernardo al Poeta.

Il candore e lo splendore del volto di Maria, somigliantissima al Figlio suo, lo troviamo nell’Immacolata del Gamba a Ripabottoni.

Appoggiandosi alla Bibbia, in particolare al Cantico dei Cantici, nelle nostre chiese cantiamo Maria che:“Bella tu sei qual sole…” e il Sole è Cristo suo Figlio al quale lei più somiglia.

Nel Canto XXXII della Divina Commedia, possiamo trovare una chiave di lettura per decodificare il volto dell’angelo Gabriele nell’Annunciazione di Montorio nei Frentani.

Dante, definisce l’arcangelo:

“Quell’angel che con tanto gioco / guarda ne li occhi la nostra regina, / innamorato sì che par di foco” (103).

Nel suo arcangelo, Teodoro D’Errico, sembra aver voluto esprimere proprio questo amore ardente tanto che, anche i colori degli abiti angelici fanno pensare  al fuoco e i capelli, per colore e per postura ad una fiamma ardente.

Nella chiesa conventuale dei francescani di Casacalenda, la statua dell’Immacolata è quasi un libro di catechesi fatta di simboli da leggere e decodificare:

Nel manto azzurro,  le stelle hanno cinque punte perché cinque sono le lettere che in italiano compongono il nome di Maria (nelle immagini dell’Addolorata, le stelle in genere hanno sei punte per indicare il Venerdì Santo oppure otto per annunziare la Pasqua).

Il numero cinque, con tutti i suoi “zero” aggiunti (50, 500, 5000 ecc…), annunzia un tempo che giunge a pienezza, un cerchio che si chiude dice San Paolo nella lettera ai Galati (4, 4) “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna”.

Un ulteriore ed affascinante simbolo che troviamo nella veste  dell’Immacolata dei frati minori di Casacalenda ed anche nell’Immacolata della chiesa dei frati conventuali di Guglionesi, è la rosa canina.

Con i suoi cinque petali, la rosa canina dice di nuovo Maria, come le stelle a cinque punte.

Anticamente si pensava che la rosa canina si riproducesse senza la necessità di essere impollinata è immediato quindi il riferimento a Maria che concepisce Gesù senza conoscere uomo (cfr Lc 1, 34).

Si pensava anche che la rosa canina fosse una pianta officinale e quindi il riferimento a Colui che nel grembo di Maria si fa carne per noi uomini e per la nostra salvezza diventa chiaro.

L’abbondante presenza di spine lungo lo stelo della rosa canina a difesa del fiore e del frutto della stessa venivano lette simbolicamente come il “Giardino Chiuso” del Cantico dei Cantici (4, 12) che la Chiesa attribuisce al mistero di Maria.

Sarebbe interessante analizzare le varie immagini mariane del Di Zinno distribuite nel territorio della Diocesi di Termoli – Larino, scopriremo così che questo artista è andato ben oltre Oratino e Campobasso; basta pensare a Santa Maria Ester di Acquaviva Collecroce che nella sua iconografia è una splendida Immacolata.

L’influenza della spiritualità francescana su Dante e su Paolo Gamba penso possa darsi per assodata, la letizia cantata da Dante nel suo Paradiso, e iconografata dal Gamba intorno alla Vergine possono essere un indizio di questa spiritualità.

Nella volta della chiesa di San Francesco a Larino, Paolo Gamba, pone la Vergine con le caratteristiche iconografiche del mistero dell’Immacolata Concezione al cospetto della Santissima Trinità per ricevere la palma della gloria eterna. La scena è popolata di angeli di ogni specie: musici, cantori e danzatori ma tutto ruota intorno alla Madre; e Dante ci aiuta a capire l’esperienza religiosa del Gamba certamente accompagnata dalla fede del vescovo Tria e dalla preghiera dei frati; scrive Dante: “Io vidi sopra lei tanta allegrezza / piover, portata ne le menti sante/” (88).

La bellezza di Maria che nell’arte adorna e risplende nelle nostre chiese, ci aiuti a contemplare con Dante “L’Amor che move il sole e le altre stelle”.

Don Nicola Mattia