X
lunedì 5 Maggio 2025
Cerca

Livelli essenziali di assistenza non garantiti, sul Pos di Toma si va al Consiglio di Stato

TERMOLI. La notizia era nell’aria, e non solo dalla costa, ma quello che contano solo gli atti. La Casa dei diritti, che ha promosso uno dei tanti ricorsi contro il Pos 2019-2021 adottato dal commissario ad acta Donato Toma nel settembre scorso, impugna al Consiglio di Stato l’ordinanza con cui il Tar Molise ha negato la sospensiva su questo documento di programmazione, tutti ricorsi riunificati al primo dicembre scorso. Ricordiamo come questo ricorso, sposato anche da associazioni di categoria e di consumatori a livello nazionale, sollevava anche la questione relativa alla legittimità costituzionale del dm 70, il cosiddetto decreto Balduzzi. Nelle motivazioni addotte, la Regione Molise risulta inadempiente nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza, intesi come i livelli relativi alle prestazioni e i servizi che il servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), nel rispetto dei principi di universalità, uguaglianza ed equità di cui alla L. n.833/1978.

I nuovi LEA trovano regolamentazione nel DPCM 12.1.2017 ed i limiti ivi apposti risultano inderogabili tanto da essere sottoposti a sondaggi periodici da parte del Ministero della Salute presso il quale è istituito un apposito Comitato permanente per l’erogazione dei LEA a cui è specificamente conferito il compito di verificare l’erogazione da parte delle regioni dei LEA in condizioni di appropriatezza e di efficienza nell’utilizzo delle risorse nonché di congruità tra le prestazioni da erogare e le risorse messe a disposizione dal SSN.

Alla luce dei sondaggi condotti dagli organi di verifica in applicazione del parametro della cosiddetta “Griglia LEA”, risulta la collocazione della Regione Molise all’ultimo posto insieme alla Calabria nella graduatoria dei LEA. Nel Report di coordinamento della Finanza pubblicata della Corte dei Conti, in effetti, il Molise scende a soli 150 punti – e, dunque, al di sotto della soglia 160) della sufficienza – in tal modo confermando la inadeguatezza della organizzazione sanitaria in atto ad assicurare l’assistenza sanitaria dei cittadini residenti in Molise.

A fronte di tale situazione di già grave difficoltà non si rinviene nel programma operativo sanitario 2019/ 2021 alcuna previsione finalizzata alla correzione migliorativa della situazione sanitaria regionale, ma, caso mai, un intento volto al peggioramento tutto in ossequio alle esigenze di bilancio.

Né possono sottacersi contraddittorietà di programmazione laddove nell’atto impugnato se da un lato vengono individuati interventi ed azioni che, nelle dichiarazioni di intenti, sarebbero tese alla riorganizzazione della rete ospedaliera, alla rimodulazione e qualificazione dell’offerta sanitaria territoriale, dall’altro, a differenza delle effettuate dichiarazioni programmatiche, siffatto provvedimento contempla la chiusura di interi reparti e destrutturazione di interi comparti organizzativi, senza l’approntamento di una diversa offerta sanitaria che possa garantire il diritto alla salute.

Alla luce delle mancate previsioni di cui al Piano Sanitario impugnato e/o di quelle arbitrariamente assunte nello stesso atto l’ordinanza impugnata appare palesemente erronea ed illegittima nonché evidentemente superficiale nella non esaustiva motivazione da cui è supportato il rigetto della domanda cautelare per cui se ne chiede l’annullamento e/o la riforma.

4) Il danno si manifesta concreto ed attuale a causa dei numerosi disservizi denunciati per carenza di strutture e di personale in organico. Ed il pregiudizio all’intera collettività regionale appare ancor più manifesto per il fatto che il Piano impugnato non apre ad alcuna possibile ristrutturazione dell’intera riorganizzazione sanitaria anche alla luce dell’adottato PNRR che, allo stato, prevede enormi risorse proprio per fronteggiare la pandemia in corso ( in tutta la Regione sono previsti soli 3 posti in terapia intensiva presso il Cardarelli nonché strumentazioni obsolete che hanno visto il Molise fra le Regioni con il maggior numero di decessi per Covid) nonché per integrare, modernizzare, ampliare le esistenti strutture sanitarie con adeguamenti, acquisto di strumentazioni di ultima generazione ed assunzioni di personale sanitario (cfr. rapporti della Corte dei Conti Regionale e Centrale). Occasione questa unica per adeguare la macchina sanitaria alle esigenze della popolazione (sebbene pregiudizievole per le strutture private accreditate con le quali la Regione Molise ha già stipulati accordi o si accinge a concluderli (sic!)

Innumerevoli sono le denunce in ordine alle rilevate carenze laddove si evidenzia che in due anni di pandemia nessun posto letto aggiuntivo è stato attivato. Il rapporto 2021 della Corte dei Conti rileva come il Molise, insieme alla Basilicata, non abbia aumentato neanche di uno i posti letto di terapia intensiva. Dichiara lo stesso Commissario ad Acta che i posti letto non sono stati attivati per carenza di personale e, in particolare, degli Anestesisti, di cui tuttavia manca nel Piano una previsione di assunzione. Tantomeno la stringente programmazione sanitaria approvata può trovare una propria ragione giustificatrice nel fatto che il Molise è attualmente soggetta al Piano di Rientro dai Disavanzi. Inoltre, si sottolinea la carenza di adeguata istruttoria in sede di redazione ed approvazione del POS, ed in particolare la omessa escussione dei rappresentanti delle autonomie locali della Regione, determina la inadeguatezza di qualsiasi ulteriore attività presunta istruttoria di cui il Commissario ad Acta si è avvalso anche perché esclusivamente finalizzata a salvaguardare gli equilibri di bilancio più che le esigenze di assistenza sanitaria regionali e di rispetto dei Lea. Rinviano le citate sentenza 1233 e 1234 alla sentenza n.116 del 19.5-2020 della Corte Costituzionale la quale ha declamato la necessità di una approfondita istruttoria, tanto più coinvolgendo la materia un aspetto di rilevanza costituzionale, quale è la salute, così specificando: «le scelte da effettuare, destinate a riverberarsi sulla salute dei cittadini molisani, richiedevano, dunque, al massimo grado una adeguata conoscenza di dati di fatto complessi e di non facile lettura, dati che solo una istruttoria amministrativa approfondita , e arricchita dalla partecipazione degli enti interessati, poteva garantire”. Vizio rilevato, nel contrasto tra la presa d’atto, nel piano operativo, della grave carenza di personale sanitario in servizio presso le strutture sanitarie, e l’assenza di ogni provvedimento in ordine ad eventuali aumenti di organigramma. Vizio, questo, che si mostra vieppiù grave considerazione della emergenza da Covid-19: laddove valutata correttamente ai fini della programmazione regionale, l’attuale situazione avrebbe comportato necessariamente un aumento delle strutture, dei reparti, del personale sanitaria, della strumentazione interventistica e, pertanto, costi che mal si adattavano allo scopo perseguito dal commissario ad acta di voler ridurre, anziché incrementare, le risorse sanitaria in favore dei cittadini del Molise e dell’utenza extra-regione.

Né può trascurarsi che, come affermato nella sentenza del Tribunale Amministrativo del Molise n. 80/2021 sulla illegittimità della chiusura del Punto Nascita di Termoli, alla Amministrazione viene richiesto un onere istruttorio di particolare rilevanza: trattandosi del diritto alla salute delle partorienti e dei nascituri (nel caso del Pos di tutti i malati/utenti molisani), va effettuata una verifica / istruttoria con riferimento a punti imprescindibili, quali: le condizioni della viabilità, i tempi di percorrenza dai Comuni del Basso Molise ai nosocomi di Campobasso e/o delle regioni limitrofe, la sussistenza di accordi di confine, la presenza di una efficace rete di trasporto. Applicando tale principio alla odierna vicenda, ne discende che, con riguardo alla rete dell’emergenza per le patologie tempo-dipendenti e per i reparti “salva vita” come oncologia, cardiologia, emodinamica, cardio chirurgia, il commissario ad acta della Regione Molise, prima di decretare la chiusura di tutti i reparti sopra indicati, avrebbe dovuto evitare una programmazione determinante la chiusura di intere Unità Operative, mettendo a rischio il diritto alle cure dei cittadini molisani. Valutazione, questa, l’omissione della quale non può che, sotto un ulteriore profilo, determinare un evidente vizio di eccesso di potere.