Di solito, la cosiddetta macchina dei desideri viene manipolata da persuasori (neppure tanto occulti dal momento che parliamo dei nostri consiglieri comunali) per farci apparire ‘desiderabile’ quel che potrebbe essere irraggiungibile e ‘banale’ quello che sarebbe alla portata delle nostre mani. “Incarnare” ciò che si bramiamo è una caratteristica del politico, soprattutto quando sia all’opposizione, seduto su scranni scomodi sì, ma da cui rimane più facile delineare sogni per gli elettori, elaborando progetti che forse non si avrebbe il tempo di predisporre se si fosse assillati dalle urgenze minimali della gestione quotidiana. Per di più i desideri di rivalsa del politico rimangono necessariamente collegati alla Comunità che gli ha dato i natali e che egli vorrebbe ridipinta a nuovo, tetràgona nella guida del circondario. Insomma né più né meno che quella sognata da bambino quando si esprimono desideri che, per i versi di una vecchia canzone, sono un po’ come i sogni. In verità, non è facile darne una definizione sotto il profilo scientifico; e ciò proprio a causa dei diversi aspetti che spaziano dai bisogni alle pulsioni sino ai desideri immateriali (che, molto spesso, sono quelli esternati a piene mani dagli uomini politici). Per di più, ce ne sono alcuni di cui siamo consapevoli ed altri inconsci che possono manifestarsi in forma paradossale (come la repulsione che attrae il protagonista del film “L’oscuro oggetto del desiderio”). Già David Hume sosteneva che, allorquando desideriamo qualcosa, proviamo pure un’emozione ma anche una propensione verso di essa. Ed è proprio l’emozione che contribuisce a far diventare “reale” quel desiderio, a connotarlo ed a fornirgli quella pregnanza che non sarebbe stata possibile concretare quando limitata alla sfera cognitiva.
Or bene, avere sogni (ed aspirazioni) di tal genere è pienamente legittimo, ma pure sussiste – nei comportamenti di chi li abbia posti sotto gli occhi della pubblica opinione – un che di deviante e di intellettualmente poco onesto. Un Comune rimane limitato dai propri vincoli finanziari. Perciò riesce del tutto facile l’attività onirica a chi milita all’opposizione come pure riferire dei contenuti del “libro dei sogni” approntato in proposito. In sostanza, cosa ci può costare asserire che la strada principale del Paese deve essere pavimentata con il granìto, se poi non sappiamo dove prendere i soldi per farlo? Questi atteggiamenti sono comuni alla gran parte dei centri molisani dove raramente si assiste ad una minoranza consiliare, lontana dal sognare, che prenda a contrastare l’Esecutivo (sempre che lo sappia fare!) sugli atti amministrativi varati quotidianamente. La verità è che è molto semplice utilizzare la macchina dei desideri per fare politica spicciola, quando sarebbe ben più difficile prodursi con quella della verità.
Questo ‘excursus’ sui sognatori rinvia ad uno stato di tensione utile per raggiungere l’oggetto ideale, o idealizzato, perché la passione ed il desiderio generano un turbamento spesso inconscio, un’affannosa ‘rècherche’ dell’oggetto ambìto, una dipendenza che domina l’esistenza, così come la droga fa con il tossicomane. Di qui certi scontri verbali (e giornalistici) che un capo ed una coda ce l’hanno soltanto perché entrambi sono stati “costruiti” intorno ad un certo argomento. La verità è che certi stati mentali sono caratterizzati da una componente emotiva, più o meno forte, nonché dall’aspettativa di raggiungere un fine (in altre parole un “rinforzino”, materiale od immateriale che sia). Perciò sarebbe ben più interessante scoprire quali possano essere i fini che si propongono, qua e là, i nostri facilitatori di sogni.
Claudio de Luca