TERMOLI. Carenza di lavoratori o mancata regolarizzazione, orari impossibili e paghe da fame? È l’interrogativo che si è posto l’associazione ‘La città invisibile’, da sempre al fianco dei più deboli, che ha deciso di raccontare la storia di Mbaye (nome di fantasia) alla ricerca di lavoro per avere la dignità che non dovrebbe essere negata a nessun essere umano. Ecco com’è andata.
“Mbaye (nome di fantasia) ha già cambiato tre lavori in poche settimane.
Nel primo, un lido balneare, lo avevano assunto (!) con un contratto di 12 ore settimanali, mentre ne lavorava più di 60. Ma che fai? Il lavoro ti serve, non hai una lira, il contratto ti serve, per rinnovare il permesso di soggiorno. Allora accetti e tieni duro per un po’, ma poi il fisico non ce la fa più. Chiedi il giorno di riposo, ti dicono che non si può. Mah, sarà un caso, un’eccezione, si sarà detto, proviamo altrove.
Secondo lavoro, sempre in uno stabilimento balneare/ristorante, 12 ore di lavoro al giorno. La paga? Non è dato sapere. Contratto? “Te lo faccio la settimana prossima”. Un giorno di permesso per poter fare una visita medica importante? “No, tu mi stai prendendo in giro, è una scusa per non lavorare”.
Vabbè, ma almeno con un lavoro si può diventare più autonomi, liberi, trovare una casa? Non se ne parla. Anche con un salario più alto della media, in questa stagione e fino a settembre un lavoratore sarebbe in grado a malapena di pagare due settimane di affitto in città.
Dobbiamo continuare? Non è il caso, avrete capito l’andazzo. Storie come questa arrivano da noi ogni giorno, dall’agricoltura, dal settore turistico e dalla ristorazione. Questo non vuol dire che lo fanno tutti, vuol dire però che il problema è sistemico.
Perciò quando leggiamo o sentiamo dire che non si trovano lavoratori, che nessuno vuole lavorare stagionalmente, che le persone stanno buttate in piazza a non far niente, che la colpa è del reddito di cittadinanza che mantiene in vita un esercito di fannulloni… noi non ci crediamo tanto a questa narrazione, e vorremo che si raccontasse anche un’altra storia. La storia del lavoro che c’è ma è quasi sempre sfruttato, sottopagato, grigio, nero, e la storia dei lavoratori che ci sono, ma che sono stanchi di vivere trattati come schiavi e vendere il proprio corpo, il proprio tempo, le proprie forze, per una miseria che non basterebbe neanche a pagare l’affitto, figurarsi vivere una vita dignitosa”.