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venerdì 9 Maggio 2025
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Gigafactory, tra 10 giorni si comincerà a fare sul serio

TERMOLI. Il prossimo 27 giugno potrebbe essere uno di quei giorni da “Save the date”, ma lo sussurriamo e basta, mancandone l’ufficialità. Trattandola come mera indiscrezione, tra due lunedì potrebbe cominciare quel percorso netto (speriamo) che faccia diventare la nebulosa Gigafactory una galassia nota. Parliamo, chiaramente, di Stellantis, principale agglomerato industriale del Molise e dell’Abruzzo, coi siti di Termoli e Sevel, ma soprattutto ci orientiamo a seguire sempre di più ciò che accade in riva all’Adriatico. Da mesi le parti sociali, appena ricevuta la notizia che la fabbrica di batterie è stata confermata nell’ambito del nucleo industriale, hanno pressato dirigenza aziendale e Mise per entrare nel merito del nuovo progetto di parziale riconversione dello stabilimento e così mancherebbero solo 10 giorni all’approccio di questa fase che riteniamo importantissima. Intanto, sempre in casa Stellantis, un’altra partita si sta giocando ed è quella contrattuale.

Azienda e sindacati impegnati nel percorso verso il rinnovo del Ccsl per difendere il salario e per migliorare le condizioni di vita e di lavoro. Avviata la fase di preparazione della piattaforma 2022. Martedì 14 giugno si è riunito il coordinamento nazionale Fim-Cisl delle aziende che applicano il Ccsl in scadenza a fine anno. Al centro del dibattito e della discussione dei segretari e dei coordinatori della Fim dei diversi stabilimenti italiani è la definizione dei temi salariali e normativi che caratterizzeranno il prossimo rinnovo del Ccsl. Percorso di confronto nella Fim-Cisl per preparazione delle richieste salariali e normative. Al fine di raccogliere le istanze e le richieste proveniente dalle lavoratrici e dai lavoratori nei vari stabilimenti, enti e uffici, le rappresentanze sindacali della Fim-Cisl si riuniranno a livello locale per elaborare i contenuti che saranno poi discussi a livello nazionale. Al fine di garantire la massima partecipazione e il contributo delle rappresentanze sindacali, si è deciso di organizzare degli specifici lavori di gruppo coordinati dalla Fim nazionale sui vari temi del Ccsl: minimi salariali, premio di risultato, indennità e maggiorazioni, orario, smart-working, conciliazione tempi di vita e lavoro, welfare, Fasif, previdenza, salute e sicurezza, formazione e inquadramento professionale, relazioni e diritti sindacali ecc. Confronto con altri sindacati e presentazione piattaforma condivisa. Successivamente, i contenuti e gli elaborati saranno oggetto di confronto con le altre organizzazioni sindacali, al fine di predisporre la piattaforma delle richieste che verranno poi presentate e discusse con i lavoratori nelle diverse realtà societarie. L’obiettivo è quello di presentare la piattaforma approvata alle aziende che applicano il Ccsl, entro il mese di settembre 2022. Sarà così possibile iniziare il negoziato con le aziende che aderiscono al Ccsl nel mese di ottobre 2022, con l’obiettivo di rinnovare il contratto entro la sua scadenza naturale ed ottenere i miglioramenti salariali e normativi dal 1° gennaio 2023. Il coordinamento nazionale della Fim-Cisl ha valutato positivamente i risultati ottenuti nell’ultimo rinnovo del Ccsl 2019-2022. L’incremento salariale sui minimi, pari a circa 140 euro mensili (+8%), è stato superiore al tasso di inflazione consuntivato e ha consentito un’adeguata difesa e rivalutazione del potere d’acquisto dei salari. A partire dal 2022, la situazione straordinaria caratterizzata sia a livello nazionale che globale da un notevole incremento dell’inflazione, determinerà inevitabilmente richieste salariali molto più robuste di quelle presentate negli ultimi rinnovi, funzionali a evitare la perdita di potere d’acquisto dei salari. Al fine di riuscire a garantire nei diversi gruppi le prospettive industriali e occupazionali, il coordinamento nazionale Fim-Cisl ribadisce l’importanza di rafforzare il ruolo del sindacato e del confronto contrattuale. Il coordinamento nazionale Fim-Cisl da mandato alla segreteria nazionale di iniziare l’interlocuzione con le altre organizzazioni sindacali al fine di condividere il percorso di presentazione e validazione della piattaforma delle richieste».

Intervento del segretario nazionale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, all’iniziativa organizzata da Forza Italia, a Roma presso Sala Coletti al Palazzo dei gruppi Parlamentari. «Servono subito fondi e linee di indirizzo per la riconversione del settore, ma no a scelte ideologiche». Rispetto al voto espresso a Strasburgo la settimana scorsa sul pacchetto “FitFor 55” sul blocco della produzione di auto diesel e benzina nel 2035, nel suo intervento ha dichiarato che «Siamo dentro una tempesta perfetta determinata non solo dallo stop dei motori endotermici al 2035 – sono ormai anni che stiamo sollecitando il governo sulla necessità di politiche industriali per gestire le transizioni in corso nel settore – davanti a cali del 50% nella produzioni diesel e benzina – sottolinea Uliano – stiamo avendo già oggi con ripercussioni nella componentistica vedi casi della Bosch di Bari, Vitesco di Pisa, Denso di San Salvo, Marelli di Bari. Quando si fanno operazioni di forzatura verso la decarbonizzazione come quella attuale – dice – andrebbero messe in campo politiche di sostegno alla reindustrializzazione del settore, per dare la possibilità alle aziende di ripensare le nuove produzioni soprattutto della componentistica – di cui l’Italia è leader in Europa – oggi la catena del valore dell’elettrico è quasi tutta estera. Bisogna prendere coscienza che non ci sarà nessuna transizione green se questa non è accompagnata da politiche di sostenibilità sociale, servono fondi per gli ammortizzatori sociali e per formare le persone sulle nuove produzioni, ma oggi su questo fronte siamo molto in ritardo rispetto a paesi come Germania e Francia. Seppur in ritardo – ha detto Uliano – a luglio dello scorso anno si è insediato il tavolo per l’automotive che a fatica ha stanziato 8 mld per i prossimi 8 anni, un miliardo all’anno per la riconversione industriale. Nel mese di aprile 2022 sono stati deliberati gli incentivi all’acquisto delle nuove auto green, per i prossimi tre anni 650 milioni. Sono risorse che seppur necessarie – sottolinea il segretario – rischiano di drenare nei prossimi anni le risorse necessarie alla reindustrializzazione del settore. Oggi sono prioritarie le scelte di politica industriale sulla catena del valore della componentistica, favorire il processo di reindustrializzazione, sui fronti delle motorizzazioni elettriche, digitalizzazione, connettività, guida autonoma e software che sempre di più riguardano le auto della mobilità del futuro. I grandi gruppi del settore le stanno facendo ora le scelte dove allocare le nuove produzioni, non possiamo permetterci di arrivare tardi, bisogna intercettare gli investimenti, per questo abbiamo proposto al Ministro Giorgetti un’azione diretta sulle multinazionali della componentistica presenti in Italia e un tavolo scientifico per individuare delle linee d’indirizzo e di sostegno nel settore per destinare subito le risorse stanziate nel fondo dell’automotive e attrarre nuovi investimenti nel Paese per riconvertire le produzioni.

Non vorrei – dice Uliano – che la partita sulla transizione della nuova mobilità diventi una partita ideologica, perché c’è anche un tema di carattere geopolitico che oggi deve farci riflettere sulle scelte che stiamo facendo sul settore – la catena del valore della nuova mobilità elettrica – ma anche le materie prime necessarie sono tutte in mano a paesi extra Ue. Già oggi abbiamo un problema legato alla carenza di semiconduttori, con blocchi produttivi continui nonostante gli ordini. Per questo – conclude Uliano – un tema d’indirizzo su dove andare con la nuova mobilità elettrica e digitale che accompagni il settore è sempre più necessaria. Ulteriori ritardi rischiano di farci rimanere fuori dalla transizione con perdite pesanti sul piano occupazionale e industriale. Nell’incontro del 23 giugno, giorno della convocazione del tavolo del settore automotive, ribadiremo i ritardi accumulati come paese nel rendere esecutive scelte di politica industriale necessarie per salvaguardare il settore e l’occupazione, chiederemo scelte precise rispetto alla partenza degli investimenti nel settore e alle posizioni che il governo intende assumere in seno al Consiglio ambiente europeo».

Ma sulla vertenza automotive registriamo anche l’intervento del coordinatore nazionale Fiom, Simone Marinelli, «Incontro con il gruppo parlamentare di Forza Italia, alla presenza degli onorevoli Tajani e Porchietto riguardo alla Direttiva europea sulle emissioni votata dal Parlamento europeo lo scorso 8 giugno. Il settore dell’auto nel nostro Paese ha subito un pesante ridimensionamento passando dalla produzione di oltre 2 milioni di veicoli alla fine degli anni Ottanta a neanche 500mila euro nel 2021. Un effetto devastante dal punto di vista industriale che ha pesato e pesa sull’occupazione e sui salari delle lavoratrici e dei lavoratori del settore anche per il costante utilizzo di ammortizzatori sociali. In una situazione del genere è necessario concentrare gli sforzi sul futuro per recuperare il ritardo accumulato sulle nuove tecnologie. Per questo come Fiom abbiamo chiesto che il prossimo tavolo sull’automotive, convocato per il 23 giugno, dovrà servire a far partire un piano straordinario per la transizione ecologica che garantisca l’occupazione, il reddito, la formazione dei lavoratori, l’innovazione della produzione e il futuro della mobilità nel nostro Paese».