TERMOLI. Corpo statuario, muscoli scolpiti e avvenenza pura: Grazia Lecce, di nome e di fatto, conquista il titolo europeo all’Ibff European Championship che si è disputato a Giffoni Valle Piana, nella provincia di Salerno, località notissima per il film festival dedicato ai più giovani.
Una forza della natura che sogna l’accesso al Mister Olympia, la più importante manifestazione internazionale di culturismo, dove vinse per ben 7 volte l’attore Arnold Schwarzenegger.
Grazia ha raccontato ai microfoni di TermoliOnLine la sua avventura a Giffoni e le tante gare alle quali parteciperà.
«A Giffoni Valle Piana era la Ibff international bodybuilding e fitness and federation. Adesso il 23 ottobre gareggio nella federazione Cibb, che è una federazione internazionale. Il mondiale lo farò a Bologna il 23 ottobre con la Cibb. Il 29 di ottobre, invece, con la Ibff c’è il titolo universo per il quale sono già qualificata di diritto. Il 15 ottobre c’è il mondiale Cib però in Slovenia ma io non vado visto che dopo una settimana c’è a Bologna.
Il 29 invece con l’altra federazione per la quale ho già gareggiato, c’è il titolo universo che è bello sempre con tutta la delegazione ungherese, slovena, polacca. Bello bello. Il 23 ottobre a Bologna, il 29 a Taranto, il 6 novembre invece a Pescara c’è una gara a sé, tipo notte dei campioni. Penso di andarci per prendere dimestichezza con il palco, per fare esperienza, per rendermi più sicura come atleta sul palco, per tenermi mentalmente allenata. Non è una gara di qualificazione per nulla, anche perché sarò reduce da due gare importantissime. A fine novembre c’è una gara importante a Bari con la Fit Italy, con la Ifbb che è una federazione importante. Questa gara, che è una beginners, è una gara al cui interno c’è una sezione dedicata a chi desidera esordire e partecipare a una gara di benvenuto per chi desidera entrare a far parte della Ifbb. E quindi vorrei provare per entrare nei professionisti a tutti gli effetti. È un sogno che voglio provare a realizzare».
Una vita spesa in palestra, accanto al padre, che l’ha portata a essere una delle più giovani insegnanti di spinning e aerobica.
«Ho iniziato a conseguire i primi brevetti circa 24-25 anni fa. Ho iniziato a insegnare spinning, aerobica e nel ‘98 ho aperto il primo centro di spinning a Termoli».
In questo mondo bisogna avere qualche aiutino?
«Ogni persona ha dei limiti fisiologici che si possono spingere anche fino al limite e si possono costruire e si possono rendere molto estremi con una genetica pazzesca, un’alimentazione rigidissima. Una buona ereditarietà genetica ti permette di fare un buon lavoro. Non uso e non ho mai usato steroidi, non giudico nessuno perché ognuno della vita fa quello che vuole. Ma ne va della tua salute. La categoria bikini è abbastanza pulita ma qualcuno qualche aiutino lo usa. Le conosco queste cose e so riconoscerle. Il reale allenamento e la reale costruzione fatta di sacrifici sono evidenti e fondamentali. Questa categoria è molto estetica e l’ipertrofia è richiesta ma minima, parliamo quindi di una muscolazione molto minima. Il livello di definizione non deve esser evidente. L’addome deve essere asciutto. Ci sono dei parametri da seguire. La famosa tartaruga non è richiesta evidente ma un addome asciutto e segnato. Il bikini maschile è quello del man physique. L’equivalente femminile è la categoria bikini».
Massimo Caputo è un tuo caro amico, che rapporto hai con lui?
«Con Massimo ci sentiamo spesso e ci incontriamo. Vado io a San Severo ogni due, tre settimane. Adesso ci siamo sentiti un pochino meno perché, chiaramente, possiamo stare un po’ più tranquilli. Ci risentiremo tra una decina di giorni e riprogrammiamo il lavoro per la stagione agonistica per questo autunno».
Il debutto a Giffoni è avvenuto dopo che la gara di Guardiagrele è stata annullata.
«Ho debuttato a Giffoni Valle Piana. Noi dovevamo partecipare a una gara a Guardiagrele se non che questa gara è stata annullata. Noi non dovevamo partecipare all’europeo ma all’italiano. Io ero fisicamente pronta perché avevo raggiunto la condizione di gara. Io ero pronta, ho iniziato la preparazione nel senso alimentare rigida a marzo, l’allenamento a gennaio. È stato un allenamento che si è costruito piano piano, progressivo. Ho avuto molti momenti di calo psicologico proprio con il lavoro dei pesi serrato. Poi, a marzo, mi sono messa sotto. In 8 settimane ho raggiunto una condizione da gara che normalmente una persona raggiunge in sei mesi. Perché il corpo è condizionato da sempre, è allenato da sempre, è geneticamente predisposto e quindi io nel giro di otto, dieci settimane mi sono trasformata. Non ci credevo neanche io. E non lo sai fino a quando non lo provi, non lo vivi e, quindi, sono arrivata alla prima settimana di giugno che ero pronta. Ero pronta per l’arena».
Pronta per vincere.
«Aspettare oltre significava sfinirmi psicologicamente, perché l’attesa ti distrugge. Specie se è la prima gara alla quale partecipi. Dopo Giffoni, dopo la prima gara sono stata malissimo, ho avuto proprio un tracollo di energie, di stress, sono stata proprio una settimana male.
Mentalmente ho allentato la tensione. Ma sono stata male una settimana, differentemente da Cerignola, alla quale gara sono arrivata serena e tranquilla, senza neanche un problema perché sapevo come mi devo comportare. Non partecipare ad una gara nell’immediato sarebbe stato per me pericoloso».
Ed è arrivata la vittoria. Una vittoria dedicata a lei, a Massimo, alle amiche e al suo onnipresente papà.
«È stata una sorpresa come vittoria, inaspettata. Ogni persona che partecipa a una gara, in cuor proprio ha il sogno di vincere. È stato inaspettato assolutamente. Tant’è vero che quando il giudice sloveno ha decretato la mia vittoria prime in inglese, poi in Italiano e ha detto il mio nome, io ho guardato il numeretto che avevo attaccato al costume, ho guardato il numero, ho guardato la giuria, i giudici e c’era una un giudice donna che io ho guardato incredula e lei mi ha fatto questo gesto come per dire sì sei tu. Io ho avuto veramente un momento di smarrimento, ho trattenuto le lacrime perché ho detto “Grazia hai 40 anni trattieniti”, poi come ho girato il tendone non sapevo cosa asciugare prima.
È stato un momento bello di grande gioia. Papà lì è stato inondato di telefonate. Un momento di gioia grande. Proviamo a viverlo questo sogno. Dopo Giffoni sono stata male e non sono potuta andare a Sapri. Sono stata a Cerignola il 23 luglio e ho iniziato ad accarezzare il sogno del mondiale, del titolo universo al quale mi avevano già inviato per fine ottobre.
Adesso mi preparo per queste due gare importanti sperando di fare bene. Vorrei andare anche a Pescara e poi andrò a Bari. Lì debutti in un’altra sfera.
A Cerignola ho gareggiato nella over 35 e nella categoria Beauty ho vinto. Al mondiale gareggerò nella bikini over 40 e nei +163 di altezza. Più hai un corpo piccolino, più è facile costruirlo un corpo. Non è però sempre una regola, perché ci sono persone di 1,85 che sono stupende. Speriamo di fare un buon mondiale e speriamo di arrivarci nella condizione migliore che io possa raggiungere».
Ma quanto tempo e quanti giorni alla settimana Grazia si allena?
«Mi alleno un’ora e mezzo al giorno in sala attrezzi. Faccio allenamenti con i pesi. Sono allenamenti intensi con carichi importanti e con tempi brevi. Il corpo non va stressato, il corpo ha bisogno di recuperare. Ci sono volte che mi alleno anche solo 3 volte alla settimana. La determinazione, la forza di volontà, l’allenamento mentale è fondamentale. Io conduco una vita che mi permette di fare queste cose. Sono atleta da sempre, ho nuotato, ho giocato a pallavolo e ora questo. Mi metto in gioco sempre. Ho fatto atletica, ho giocato in serie C con la pallavolo, sono una bagnina, sono cresciuta con lo sport.
25 anni fa ero già abbastanza strutturata, e mio padre mi chiese cosa volessi fare da grande e io gli risposi che avrei voluto fare quello che faceva lui. E così ho iniziato a fare i corsi e ad avere i primi brevetti».
Amare il proprio corpo per dare il massimo e sentirsi bene con sé stessi, questo traspare dal discorso di Grazia. E infatti, aggiunge «Io penso che l’amore per sé stessi parta proprio dall’autostima. Parte proprio dal prendersi cura di sé stessi, è piacersi, amarsi.
Io amo prendermi cura di me con l’allenamento, con la sana alimentazione, ciò non toglie che ogni tanto mi concedo sicuramente qualche sfizio, perché è giusto che ci sia.
Sotto gara, sotto preparazione lo sgarro è concesso due volte. Una è la ricarica pre gara 3, 4 giorni prima, una magari fra 3, 4 settimane per non impazzire. A me non pesa. Fuori gara peso 55 kg, in gara 53. È importante amarsi, importante prendersi cura di sé perché se non ti ami tu per primo non puoi pensare che un altro possa farlo. Io parto da questo presupposto che nessuno può amarsi più di sé stesso. L’amarsi non deve essere né esasperazione né malattia. Non deve portare a cose sbagliate.
Faccio questo lavoro da oltre 20 anni. Ho acquisito nel tempo determinate nozioni. A livello scientifico e biomeccanico so come muovermi e anche chi mi è accanto è tranquillo».
E sul papà, «Accanto a me ho la mia spalla, la mia guida, il mio mentore. Il mio papà che mi stimola, mi incoraggia ed è diventato il mio primo grande fan.
Ci sentiamo spesso perché non sta qui. Lui sa che accanto ho anche Massimo quindi è molto tranquillo e sereno. Perché lo stima tanto. La conoscenza di sé stessi e la conoscenza scientifica di ciò che si fa aiuta tanto».
Ad maiora Grazia, che possano realizzarsi tutti i tuoi sogni.