TAVENNA. Commemorazione “bagnata” dalla pioggia, ieri pomeriggio, dell’eccidio di 79 anni fa, avvenuto a Tavenna. Il 13 ottobre 1043 milizie naziste uccisero il carabiniere ausiliario Vincenzo Simone di Colletorto e il contadino Giuseppe Di Lena di Tavenna. Il carabiniere, tornando a casa, appunto Colletorto, a piedi da Lanciano, dopo i furiosi combattimenti contro i tedeschi che valsero la medaglia d’oro alla città, aveva accettato l’ospitalità a Tavenna di un giovane carabiniere Giovanni Iuliano. Il giorno dopo la situazione in paese precipita: lo stato di estrema tensione nel paese verso gli occupanti che con il massimo disprezzo rubavano il bestiame ai contadini fa sì che un tedesco venga ferito gravemente e subito furono prelevati 30 uomini, fra cui i due carabinieri, per una possibile rappresaglia. Il soldato tedesco non morì, ma per dare ugualmente una lezione esemplare furono scelti a caso nel gruppo, raccolto in una masseria vicino alla fontanella dei Canaparo, ora macerie e rovi, 3 uomini, portati alcuni metri oltre, in mezzo agli ulivi, costretti a scavarsi la fossa. Solo Simone, più grande di età di Iuliano che aveva 19 anni e più esperto di comportamenti militari del contadino Di Lena, comprese subito la situazione e davanti alla morte gridò al giovanissimo Iuliano a tranquillizzarsi e morire per l’Italia. E lì sono morti…Solo Iuliano, pur con una profonda ferita all’inguine riuscì a fuggire e molti decenni dopo raccontò gli avvenimenti dell’ottobre 1943 a Antonio Crecchia che li ha minuziosamente descritti nel bel libro “Tavenna ottobre 1943”.
Il sindaco Paolo Cirulli, a nome dell’amministrazione comunale, porge il ricordo e l’omaggio ai due morti, uccisi da un esercito ancora molto forte che da Termoli ripiega verso Venafro portando distruzione e morte, fa parte delle ultime tre amministrazioni grazie a contributi storici del professor Luigi Pizzuto che ha avuto il merito di pubblicare notizie di queste morti dimenticate ,della testimonianza appunto di Crecchia, dell’interesse dell’Anpi e dell’Arma dei Carabinieri che ovunque vuole dare il più grande riconoscimento “ai suoi martiri”, i Carabinieri uccisi dalla furia nazifascista perché difensori della popolazione civile. «Anno dopo anno la cerimonia che si svolge vicino al luogo della fucilazione si arricchisce di cura ed attenzione grazie all’Arma dei Carabinieri, da due anni anche con gli allievi Carabinieri, con la presenza costante dell’Anpi e con l’attenzione dell’attuale amministrazione Cirulli che ha dato in modo tangibile un senso al luogo con due sagome in ferro rappresentanti un carabiniere e un contadino, circondati da querce, che hanno visto la fucilazione, e piante fiorite.
La popolazione adulta, i bambini e gli adolescenti non devono smarrire la memoria di chi si è sacrificato con lealtà e comprendere con “la forza del cuore” l’orrore della guerra e come questa renda orribili gli uomini, soprattutto quando si sentono forti. «Ringraziamo e abbracciamo i famigliari delle due vittime che hanno partecipato alla cerimonia, l’Arma dei Carabinieri rappresentata dal colonnello Delle Grazie, il maggiore Vergine, il Cappellano militare don Giuseppe Graziano, il sottotenente Riganelli, il luogotenente Tartaglia, il maresciallo Gemma, gli allievi Carabinieri della scuola di Campobasso, in rappresentanza della Guardia di Finanza il capitano Varanese, per la Capitaneria di Porto il sottotenente di vascello Burchieri, il comune di Colletorto, il presidente dell’Anpi regionale Tizzani, il professor Pizzuto, il consigliere comunale di Termoli Rinaldi, la protezione Civile di Mafalda e tutta la cittadinanza che è intervenuta».