TERMOLI. Fim-Cisl torna ancora una volta a ribadire l’esigenza di tutela del mondo automotive. Secondo lo studio condotto dai sindacati metalmeccanici con Anfia e Federmeccanica i posti a rischio nell’industria sono 70 mila, a cui vanno ad aggiungersi quelli dei servizi collegati. «Non vorrei contare solo i posti a rischio ma quelli che possono nascere attraendo gli investimenti nella componentistica del futuro», afferma il leader della Fim-Cisl, Roberto Benaglia. A suo avviso vi è un grande esempio di transizione, quello di Termoli, con oltre 2mila persone che saranno destinate alla produzione di batterie: «Abbiamo bisogno di tanti casi Termoli. C’è un tema incentivi ma anche un tema di assistenza tecnologica: nella componentistica ci sono tanti piccoli produttori che hanno bisogno di assistenza sulle nuove tecnologie. Benaglia ritiene quindi che il governo italiano può fare molto in Europa per una politica comune e attivare risorse di lungo periodo per sostenere la trasformazione industriale e la ricollocazione dei lavoratori, come hanno fatto Francia e Germania.
«Possiamo diventare forti anche nella componentistica elettrica: bisogna recuperare il tempo perso». A parlare anche il leader della Cisl, Luigi Sbarra: «Lo stop del Parlamento europeo alla commercializzazione di auto a motore endotermico dal 2035 profila un passaggio epocale e per nulla lontano di una transizione ecologica che va perseguita senza demagogie né furie ideologiche. Le opportunità di elevare innovazione, produttività, eco-compatibilità di sistema sono evidenti e importanti. Ma per coglierle bisogna partire dal fattore della sostenibilità sociale. E’ essenziale governare insieme questo passaggio, con un intervento concertato e organico sull’automotive e, più in generale, sulla politica industriale dell’Europa e del nostro Paese – aggiunge – significa, tra l’altro, sbloccare massicci investimenti su innovazione, politiche energetiche, ecosistemi e infrastrutture nelle nostre città. Va istituito un fondo sovrano europeo per una transizione tutelata, per accompagnare le riconversioni industriali, proteggendo, rilanciando e riqualificando l’occupazione. Né possiamo lasciar andare i nostri lavoratori in cassa integrazione e importare le batterie dalla Cina: in gioco ci sono decine di migliaia posti, ai quali si aggiungono gli occupati dell’indotto. Questi rischi non possono ricadere su famiglie già pesantemente colpite nei redditi e nella qualità della vita».