TERMOLI. Difficile declinare la narrativa tipica dell’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, con quanto successo proprio nell’imminenza di questa data, a Termoli.
Ci riferiamo allo squallido e deprecabile sfruttamento di due ragazze romene, da parte di due connazionali, che costringevano le giovani a prostituirsi, dietro minacce e percosse, ma anche minacciando i familiari che si trovavano ancora in Romania.
Una di loro è incinta, l’altra temeva per una sorellina di 10 anni, insomma, un quadro davvero mostruoso, che ha visto la Procura indagarli e ottenere la custodia cautelare in carcere per reati come “tratta di essere umani” e “riduzione in schiavitù”, oltre alla induzione e lo sfruttamento alla prostituzione.
Quadro probatorio ampio, confermato dal Gip, dopo l’arresto compiuto dagli agenti della squadra mobile della questura di Campobasso.
Un’attività compiuta in pieno centro, quella che fruttava fino a mille euro al giorno, dove magari anche insospettabili si recavano nell’appartamento, da cui le “vittime” di questo orribile sopruso non potevano uscire, come raccontato dal capo della squadra mobile Marco Graziano, ai microfoni di Teleregione.
La riflessione, al netto del dato di cronaca, è riconducibile a quanti predicano bene, ma poi, nel privato, sfruttano a loro volta la condizione di necessità o di costrizione violenta della donna.