TERMOLI. «Sono passati più di 5 mesi dall’insediamento del Governo Meloni e a tutt’oggi non si è provveduto ad utilizzare le risorse stanziate nel Fondo specifico dell’automotive per favorire la reindustrializzazione e la trasformazione del settore. Si stanno finanziando unicamente gli incentivi alla domanda (acquisto di auto sostenibili) indispensabili per promuovere l’acquisto di veicoli con un costo superiore del 50%, (650 milioni per tre anni a partire dal 2022), ma come Fim-Cisl l’abbiamo ribadito più volte, che non devono sottrarre risorse per la reindustrializzazione indispensabili per evitare l’impatto negativo di oltre 75.000 lavoratori nel comparto auto a seguito del cambio delle motorizzazioni».
Dura reprimenda da parte della segreteria nazionale della Fim-Cisl al Governo Meloni, con Ferdinando Uliano. Presa di posizione che viene confermata anche dal segretario molisano, Marco Laviano.
«Il Fondo stanziato era di circa 8 miliardi di euro in 8 anni, utilizzato per poco più di 1 miliardo solo per incentivare l’acquisto delle auto. Le risorse devono essere utilizzate per favorire la reindustrializzazione e compensare con nuove attività le perdite occupazionali causate dal cambio delle motorizzazioni. Bisogna accorciare la catena di fornitura, portando nel nostro Paese le produzioni di tutta la componentistica che rappresenterà l’auto del futuro: dai semiconduttori, dalle batterie, ai componenti necessari per la motorizzazione elettrica, per la guida autonoma, per la digitalizzazione e la connettività. Il Governo deve essere consapevole che senza un piano per la transizione industriale attivabile immediatamente, il rischio licenziamento e desertificazione industriale diventa certezza. Come Fim-Cisl, insieme alle altre organizzazioni sindacali e a Federmeccanica, abbiamo prodotto uno studio comparato di quanto gli altri stati in Europa hanno fatto e stanno facendo per salvaguardare la filiera produttiva. Questo studio lo abbiamo presentato al Ministro Urso, ci auguriamo che possa essere utilizzato concretamente per scaricare a terra gli investimenti nelle aziende del nostro Paese.
Non bisogna perdere tempo, la situazione di criticità e di forte trasformazione che sta attraversando il settore automotive nel suo complesso e le ripercussioni negative che gravano sull’indotto, emergono in tutta la loro drammaticità dalle numerose situazioni di crisi. Mancano interventi specifici per rafforzare gli ammortizzatori sociali, la formazione professionale, necessari per governare la transizione e il cambiamento delle competenze professionali dei lavoratori verso l’elettrico, l’idrogeno, la digitalizzazione, la connettività e la guida autonoma», la requisitoria di Uliano, che ha commentato i dati produttivi di Stellantis nel primo trimestre 2023. «I dati della produzione nei primi tre mesi del 2023 segnano un’inversione di tendenza rispetto al trimestre dell’anno precedente. Si riscontra infatti un dato positivo +4,8% rispetto al 2022. Nello specifico nel I° trimestre del 2023 sono state prodotte, tra autovetture e furgoni commerciali, 188.910 unità contro le 180.174 del 2022. La produzione di autovetture segna un +11,9%, pari a 138.210, mentre quello relativo ai veicoli commerciali segna una riduzione del -10,6%, in termini di volumi pari a circa 6.000 veicoli commerciali in meno, dovuti allo stop produttivo per la mancanza di materiali, se i dati di produzione li rapportiamo al periodo pre-covid e quindi al 2019. Mentre per le auto si riscontra una crescita di quasi 2.000 unità (+1,4%), sono le produzioni dei veicoli commerciali (-29%) a trascinare in negativo la produzione complessiva.
Lo stop produttivo di circa 35 turni per mancanza di materiali ha impattato negativamente sulle produzioni dello stabilimento di Sevel. I segnali che abbiamo sul fronte forniture sembrano in miglioramento, questo dovrebbe contribuire a migliorare i volumi complessivi nel corso d’anno e con i lanci produttivi a pieno regime potrebbero riportare le produzioni al periodo pre-covid. Alla Sevel, la produzione nei veicoli commerciali nel I° trimestre del 2023 raggiunge la quota di 50.700 unità, con un risultato negativo rispetto al 2022 del -10,6%.
E’ l’unico stabilimento che ha il segno meno rispetto al 2022 e con la condizione peggiore rispetto al periodo covid del 2020. La situazione dei fermi produttivi per i semiconduttori e per mancanza di materiale ha condizionato fortemente i risultati produttivi negli ultimi due anni. Per la mancanza di materiali, nel primo trimestre del 2023 lo stabilimento abruzzese ha subito una perdita di 37 turni di lavoro, con un impatto di circa -13.000 unità. Nelle ultime settimane sembra che la situazione sul lato fornitura sia in miglioramento. Oltre ai veicoli commerciali di Fiat e Psa, dalla fine del 2021 lo stabilimento sta producendo anche i veicoli Opel e Vauxall. L’accordo con Toyota completato nel 2022, rappresenta un’ulteriore potenzialità per il futuro di Sevel, anche se i suoi effetti sul piano produttivo inizieranno a sentirsi solo dal prossimo anno. Nel Piano Stellantis, la costituzione di un’area specifica del business dei veicoli commerciali deve rappresentare un chiaro segnale di rafforzamento sia di investimenti che di volumi. Per questo motivo la Fim-Cisl ritiene sia importante che lo stabilimento di Sevel continui a mantenere la leadership nei veicoli commerciali, pertanto continueremo a presidiare e verificare con attenzione gli equilibri interni al Gruppo rispetto alle diverse produzioni, a protezione di quella italiana.
Per rafforzare ulteriormente la sua importanza abbiamo più volte ribadito anche all’attuale Governo che devono essere sostenute in sede governativa tutte le motorizzazioni sostenibili e quindi, oltre all’elettrico già in fase di produzione, anche l’idrogeno. Per questo motivo abbiamo chiesto di sviluppare la rete di distribuzione dell’idrogeno, praticamente assente nel nostro Paese. «Abbiamo valutato positivamente il contratto di espansione che andremo a sottoscrivere in sede ministeriale il 21 aprile 2023, perché questo rappresenta lo strumento più appropriato per accompagnare il processo di trasformazione con un rinnovamento generazione.
Le 40 nuove stabilizzazioni a tempo indeterminato di giovani lavoratori somministrati, sono una prima parte del percorso di stabilizzazione che da mesi stiamo sollecitando a Stellantis. Riteniamo che il ricambio generazionale sia un elemento di prospettiva per lo stabilimento, per questo continueremo nella nostra azione per cercare di ottenere in futuro altre stabilizzazioni».
«Per noi come Fim è indispensabile verificare nel corso dell’anno l’eventuale sviluppo rispetto al futuro che per noi deve sempre garantire prospettive industriali e occupazionali positive. Infine è importante che il futuro Governo verifichi e ottenga garanzie precise con Stellantis circa le strategie del gruppo verso le aziende dell’indotto del nostro Paese».


