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venerdì 21 Marzo 2025
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«In Italia allergia alla programmazione»

TERMOLI. Appelli di contenuto e dialoghi virtuali. Al culmine di una settimana difficilissima, visto quanto è accaduto nelle zone alluvionate, di grande attualità la parola “programmazione”.

Dall’osservatorio milanese del termolese Luigi De Gregorio arriva il monito settimanale “A Giorgia”, che come spiega lo stesso ideatore: «Non cronaca politica, ma idee e suggerimenti da un cittadino comune».

Per tre anni ha interagito con noi e i nostri lettori nella rubrica domenicale molto seguita, Storia & Amarcord. Partendo da aneddoti della Termoli lontana in bianco e nero, quella che visse quand’era infante, prima di trasferirsi armi e bagagli a Milano, dove ha consolidato la sua vita, famiglia e lavoro annessi, ha spaziato sugli argomenti di stretta attualità, facendo anche discutere, pezzi non banali, ma pungolanti.

Ora con una nuova iniziativa “A Giorgia” si rivolge ai lettori con una struttura molto semplice, definendo i settori in cui dire la sua e non possiamo che augurargli il meglio, soprattutto nell’auspicio che quasi alle soglie degli 80 anni, i 79 li ha compiuti a inizio 2023, possa tornare nella sua amata Termoli, dove avremo finalmente modo di scambiare vis a vis saluti e impressioni. 

Cara Giorgia, come è noto, tutti facciamo l’abitudine a tutto. Anche alle frasi più drammatiche per il Paese: siamo sull’orlo di un baratro, siamo in un tunnel, ma non ne vediamo la fine etc ….

Ad evitare l’oblio del significato vero di suddette tragiche espressioni, dobbiamo ricordare che esse sono nate dai fatti: Disoccupazione, Malsanità, Corruzione, Debito pubblico, Giustizia lumaca. Un elenco, in cui, ogni problema porta con sé, direttamente o meno, la sofferenza delle persone.

Una situazione non imputabile di certo ai cittadini, ma ai politici del trentennio. Questi hanno avuto difetti tali che sono stati determinanti per il pantano del Paese e per la tragedia di 5 milioni di disoccupati.

Ma ce n’è uno che vogliamo mettere in evidenza in quanto esso, più degli altri, è stato determinante per la situazione disastrosa in cui ci troviamo: il rigetto rifiuto, l’idiosincrasia, l’allergia a programmare.

In gran parte, i politici del trentennio appena passato, per la propria carriera erano disponibili a tutto: salivazione spontanea o a comando, sbucciamento delle ginocchia, assertività totale, utilizzando il laconico yes sempre ed in ogni circostanza.

Ma mai chiedere loro di programmare per il Paese, guardare lontano, vedere in anticipo scenari possibili, intravedere le opportunità da prendere. Perché sarebbe stato in netto contrasto con la loro filosofia del fare politica: il giorno per giorno, abbordare una poltrona sempre più grande, apparire il più possibile in TV nella autoreferenzialità ombelicale “intervistato ergo sum”.

Ed ora arriviamo al fatto epocale: potremmo perdere una parte consistente dei soldi del PNRR in quanto non abbiamo i tecnici esperti alla preparazione di progetti, sia in termini di contenuti, sia in termini procedurali, secondo le direttive, gli iter voluti dalla UE.

Ora è noto che la somma disponile è di 200 miliardi di Euro e quindi notevole. È sufficiente ricordare che essa è un terzo di tutto l’export italiano che è di 600 miliardi.

Pertanto la suddetta lacuna, consistente nella mancanza di persone preparate a suddetto ruolo di esperti procedurali circa i fondi della Ue, è tanto più grave in quanto era nota subito dopo il viaggio dell’allora Premier Giuseppe Conte a Bruxelles nel lontano luglio del 2020.

Quindi in quasi tre anni la classe politica ha dimostrato una insensibilità verso il problema della formazione, rimasto così insoluto fino ai nostri giorni. E non ha avuto la percezione della perdita futura: avere la disponibilità, l’accreditamento di circa 200 MRD di Euro e non essere attrezzati per la loro liquidazione e poterli spendere tutti.

Ciò che fa cadere le braccia al comune cittadino è che, lo scoglio costituito dal formare alcune centinaia di persone ad acquisire le competenze necessarie per la presentazione dei progetti nel rispetto delle forme e delle procedure, era in definitiva di dimensioni limitate e superabili. Inoltre esso scoglio, se confrontato all’immensa disponibilità di danaro, poteva essere valutato come una casa vista dall’aereo a 1000 metri di quota. Cioè piccolissimo.

Ed invece di guardare l’insieme, scoglio da superare e manna di soldi dal cielo, si sono soffermati a guardare, a causa di miopia congenita, la difficoltà (lo scoglio) con una lente di ingrandimento.

Questo comportamento, tenuto da molti anni, è paragonabile a quello di coloro che assetati e disidratati, seduti sulla riva di un fiume, non muovono il posteriore per raccogliere l’acqua che passa a pochi metri da loro.

Ma volendo approfondire chiediamo: ma quali potrebbero essere le spiegazioni di siffatta dissennatezza?

Vediamo quelle possibili a nostro parere:

i tempi per seguire il progetto formativo erano lunghi (E comunque diciamolo subito molto minori rispetto ai 3 anni disponibili);

l’impegno formativo da sostenere era difficilmente visibile agli Italiani e quindi con scarso beneficio di immagine (Beh avrebbero potuto fare un piano di comunicazione adeguato):

il ritorno in voti non era misurabile e forse considerato scarsissimo.

(E qui casca l’asino, anzi gli asini. Le schiappe della politica della seconda repubblica che hanno infiorato lo Stivale con il Debito, la Corruzione, l’assassinio della Meritocrazia, La Giustizia lumaca, il blocco dell’Ascensore sociale e si potrebbe continuare … hanno visto la probabile scarsità del Ritorno in Voti.  

E quindi ora ci troviamo ad avere la disponibilità di una grande massa di danaro, ma non siamo pronti a prenderla tutta. I tanti miliardi dovrebbero essere una manna dal cielo e si stanno trasformando in un vento rabbioso che dice…. Non vi piace programmare e ora ve lo prendete in saccoccia.

Quindi Il comportamento di quelli che non amano programmare è diventato causa di una perdita per tutti gli Italiani. I quali hanno sempre creduto nei miracoli ed ora, a miracolo annunciato (209 miliardi), si potrebbero trovare di fronte a miracolo decurtato.

Come se invitati ad un pranzo, poco prima di sederci alla tavola imbandita, ci venisse detto che dal menù è stato tolto il primo piatto. Il motivo? Il nostro abbigliamento (la presentazione dei progetti) non era adatto alla circostanza.

Ma ora passiamo ad una seconda constatazione sfibrante, connessa con l’amaro del caffè sopra espresso.

Il fatto di non programmare, cioè di non prepararsi in tempo per eventi futuri già messi in calendario, come abbiamo sopra visto nel trattare il tema dei fondi del Pnrr, non è un incidente casuale.

Anzi è un vero e proprio vizietto con la caratteristica della recidività.

Ci riferiamo al parziale utilizzo del nostro Paese dei Fondi Europei disponibili per l’Italia, e le sue regioni, che sono sempre esistiti dalla nascita della UE e, comunque, precedenti al Pnrr.

Ebbene già da qualche decennio, l’Italia non usufruisce dei Fondi Europei, se non per il solo 50% come media nazionale, messi a disposizione per varie tipologie di progetto. Mentre alcune Regioni hanno utilizzato i Fondi Europei addirittura solo per il 20%.

Alcune elementari operazioni, tra il numero degli anni e le quote perdute dalle singole regioni, porterebbero all’ammontare totale di finanziamenti perduti.

Suddetto danno, lo ripetiamo, avveniva progressivamente di anno in anno, non tanto per mancanza di idee e progetti, ma, soprattutto, di tecnici conoscitori delle normative degli iter europei. In sostanza la stessa causa di ciò che potrebbe accadere ora con il Pnrr.

L’osservazione più semplice che farebbe qualsiasi comune cittadino è la seguente: “Ma non c’è mai stato un partito, un parlamentare, che avesse preso l’iniziativa di organizzare a livello centrale un numero congruo di tecnici che potessero intervenire, sia a livello centrale, sia a supporto delle Regioni?”

Insomma abbiamo perduto soldi ogni anno, per molti anni, con la stessa indifferenza di un astemio di fronte ad una bottiglia di vino pregiato con etichetta Classico o Riserva o Superiore.

La conclusione è che l’allergia alla programmazione della classe politica é fonte di perdita di disponibilità finanziarie. E ciò per un Paese come l’Italia, avente sul groppone un debito cronico, equivale a colui che rifiuta l’assistenza sociale, pur avendo uno stipendio misero, una famiglia da sfamare, affitto e bollette da pagare.

Ma un’ulteriore riflessione ci porta per mano a focalizzare un’aggiuntiva perdita, che non è quella dei soldi dei fondi Europei, ma molto, molto di più. Accidenti, e cosa ci può essere di più grave?

E’ una batosta che proviene dalla constatazione che se, quelli che ci hanno (s)governanto per 30 anni, non hanno saputo dotarsi della necessaria programmazione per la formazione di tecnici ad hoc, sia per i fondi europei precedenti, sia ora per il PNR, come è pensabile che gli stessi avessero potuto immaginare, progettare, programmare il futuro dell’Italia?

Ed infatti l’incapacità ha vinto ed il Paese si trova nel baratro.

Il Paese, in sostanza, è vittima di politicanti disponibili a tutto per fare carriera politica, per collezionare mandati di legislatura, per occupare poltrone che hanno il cattivo odore di incompetenza, ma di programmare il Bene e per il Bene del Paese neanche gli passa per la testa.

E quindi, parafrasando il titolo di una nota canzone di Celentano… chi non lavora non fa l’amore…. possiamo dire Chi non programma, non prende i finanziamenti europeiE lascia che il Paese sprofondi ancor più nel baratro.

Ora apriamo il dialogo con Filippo

FIL Voglio dire una sola cosa… tutti programmano: gli universitari programmano i loro esami; l’ufficio acquisti di un albergo, con grande ristorante, programma, per tempo, l’acquisto di tantissimi prodotti necessari, alimentari e non. Gli impiegati programmano le ferie. Le aziende programmano su tutto: dalle materie prime alle consegne; le famiglie programmano le loro spese in linea con lo stipendio. E si potrebbe continuare ….

Ma che cavolo, come mai solo i politici non programmano?

LDG A prescindere dai loro interessi di carriera o affaristici, in gran parte i politici non programmano, ma vivono giorno per giorno: interventi giornalieri sui social secondo le sollecitazioni esterne, interviste fatte su due piedi, in parte sollecitate da giornalisti, riunioni improvvisate o, comunque, pianificate da altri.

FIL Proprio così.

LDG E va bene, per abitudine vivono alla giornata, alla settimana, al mese. Ma il perdere ogni anno i soldi dei Fondi europei indica che c’è un quid di profondamente sbagliato e, quindi, bisognerebbe fare qualcosa.

FIL E cosa?

LDG Ad esempio…nominare un responsabile nazionale che abbia l’obiettivo di acchiappare tutti i soldi di tutti i Fondi europei e svolga, insieme ad uno staff adeguato, un ruolo così articolato: verificare anno per anno quali sono i Fondi europei disponibili e le loro destinazioni, ossia a quale scopo vengono erogati; informare e sollecitare le Regioni a fare progetti utili per la Regione stessa e, nello stesso tempo, finanziabili dalla Ue. Programmare e verificare in termini quantitativi e qualitativi le risorse tecniche necessarie a livello centrale e regionale; coordinarsi con le Regioni al fine di ottenere i Fondi richiesti; seguire l’esecuzione dei progetti affinché si possa ottenere la liquidazione dei fondi rispetto a quelli assegnati.

FIL Non mi sembra una cosa complicata.

LDG Infatti. E se ci fosse una bella poltrona RESPONSABILE DEI FONDI EUROPEI vedrai   che i Fondi non ci sfuggirebbero più.

FIL Il tuo suggerimento mi sembra buono e, nello stesso tempo, banale.

LDG Sarà pure banale, ma intanto il nostro Paese, super indebitato, si è lasciato sfuggire una barca di soldi.

FIL Va bene. Ma ora, anche se questo blog non s’interessa della quotidianità, cosa suggerisci alla Giorgia di fronte alle due alternative?

1.     Accettare solo una quota del finanziamento disponibile (200 MRD) in rispondenza ad una prevista realizzazione di un determinato numero di progetti entro i tempi indicati dalla UE?

2.     Non rinunciare a nessuna quota del finanziamento disponibile (200 MRD). E darsi da fare, correre, sia in progettazione, sia in realizzazione?

LDG Prima di tutto preciso che PNRR è un tema sia del presente sia del futuro. Quindi è coerente il fatto che ce ne stiamo occupando. Circa le due alternative sopra indicate, entrambe rispondono alla Concretezza, cioè ad una delle 3 caratteristiche CCD (Concretezza, Coraggio, Determinazione) della Premier.

FIL Ho capito. Ma cosa suggerisci alla Giorgia?

LDG Devo fare un distinguo tra concretezza statica e concretezza dinamica.

FIL Pure tu ti metti a fare il sofisticato, il complicato.

LDG Calma, calma. La prima (concretezza statica) corrisponderebbe alla prima alternativa. Cioè prendere una quota dei 200 miliardi. E si baserebbe sui progetti che si è convinti di poter realizzare.

La seconda (concretezza dinamica) si baserebbe (in primis nel buttar all’aria la concretezza statica) sulle potenzialità, cioè sulle capacità che si pensa di avere per organizzare le forze necessarie e motivare i collaboratori. Il tutto ad una velocità fuori dell’usuale.

FIL E allora tu cosa suggerisci?

LDG E’ un problema di coraggio.

FIL Ma nella famosa terna Ccd (Concretezza, Coraggio, Determinazione) caratterizzante la Premier c’è la C del Coraggio.

LDG Si, ma ci sono due tipi di coraggio. Il primo riguarda l’accettazione del rischio di non voler perdere quello che hai o che è a portata di mano (quindi alternativa 1).

Il secondo tipo di coraggio (di livello certamente superiore al primo) riguarda l’accetta-zione del rischio di non voler perdere tutto quello che potresti avere (alternativa 2).

FIL E quindi?

LDG Non conoscendola bene in profondità, non posso pronunciarmi sulla scelta che lei dovrebbe fare.

E comunque, se vuoi sapere cosa farei io (cosa che non conta nulla, tranne che soddisfare la tua curiosità), confesso che non avrei dubbi per la seconda alternativa.

FIL Beh, concludiamo sul programmare e non programmare.

LDG Ma certo che bisogna programmare. Solo gli artisti si possono permettere il lusso di non programmare. E ti pare che i politici siano degli artisti?

FIL Come, no? Artisti dell’illusionismo.

LDG Accidenti! Hai ragione. Bravo, mi hai stupito. Confido che anche tu, cara Giorgia, stupisca gli Italiani, presto, in positivo.

Un cordiale saluto.

Luigi De Gregorio – Un cittadino comune.