X
mercoledì 30 Luglio 2025
Cerca

Soci dell’Archeoclub col naso all’insù dalla fortezza di Lucera al rosone di Troia

TERMOLI. Soffia il vento sulle crepe e le antiche pietre di Lucera. Piega l’erba. Il sole finalmente torna a sorridere per regalare ai soci dell’Archeoclub di Termoli una visione inedita. L’impianto dell’enorme fortezza è tutto in piedi. Detta le sue dimensioni tra Porta Lucera, ben difesa, e la Torre della Leonessa. Tra cielo e terra è un baluardo di difesa tra la Daunia, il Gargano e la Capitanata. Il panorama si perde in lontananza tra i laghi, il mare azzurro e il mare giallo del grano.

È magica l’atmosfera che si crea tra gli scavi e le mura perimetrali. Rispetto al vento forte che c’è fuori – direbbe Franco Arminio – il nostro è un piccolo respiro. Di un sacro minore. Vivo. Che vola in alto. Oltre ogni limite. Saldo alle proprie radici. Qui le orme del grande Federico si affacciano tra le ombre. Fa scuola la luce di Siponto. Si riaprono nel frattempo pagine interessanti di cavalieri erranti. In un ambiente ricco di sorprese dove arabi, saraceni, illustri matematici, filosofi e dignitari svevi convivevano con piacere insieme sotto le stelle. Senza discriminazione di razza e di fede. L’abbraccio a questa filosofia di vita è entusiasmante. Attuale. Lo sguardo dei visitatori resta appagato da tanta meraviglia. Dopo la porta principale, colpisce il Palatium di Federico II. Una fortezza nella fortezza. Sulla spianata più ampia di Colle Albano. L’edificio anticamente si presentava come palazzo torre. Enorme come si vede dai resti delle sue possenti mura. Era splendido come narrano i viaggiatori del tempo. Ricco di opere d’arte e di capitelli provenienti dalla spoliazione della Luceria romana. Lo splendore della sua breccia corallina si vedeva da lontano. Come un faro sulla terra rialzata. 

All’interno custodiva preziosi manufatti di abili artigiani saraceni intenti alla lavorazione di stoffe, armi, ceramiche e tappeti. “A tavola con Federico II, Stupor mundi e Puer Apuliae, si ci sedeva con stile dando spazio a cene raffinate e a riunioni conviviali – precisa Oscar De Lena, presidente dell’Archeoclub di Termoli, storico, scrittore e appassionato narratore – Non solo. Si affrontavano gli argomenti meno cruenti, non meno irrilevanti rispetto allo spirito eclettico dell’imperatore, che sedeva piacevolmente con musici, romanzaturi, personaggi di spicco del luogo e del mondo arabo, maestri di fabbrica e belle donne. Tra una pausa e l’altra si dissertava anche di caccia. Di quella passione che anima il suo “De arte venandi cum avibus”, il trattato più importante di falconeria di tutti i tempi che ha un valore immenso”. In compagnia del presidente dell’Archeoclub di Lucera, Walter Di Pierro, e del vicepresidente Simone De Troia, esperta guida turistica, la visita prosegue al Museo di Archeologìa Urbana “Giuseppe Fiorelli”, all’interno del Palazzo Nicastri-Cavalli. Un bell’esempio di dimora signorile settecentesca della città. Qui si conserva un ampio apparato scultoreo: Venere Pudica, Ercole Epitrapezio, Eros dormiente e, a pochi passi, il famoso mosaico che contiene scene di ambiente marino. Non mancano ceramiche invetriate di manifattura saracena e iscrizioni in lingua araba. A seguire visita alla cattedrale. Probabilmente sorta su una moschea demolita quando Carlo d’Angiò sconfisse i saraceni.

Trasformando così la Luceria Saracenorum in Luceria Civitas Sanctae Mariae, dedicata, appunto, a Santa Maria Assunta. All’interno custodisce pregevoli opere d’arte. La mensa dell’Altare Maggiore – come si vede dalle immagini – proviene dal Palazzo Imperiale di Castel Fiorentino dove nel 1250 morì Federico II. Nel pomeriggio visita alla Cattedrale di Troia. Sulla magnifica facciata è possibile ammirare il più bel rosone del mondo. Ricchissimo di decorazioni, opere scultoree e, dunque, di un corredo ornamentale di rara bellezza. Luminosissimo. Si tratta di un grande organismo architettonico vivente.

Un universo di dettagli concreti con scene di vita comune. Talvolta raccapriccianti. Paurose. Piene di simboli. A forte impatto espressivo. Un intreccio di ricami sapienti. Forato da delicatissimi ricami quadrati, cruciformi e romboidali. Si tratta di un lavoro perfetto con Geometrie perfette. All’interno di un fiore profumatissimo. Dal sapore decisamente orientale. Come ci ricorda la mezzaluna sulla fiancata. L’occhio di Dio è qui.

Luigi Pizzuto