TERMOLI. Nell’era della seconda repubblica più di una volta i candidati al Consiglio regionale espressione della città di Termoli sono rimasti a un passo, o poche orme dal soglio di Palazzo D’Aimmo (prima Palazzo Moffa). Una macumba che si sta confermando anche nelle elezioni regionali di ieri e domenica 25 giugno.
Tanti candidati, ottimi risultati, ma nessun eletto, perché l’affluenza non elevata, la conflittualità evidente sul territorio, anche all’interno della stessa coalizione e le scorribande di chi da fuori città ha macinato centinaia e centinaia di preferenze, hanno inibito ancora una volta la centratura del bersaglio.
Il caso più eclatante è quello del vice sindaco Vincenzo Ferrazzano. Indubbia la soddisfazione personale per aver raggiunto 1.222 preferenze in città, ma resta comunque il rammarico per il mancato seggio. Ora Ferrazzano resterà a guidare l’amministrazione in via Sannitica. Stesso discorso per altri esponenti, come Laura Venittelli e Nicola Rocchia. Da sottolineare anche il risultato complessivo di Silvana Ciciola e Rita Colaci.
Tuttavia, chi conosce i meccanismi della politica, aveva evidenziato questo rischio, sia legato alle liste d’appartenenza che al possibile “fuoco amico”, non è il caso di Ferrazzano, dove il vulnus è stata una lista che ha tirato meno di quello che si pensava.