venerdì 14 Febbraio 2025
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Giorgia e il cerchio della (in)felicità

MILANO-TERMOLI. Si rinnova l’appuntamento domenicale con le considerazioni espresse dal pulpito milanese del termolese Luigi De Gregorio, attraverso la rubrica “A Giorgia”, metaforicamente e non solo rivolta all’azione del Governo Meloni. «Non cronaca politica, ma idee e suggerimenti da un cittadino comune».

«Cara Giorgia, quando si parla di felicità o infelicità ci si riferisce in genere a quella delle singole persone. E poi felicità è una parola grossa, importante, e perfino la sua definizione trova ostacoli, per cui, alla fine delle varie enunciazioni di letterati, antropologi, filosofi, ci si ritrova una gamma di locuzioni che vorrebbero intrappolarla. Ma nessuna di queste la contiene tutta.

E qui, in questo post, noi vorremmo addirittura interessarci della felicità di un popolo ed in particolare di quello Italiano? Da perfetto masochista procedo.

L’impresa è ardua, se non impossibile. Infatti considerandone le difficoltà nel passare dal tema della felicità dei singoli a quella di un Paese intero è come cadere dalla classica padella alla, anch’essa classica, brace. Come se dalle difficoltà di scalare una montagna di 2000 metri, decidessimo di voler scalare una da 8000.

In ogni caso esistono delle graduatorie mondiali in cui, ai primi posti, ci sono i Paesi più felici e, man mano a scendere, quelli meno. Come siano state redatte, elaborate, su quali elementi siano state costruite, non mi è noto e, comunque in tutte, l’Italia non è posizionata molto bene.

Ma alcuni cittadini italiani potrebbero dire: “E che…. occorrono queste classifiche per sapere che il nostro non è un Paese felice?”

Mentre altri, attaccandosi al sole, al mare, alla pizza, agli spaghetti, potrebbero dire: “E quale Paese potrebbe essere più felice del nostro?”

In ogni caso mi è capitato di leggere un metodo di misurazione della felicità talmente semplice che voglio riportarlo qui di seguito ed ognuno lo può utilizzare per misurare la propria felicità personale o quella del Paese.

Il metodo è da considerarsi non obbiettivo (e quale metodo potrebbe avere la presunzione di esserlo) oppure approssimativo (nel senso non ha certezza scientifica della Fisica che afferma senza timore di critiche che l’acqua bolle a 100° C).

Insomma, il criterio è di tipo assolutamente soggettivo ed ognuno è responsabile delle proprie valutazioni.

Premesso quanto sopra, ho misurato la felicità media del nostro Paese e sono arrivato alla stessa conclusione di quelle classifiche che lo hanno posizionato come non felice.

A questo punto declino il metodo passo per passo.

Esso si basa su tre cerchi concentrici. Il primo rappresenta l’Autostima, il secondo l’Affetto della famiglia intesa in senso ampio, il terzo cerchio rappresenta il rapporto tra Stato e cittadino. La singola valutazione va da 1 a 10, pertanto il valore globale raggiungibile è 30 e coinciderebbe con la massima felicità.

Ora ognuno, come già detto, può fare la propria valutazione personale, mentre noi qui di seguito ne facciamo una a buon senso del Paese e dell’Italiano medio.

Circa il primo parametro, l’Autostima, potremmo assegnare un voto di sufficienza (6 /7) evitando la zona alta dell’autoreferenzialità, della visione continua del proprio ombelico, del posizionamento estremo del Marchese del Grillo “Io sono io e voi non siete un c***o “.

E, nello stesso tempo, schiviamo un giudizio troppo severo con noi stessi e, ancor più, sfuggiamo ad una valutazione collegata strettamente a stati d’animo tristi o sfiduciati.

Insomma la sufficienza, sopra indicata, potrebbe rappresentare la valutazione dell’autostima del cittadino normale. Ed in quanto valore medio, porta con sé le considerazioni che vengono fatte per la media dei figli generati dalla famiglia italiana, per la media dei polli mangiati per abitante della Penisola etc.

Circa il secondo cerchio ossia quello inerente all’affetto familiare, trattandosi di media tra situazioni disperate e situazioni ricche di amore, di sentimento, di bene, non possiamo che attribuire una valutazione media (6-7).

Ora esaminiamo la posizione del cittadino medio sul terzo cerchio, quello del rapporto tra Stato e cittadino.

Escludendo i privilegiati, che considerano lo Stato la mucca da mungere o la mamma sempre affettuosa e disponibile nei loro riguardi, abbiamo che la moltitudine dei cittadini è concorde su un voto basso, e pressoché uniforme, ossia 2, e non minore di esso solo per decenza.

Facciamo ora la somma. Ne risulta 14 / 16. Cioè restiamo al di sotto della sufficienza del 18-30 necessaria per il superamento di un qualsiasi esame universitario.

Insomma, un cittadino con un’autostima sufficiente, con affetto familiare sufficiente, prende dallo Stato batoste in testa e gli tocca vivere in una realtà con servizi inefficienti, corruzione e peculato, sprechi ed incapacità in generale. Ed evitiamo di ripetere il lungo elenco di problemi trentennali mai risolti.

Allora, cara Giorgia, è evidente che la tua mission è quella di poter far raggiungere a questo Paese l’area della Felicità, almeno con il minimo della sufficienza. Di trasferirlo dall’area cupa e rassegnata del non cambierà mai nulla a quella dell’ottimismo e della costruzione di un futuro migliore.

Insomma, hai il compito immane di dare vita ad una Rinascita che nessuno ha mai tentato prima, di realizzare il passaggio da Paese infelice, per colpa dei suoi governi (e non certo dei suoi cittadini), a Paese felice, di meritare posizioni onorevoli nella parte alta delle classifiche mondiali.

A dirla così, la tua sarebbe una mission impossibile. Ma, andando al sodo, gli Italiani si accontenterebbero di due cose basilari: un lavoro dignitoso ed essere curati quando si ammalano.

Circa la prima esigenza ricordo che ti sei pronunciata fiduciosamente nella creatività degli italiani. Naturalmente occorre dare loro una mano a poterla esprimere. Infatti. Come ai potenziali giocatori di una partita di calcio devi dare loro un pallone ed un campo, così, ai cittadini Italiani, devi dare la possibilità di utilizzare la loro creatività, sempre che le idee ed i progetti portatori di nuovi posti di lavoro, vengano raccolti, canalizzati, valutati, finanziati e realizzati. Nel Post 10 Le Persone – La vera Ricchezza dell’Italia abbiamo declinato gli strumenti organizzativi essenziali per utilizzare la suddetta creatività.

In ogni caso, una cosa certa è che il sistema imprese, in parte decotto, in parte in lotta per la propria sopravvivenza e solo una piccola parte certamente sano, non è in grado di creare 5 milioni di posti di lavoro. Chi affermasse il contrario direbbe una cosa assurda, come se dicesse che un aereo di linea fosse in grado di volare fino a Marte.

Invece 50 milioni di adulti lo possono fare, se invitati, se spronati, se alimentati di fiducia, e soprattutto se vengono forniti loro i canali su cui le loro idee e capacità progettuali possano viaggiare e trovare valutazione, selezione, finanziamento e realizzazione.

Circa la seconda esigenza, quella di essere curati con efficienza ed efficacia, ci sono due temi da affrontare.

Quello organizzativo: porre sul territorio il numero adeguato di ospedali, medici paramedici e attrezzature moderne.

Quello finanziario: avere i soldi necessari per poter disporre degli uomini, e dei mezzi sopra esposti, in considerazione del normale buon senso a portata di mano nel motto non si possono fare i matrimoni con i fichi secchi.

Appunto. E dove si recupererebbero questi soldi? Nel Ces (corruzione, evasione fiscale, sperperi) trasformandolo da terna sanguisuga degli Italiani a terna salvifica delle casse verdi e piangenti dello Stato.

Ora, diciamola tutta, questa battaglia del Ces, per importanza, è paragonabile solo a quella relativa alla creazione di 5 milioni di posti di lavoro, nella quale il Quid che porta alla vittoria è dato dall’abilità di far emergere in 50 milioni di adulti la loro potenzialità creativa e farla convergere (con opportuna selezione) in progetti operativi e generativi di posti di lavoro.

Mentre, nell’abbattimento del Ces (Corruzione Evasione e Sperperi), ci sono nemici veri in carne ed ossa che difenderanno i loro interessi truffaldini fino allo spasimo.

Chiariamo pienamente la differenza di difficoltà tra le due battaglie: se a quella di Abbattimento del Drago della Disoccupazione assegniamo un indice di difficoltà pari a 10, ne consegue che, alla Battaglia del CES, occorre assegnare il valore di 100. Perché, in quest’ultimo caso, bisogna abbattere un vecchio costume italiano: il tris vergognoso fatto di corruzione, evasione e sperperi.

Nessun premier e nessun partito ha mai intrapreso seriamente la battaglia del Ces, se non verbalmente nelle campagne elettorali, se non con iniziative spot di facciata e di breve durata.

E tu, Giorgia, cosa intendi fare circa la battaglia del Ces? Ben sai quanto sia dura, quanti nemici siano annidati ovunque e quanto pericoloso sia anche il fuoco amico. Ma tu queste cose le conosci benissimo.

Pertanto io mi limito a fare delle prospezioni:

1. La battaglia del Ces la si perde ovviamente se combattuta con scarsa convinzione, ossia con poco tempo dedicata ad essa, senza adeguata forza morale ed intellettuale, con utilizzo di risorse umane insufficienti, come se l’esercito nemico degli Antitaliani

(della Corruzione, Evasione e Sperperi) schierasse 100.000 uomini e noi immettessimo nella battaglia 5000 uomini di poco valore e con poca convinzione.

2. Il punto precedente comporterebbe che la Speranza degli italiani si suiciderebbe definitivamente.

Già alcuni decenni fa la Speranza ha fatto un volo di ricognizione dal Trentino alla Sicilia ed ha visto di tutto e di più: in abbondanza i tre elementi del CES. Ma anche altro: scambio di voti, tempi lumaca della giustizia, burocrazia, fragilità idrogeologiche.

Fece un primo pensierino a suicidarsi poi optò per andare a verificare cosa facessero quelli del Potere a Roma e si appollaiò in alto per osservare gli inquilini dei tre palazzi di Monte Citorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi.

Ne rimase sconvolta. Constatò che tutti avevano letto ed assimilato il noto libro La nobile arte del Cazzeggio di John Perry e che, addirittura alcuni, lo portavano in borsa per consultarlo in caso di bisogno improvviso.

Allora comprese che non c’era nulla da fare, al pari di un coma irreversibile, e quindi optò per il suicidio

3. E poi arrivasti tu, in quel 22 ottobre del 2022. Caratterizzata da CCD (Concretezza Coraggio e Determinazione). Il tutto accompagnato da un sonoro romanesco della Garbatella ed una chimica attrattiva con piacevolezza estetica.

La Speranza fece capolino sulla nuova situazione della politica italiana e disse a se stessa forse qui mi conviene risorgere. E, a differenza dei comuni mortali, potette.

Ed essa (speranza) cosa suggerisce? Quale ragionamento fa perché essa stessa prenda consistenza e fiducia e le trasmetta agli Italiani?

Ecco il suo pensiero. Dopo un periodo di ambientazione della nuova Premier nei Palazzi italiani ed internazionali superiore a quello della luna di miele politica (indicato in 3 mesi, non si sa da chi) ora è giunto per Giorgia il momento di concentrarsi sulla Felicità degli Italiani od almeno su un normale benessere che si basi sul soddisfacimento di due cose:

un lavoro pagato dignitosamente, (senza la schiavizzazione data dall’unione della precarietà ed una miserevole remunerazione di 6 euro/h ben al di sotto del 30 % rispetto a quelle di altre democrazie europee)

cure tempestive ed efficaci in caso di malattia.

Quindi la Speranza ti invita a prendere ispirazione dalle 4 icone: Giovanna D’Arco, Elisabetta 1^ d’Inghilterra, Garibaldi, W.Churchill.  

E poi ad iniziare le due battaglie: quella di Abbattere il drago della disoccupazione e la battaglia del Ces Solo vincendo le suddette battaglie il Paese può fare un salto nel cerchio della Felicità e gli Italiani vivere nell’area della serenità e del benessere.Altrimenti, per dirla con Franco Califano, tutto il resto è noia. E noi aggiungeremmo tutto il resto è zavorra, è dejà vu, è Schiappecrazia che vince e continua ad abitare al vertice della Piramide schiaccia sudditi.

Un cordiale saluto

Luigi De Gregorio – Un cittadino comune

In precedenza:

Il Cigno nero dopo trent’anni di cigni bianchi

Il pragmatismo è donna e l’Italia ha una premier

La battaglia del Ces

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A Giorgia

Strategie funeste per il Paese: perdere e far perdere tempo