mercoledì 5 Febbraio 2025
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Lo strappo sul Cosib: «Una terra di opportunisti non offre opportunità, le distrugge»

TERMOLI. Che si fosse “rotto” qualcosa nel rapporto tra il sindaco di San Martino in Pensilis, Giovanni Di Matteo, e la componente di amministratori locali del basso Molise che portarono agli assetti del novembre 2020.

In quella occasione, il primo cittadino sanmartinese fece un passo indietro, favorendo l’integrazione nel comitato direttivo dell’allora sindaco di Guglionesi, Mario Bellotti, che entrò assieme a Costanzo Della Porta, Roberto Di Pardo, Vincenzo Aufiero e Piero Donato Silvestri.

Ora, dopo le dimissioni dei primi tre, per motivi diversi, il nuovo direttivo è stato eletto giovedì scorso, com’è noto con Silvestri presidente, Aufiero vice e l’ingresso nel board dei sindaci di Portocannone, Guglionesi (ancora) e Ururi, rispettivamente Francesco Gallo, Antonio Tomei e Laura Greco.

Su questo, Di Matteo ha pubblicamente riferito il suo pensiero e non è certo stato tenero, marcando dalla posizione di componente dell’assemblea generale la distanza rispetto ai nuovi equilibri.

«Diciamola tutta, senza ipocrisie: aver fissato la nomina del nuovo Cda del Cosib dopo le elezioni regionali, lasciando un organismo così importante paralizzato per oltre un mese, con una carica vacante da ottobre 2022, è stato davvero imbarazzante e umiliante. Nessun confronto su strategie, nessuna condivisione sull’idea di sviluppo del Consorzio o, a quanto pare, su come asfaltare il mare. Semplice contabilità “ex voto”. Per quanto mi riguarda, penso che, oggi più che mai, il Cosib debba garantire uno sviluppo industriale equilibrato e compatibile con il territorio: operare delle scelte. 

Penso che gli amministratori rappresentino non solo i loro comuni, concetto da turbo-clientelismo anni ’80, ma l’intero territorio molisano e oltre. Penso che, visto il tasso di natalità attuale, tra soli dieci anni non ci saranno più operai ma ragazzi con un livello culturale sempre più alto alla ricerca di contesti dinamici e moderni, abituati al confronto e alla discussione, non disposti a subire umiliazioni e ricatti. Per questo si va via. Penso che una terra di opportunisti non offra opportunità, semmai, le distrugga. Mai come questa volta, dalla parte giusta».