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venerdì 21 Marzo 2025
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Siglato l’accordo in Regione sulla Vibac, ammortizzatori sociali fino al 10 luglio 2024

TERMOLI. Si è chiusa ieri mattina, alle 10, a Palazzo Vitale, sede della Giunta regionale del Molise, la vertenza Vibac. Sono 116 dipendenti dichiarati in esubero, ma che avranno la copertura di un ulteriore anno di cassa integrazione straordinaria. Presenti l’assessore regionale Quintino Pallante (delegato dal presidente uscente Donato Toma) e il direttore del Terzo dipartimento, Claudio Iocca. Sigillato un accordo quadro venuto fuori dopo ben 5 incontri formali: 4, 16 e 30 maggio, poi 12 e 29 giugno.

Summit nei quali le parti hanno ripetutamente concordato di aggiornarsi fino a ieri, per approfondire la problematica e per valutare le proposte formulate dalle parti. Anche ieri si è svolta una riunione ulteriore per l’esame congiunto necessario a inquadrare l’intervento di Cigs per accordo di transizione occupazionale. La Vibac è stata rappresentata in streaming dal maggiore azionista e presidente, Pietro Battista, nonché da Simone Pellegrini. Parti sociali affidate a Giuseppe Tarantino (Filctem-Cgil), Massimiliano Recinella (Femca-Cisl), Carlo Scarati (Uiltec-Uil), Roberto Bonaduce e Matteo Corvacchioli (Fismic-Failc-Confail) e le Rsu con Franco Lanotte, Giovanni Fiorilli e Antonio Colonna. Presente anche l’Anpal Servizi Spa, con Giovanni Di Matteo e Luciano Poleggi. Lo stabilimento Vibac, come precisato anche nel verbale siglato ieri (assieme a quello gemello di Vinci) produce nastro adesivo, a partite da supporti di film (polipropilene) e di carta, differenziandosi dai siti di Viggiano e Bazzano. La narrativa aziendale recita una produzione del settore tape in calo progressivo e significativo dal 2017, con una procedura di licenziamento collettivo datata inverno 2020 già a Vinci. Nello stabilimento di Termoli sono state mantenute le “commodities”, che essendo caratterizzate da margini inferiori, debbono sopperire in volumi superiori per avere costi unitari di produzione più bassi. Negli ultimi 3 anni, però, le condizioni di mercato sono peggiorate ulteriormente, a causa prima della pandemia e quindi del conflitto russo-ucraino, generando costi esponenziali per l’energia.

Da qui la riduzione forte della domanda da parte di tutti i Paesi industriali, con in Italia l’innalzamento dei costi di produzione, aggravati da un credito bancario più oneroso. Dal 13 gennaio 2022 al 9 luglio scorso c’è stato un periodo di cassa integrazione ordinario, quindi un anno di Cigs e il 27 febbraio scorso è stata aperta la procedura di licenziamento collettivo dei 126 dipendenti (su 142), che abbiamo seguito in ogni passo. Scelta per la dirigenza aziendale ritenuta inevitabile a fronte degli interventi di efficientamento realizzati. I prezzi ai quali lo stabilimento di Termoli riesce a produrre continuano a non essere competitivi, poiché la congiuntura di mercato si ulteriormente aggravata, rendendo necessario ridurre gli organici in modo significativo. I primi confronti tra azienda e sindacati si sono avuti il 10 marzo e il 20 aprile scorsi, chiusi con un mancato accordo. Poi, si è insediato il tavolo regionale di crisi, nell’intento di limitare l’impatto della crisi sui livelli occupazionali, fino all’accordo di ieri. I 116 dipendenti vengono ora tutelati dalla Cigs dall’11 luglio al 10 luglio 2024.