MILANO-TERMOLI. Si rinnova l’appuntamento domenicale con le considerazioni espresse dal pulpito milanese del termolese Luigi De Gregorio, attraverso la rubrica “A Giorgia”, metaforicamente e non solo rivolta all’azione del Governo Meloni. «Non cronaca politica, ma idee e suggerimenti da un cittadino comune».
Al termine dell’articolo c’è l’elenco delle pubblicazioni precedenti con relativo link.
«Cara Giorgia, come si comprende dal titolo, il tema è abbattere un drago. Obiettivo che i signori uomini che ti hanno preceduta non sono riusciti neanche a ferire. Anzi, non gli hanno fatto neanche il solletico. Il drago neppure si è accorto di loro ed è cresciuto forte e baldanzoso. Pochi anni fa c’erano 2 milioni di disoccupati, ora ce ne sono 5 milioni. E si prevede di arrivare a 10 milioni se si continuerà con lo stesso approccio tenuto finora: un modo debole non adeguato a risolvere un grande problema, un atteggiamento senza convinzione, con il retro pensiero di non potercela fare.
Invece il vincere sulla disoccupazione significa una guerra vera e propria con coraggio e determinazione. Significa non ignorare la sofferenza altrui. Significa comprendere ed avvicinarsi alle lacrime ed agli stenti di milioni di persone che chiedono aiuto. Ebbene una donna premier, audace, impavida, e nello stesso tempo risoluta fino alla meta, potrebbe riuscirci.
Ora però occorre toglierci un grande sassolino dalla scarpa che potrebbe fermare tutto come la sabbia negli ingranaggi di una macchina.
Trattasi della convinzione generale nella quale rientra anche una tua dichiarazione “sono gli imprenditori che creano i posti di lavoro e non il governo”. Ed al primo impatto sembrerebbe così.
Ma approfondendo, e calandoci nel contesto tragico attuale, possiamo comprendere che la creazione del lavoro non può essere lasciata in mano agli imprenditori.
In primis per un problema di numeri. Se pur concessa una eventuale ripresa industriale, essa non potrebbe creare nuovi posti di lavoro in maniera adeguata alla situazione di crisi (5-10 milioni di disoccupati) del Paese. Sarebbe come se un domatore al momento del pranzo di una famiglia di leoni si presentasse davanti a loro con un solo chilogrammo di carne.
In secondo luogo c’è da considerare una sorta di ciclo di vita dell’imprenditorialità. Gli imprenditori sono stati creativi al momento della nascita della loro azienda per aver inventato un prodotto/servizio ed aver disegnato un segmento di mercato nel quale avrebbero avuto successo.
Subito dopo si sono concentrati sulla crescita aziendale mediante la creazione dell’organizzazione migliore, la presenza di tanti mercati geografici. Di conseguenza hanno opportunamente dato più spazio alla razionalità, riponendo in secondo piano la creatività.
Nella terza fase vivono in generale la battaglia della competizione. Ed ora?
Nella situazione attuale di decrescita mondiale stanno lottando per sopravvivere. Stanno combattendo contro tutte le conseguenze dovute alle due grandi tragedie umane: guerra e pandemia. Stanno correndo dietro ai mercati, alle materie prime, alle impennate dei costi. In questa situazione è prioritario per loro non fare banca rotta. Quindi non è pensabile che da pugili nel ring della vita aziendale si dedichino al ruolo di ostetrici in un reparto di nascite (di posti di lavoro).
Insomma, in questa fase storica il problema occupazionale, la nascita di nuovi posti di lavoro non può avvenire ad opera della classe imprenditrice, se pur essa antropologicamente rappresenta la mano operatrice dell’articolo 1 della Costituzione (l’Italia è un Paese fondato sul lavoro).
Dunque, bisogna inventare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso. Occorre che:
il vento della creatività voli su tutto lo Stivale,
le persone, la vera risorsa umana del Paese, possano avere l’opportunità di dare il loro contributo di creatività (solo in parte sopita),
la potenzialità progettuale delle persone venga fatta emergere e canalizzata nell’ottica “Nessuno si salva da solo” e “Tutti insieme abbatteremo il drago della disoccupazione”.
Ora parliamo del drago della disoccupazione con Filippo
FIL Tu dici che anche se ci fosse una ripresa dell’attuale sistema produttivo, non si riuscirebbe a soddisfare la domanda totale di lavoro.
LDG Globalmente è così, con la solita eccezione di poche aziende che per varie ragioni, che qui trascuriamo, si potrebbero trovare in fase di boom
FIL Ed hai accennato alla creatività delle persone e che da tutto il Paese si potrebbe avere una fioritura enorme di progetti che, nella loro totalità, possono allontanare la tragedia della disoccupazione.
LDG Esattamente. Si tratta di un’Idea-Progetto denominabile Creatività e progetti per il Lavoro che si basa su un:
Piano di comunicazione che renda noto a tutti gli Italiani (singoli cittadini, aziende medio piccole, associazioni, istituzioni varie) della possibilità di sviluppare idee progetti che creino almeno qualche decina di posti di lavoro ciascuno.
Centri di ricevimento dei Progetti a livello Comunale e Regionale
Presentazione diretta dei proponenti dei progetti preselezionati
Organizzazione e valutazione dei singoli progetti: la fattibilità, il Roi, il livello occupazionale, il finanziamento
Assistenza alla realizzazione
FIL Please un po’ di chiarezza. Quando dici tutti gli Italiani cosa intendi?
LDG La lingua italiana è semplice. Tutti vuol dire tutti: singoli cittadini, la bocciofila di quartiere, il Teatro alla Scala di Milano, l’Associazione amici della liuteria, Il Ministero dell’Agricoltura.
FIL Mi sembra un misto fritto
LDG Tutti, nel proprio ambito, possono diventare punti di sviluppo di posti di lavoro. Anche quelli che credono di essere solo centri di costo possono orientare la loro creatività verso la produzione di lavoro. E’ una questione di postura mentale.
FIL Ma in verità i cittadini pensano che ci siano i ministeri già preposti allo sviluppo economico ed a quello del lavoro.
LDG Ma per piacere. Tu credi veramente che i ministri e codazzo di funzionari abbiano la modestia di assumere la postura da pensatori suggerita da De Bono (pollice sotto il mento e indice in verticale lungo la guancia fino alla tempia) e vengano fuori i posti di lavoro.
Fil Non credo proprio
LDG E allora tocca alla società civile, dai Cantieri navali di Trieste, al piccolo agricoltore del Lazio, che guardino alle loro diverse realtà con gli occhiali dello sviluppo del lavoro
FIL E il Governo che fa? Sta a guardare?
LDG Non diciamo sciocchezze. Non solo Il Governo, ma tutte le istituzioni, e quindi anche le Regioni ed i Comuni, hanno, in primis, il compito di creare questo vento di creatività di idee e di progetti.
FIL Insomma in tutti i Comuni, in tutte le Regioni, in tutto lo Stivale, ci sia un orgasmo da progettazione.
LDG Beh, non esageriamo con il lessico, ma la sostanza è quella.
FIL Ed i soldi?
LDG Lo sapevo che prima o poi saresti arrivato allo sterco del diavolo. I soldi ci sono. Tu pensa che, rispetto ai fondi messi a disposizione dall’Europa, noi Italiani, storicamente e mediamente in decine di anni, ne abbiamo usufruito soltanto del 20% per mancanza di progetti.
FIL Non ci credo
LDG E leggi c***o. Aggiornati. Il problema è che noi italiani siamo diventati poveri non solo economicamente, ma soprattutto poveri di entusiasmo. E quello chi te lo dà?
FIL Teoricamente dovrebbero infondere coraggio al Paese coloro che governano.
LDG Certo, ma è successo che nel trentennio erano troppo impegnati alle carriere, alle poltrone, a piazzare i loro yes man, i loro adulatori con pronta salivazione
FIL Ma adesso siamo arrivati alla frutta
LDG Adesso siamo come quella rana tutta allegra e contenta perché sguazzava in una pentola di acqua fresca. L’acqua sul fuoco cresceva di temperatura. Quando la rana si è accorta del pericolo si è data una zampata per saltare fuori dalla pentola e salvarsi.
FIL Tu dici che noi ci troviamo nella stessa situazione della rana?
LDG Penso proprio di sì. Abbiamo questa opportunità di avere una donna alla guida del Paese. E quindi con tutta la concretezza, il coraggio, la determinazione che caratterizza le donne. Però anche il Paese deve attivarsi e collaborare. Tutti insieme, come la rana, saltiamo fuori dalla pentola piena di letale acqua bollente.
FIL Ma tu credi che ce la caveremo?
LDG In verità c’è una notizia che forse ti è sfuggita. Una notizia scoop che non ti arriva dai giornali, ma la puoi toccare con mano dalla realtà
FIL E quale sarebbe?
LDG La speranza si è suicidata. Si proprio lei che ha salvato tante vite umane.
FIL Accidenti siamo veramente inguaiati
LDG Però, però la speranza non è una persona. È un sentimento e quindi può risorgere. Abbiamo di fronte a noi il combinato disposto della creatività degli Italiani (magari un po’ sopita) e di avere una donna alla guida del Paese (di cui è sempre bene ricordare Ccd, ossia concretezza, coraggio e determinazione). Un accoppiamento che può generare la forza di chiudere il trentennio passato ed avere l’ossigeno della fiducia per abbattere il drago della disoccupazione e creare un nuovo futuro del Paese.
LDG /FIL E così sia
Luigi De Gregorio – Un cittadino comune
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