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mercoledì 4 Giugno 2025
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L’abbraccio commosso di tutti a Nick

TERMOLI. Una folla immensa di persone si è ritrovata all’ingresso della chiesa di San Francesco a Termoli, per porgere l’ultimo saluto a Nicolino Di Michele, conosciuto a tanti semplicemente come Nick.

L’abbraccio della comunità termolese è grande, non c’è distinzione di colore politico. Sono tutti presenti per salutare in maniera discreta e silenziosa l’amico Nick.

Persona garbata, gentile ed educata sempre pronta a prodigarsi per gli altri.

Il feretro è arrivato ricoperto dal tricolore e accompagnato dai poliziotti della Polizia penitenziaria, di cui Nick era comandante a Parma.

La chiesa di San Francesco ha accolto centinaia di persone, istituzioni e gente comune.

Il dolore è grande e le lacrime scorrono sul viso di tutti, a cominciare dalla moglie Maria Grazia, al figlio Mattia, alle sorelle. Presenti il governatore Roberti, poco dopo è giunto l’assessore Marone, il vice sindaco reggente Ferrazzano, il presidente del Consiglio Ciarniello, gli ex sindaci Di Brino e Sbrocca, il comandante della Polizia locale Cappella, altri esponenti di varie anime, difficili da citare tutti. In prima fila i suoi amici Daniela Decaro e Antonio Bovio, in chiesa anche Gravina, Primiani, Federico, il sindaco e vice sindaco di Larino, il comandante della Penitenziaria Maiorano, la direttrice del carcere di Larino Antonella De Paola, l’ex direttrice Rosa La Ginestra, impossibile citarli tutti. Presente anche il direttore del carcere di Parma, Pappalardo.

La santa messa per l’ultimo saluto è stata celebrata dal vescovo Gianfranco De Luca. La proponiamo integralmente, per permettere a coloro che non potevano essere presenti di poterla fare propria. Presente don Benito Giorgetta e altri sei sacerdoti.

Il ricordo di Daniela Decaro letto in chiesa: «Oggi è uno di quei momenti in cui trovare le parole per salutare un grande amico, nel suo ultimo viaggio, diventa difficile, perché non ci saranno mai parole giuste o sufficienti per ricordare l’uomo, ovvero l’amico Nick e la sua significativa missione sociale. Dio ha consegnato a Nick diversi talenti e lui è stato virtuoso nel metterli a frutto.

Tra le diversi qualità che lo caratterizzavano c’era quella di essere un eccellente oratore e questo lo rendeva pericoloso nei confronti dei poteri forti. Sapeva mostrarti velocemente come dietro un aggettivo ci fosse un intero modo di criminalizzare una libertà. Con lui capivi che non esiste abisso senza superficie.

Ricordo quando all’inizio della consiliatura ha preso per mano me Antonio e Ippazio e ci ha insegnato come funzionava la macchina della politica sempre nel rispetto delle nostre posizioni, senza mai stancarsi di spiegarci fino al punto di consentirci di camminare da soli.

Aveva la capacità di imbastire un discorso partendo dal nulla anche se poi quel niente era fatto di esperienza e cultura.

Quando io o i colleghi gli chiedevamo se avrebbe fatto un intervento su un argomento all’ordine del giorno in Consiglio lui ci rispondeva quasi sempre “Ora vediamo” e poi effettivamente lo vedevamo prendere appunti, scrivere, alzare la mano e cominciare a parlare. Le sue arringhe migliori, quelle da applauso per intenderci, applauso che in sala consiliare non si può fare ma che Nick ha ricevuto diverse volte, le ascoltavamo quando lo facevano arrabbiare soprattutto i consiglieri di maggioranza, diciamola tutta, colleghi che lui rispettava e stimava a prescindere dal colore politico.

In questi due giorni in cui il mio cuore era ingessato mi sono messa in ascolto e ho compreso che per l’ultima volta doveva essere l’arte oratoria di Nick la protagonista, per questo metto a disposizione la mia voce per un suo ultimo saluto, alla sua maniera e con un suo scritto:

-C’è chi sviluppa le spine e chi assoluta assuefazione. Un partito non vale una vita.

Anni trascorsi a combattere l’indifferenza politica, a urlare contro chi non amava e non voleva il bene dei cittadini, anni a discutere, interpretare e capire i bisogni delle persone, denunce a mio carico, pagate con i miei soldi, battaglie per un mostro chiamato tunnel, per l’acqua marrone del mare di Termoli, per l’immondizia ovunque e per il mutismo di chi governava, delusioni, umiliazioni, sconfitte ma anche gioie. Si la felicità di vedere al governo dei giovani o un sindaco amico, felicità per qualcosa di nuovo, per risultati elettorali fantastici.

Poi cala il sipario, tutto diventa lontano, oscuro, quasi surreale, hai un ministro ma non ci puoi parlare, hai dei sottosegretari ma preferiscono andare in auto blu, hai dei consiglieri regionali ma non puoi vederli. Un silenzio che fa rumore. Cerchi di dire loro che la barca può schiantarsi ma nulla la barca va solitaria verso il vuoto assoluto. E poi, e poi ti colpiscono alla schiena come Bruto con Cesare, ti distruggono i sogni e le speranze, ma continui a rispettare non loro ma il tuo sogno. Però quando capisci che la misura é colma, prendi una decisione, forte, pesante, grave (qualcuno direbbe shhhhh lascia perdere che te frega, hai una vita un lavoro) No! La dignità non si calpesta, l’anima non si tocca.

Cosi tutto quello che hai fatto in 12 anni svanisce e sapete perché? Perché le persone (non tutte) sono irriconoscenti e misurano la lealtà, la serietà, l’attaccamento ai valori per gli ultimi 5 minuti della tua vita.

Però ed é la vita ad insegnartelo, ognuno di noi vive una volta sola e senza coraggio senza libertà non hai mai vissuto.

Continuerò ad essere me stesso e mai sarò dalla parte dei più forti.

Nicolino Di Michele dal suo profilo fb del 04.07.2023

Concludo

C’è una preghiera attribuita a Sant’Agostino ma che in realtà pare sia stata composta da un canonico della cattedrale di St. Paul, tale Henry Scott Holland intitolata: “La morte non è nulla”

La morte non è niente.

Sono solamente passato dall’altra parte:

è come fossi nascosto nella stanza accanto.

Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.

Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;

parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.

Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.

Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,

di quelle piccole cose che tanto ci piacevano

quando eravamo insieme.

Prega, sorridi, pensami!

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:

pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.

La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:

è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.

Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?

Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.

Rassicurati, va tutto bene.

Ritroverai il mio cuore,

ne ritroverai la tenerezza purificata.

Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:

il tuo sorriso è la mia pace.

Buon viaggio Nick. Noi pregheremo per te tu ricordati di pregare per noi, ne abbiamo tutti bisogno».

Al termine dell’intervento di Daniela Decaro, parola al comandante della Penitenziaria Francesco Maiorano, che ha ricordato quanto Nick fosse capace di dare il massimo e di farsi apprezzare.

Dopo la benedizione, l’uscita del feretro, tra due ali di folla, l’ultimo picchetto d’onore, il grido “commissario Di Michele”, gli applausi interminabili.