TERMOLI. In gran parte delle città italiane esistono strutture per gli animali abbandonati, per i randagi e anche per chi non può tenere con sé il proprio animale domestico durante una vacanza.
Sono tutte strutture lodevoli, curate da volontari e, a volte, supportate dai comuni di appartenenza.
Ci sono poi, però, persone che non si identificano in volontari e animalisti, che comunque si prendono cura dei pelosetti, e lo fanno con un senso di sensibilità e amore senza eguali.
In Molise queste strutture, specialmente i gattili, non esistono. Esistono le “colonie feline”, ossia gatti che vengono presi, accuditi, soccorsi e dati in affido tramite le persone che li trovano. Sui social, infatti, c’è un grande passaparola che fa sì che il micio adottato, venga portato direttamente a destinazione da queste persone. Da Termoli, ad esempio, può arrivare a Milano con vari passaggi.
I gattili, però non esistono. Non esiste questa struttura dove possano rimanere in stallo per i giorni di cui hanno bisogno, così come i veterinari per le associazioni. Pochi veterinari in basso Molise e, spesso a caro prezzo.
«Chi, come me, ha un’accesa sensibilità nei confronti di animali in difficoltà, senza però voler rientrare nelle categorie stereotipate di “volontaria” o “animalista” si trova ad affrontare estreme difficoltà- così la signora Lucia Monica Flocco, nostra attenta lettrice che prosegue- Ho molti animali di proprietà, tutti salvati da destini tragici. La pressione economica è già notevole, ma si tratta dei miei animali, della mia famiglia e non mi posso sottrarre alle mie responsabilità nei loro confronti. Poi ci sono i più disgraziati, quelli del piano di sotto, gli abusivi. Avrebbero bisogno delle stesse cure ed attenzioni, anche maggiori, perché sono più esposti a pericoli e malattie e quel poco che riesco a fare non è sufficiente, e li vedo ammalarsi, deperire e devo accettare che ho dei limiti e ignorare. Perché ho chiesto aiuto ai volontari e ho incontrato un muro di gomma. Ciascuno crea gruppi nei vari social e difende il proprio orticello a cui non vuole siano sottratte risorse. Quindi mi sono rivolta a chi dovrebbe poter intervenire istituzionalmente, perché titolato a farlo, e la risposta è stata che a casa non potrei tenerli per evitare il sovraffollamento (ed aggiungo io, un esaurimento) ma gli animali sì, devono essere curati. Ok. Quindi chi deve farsene carico? La domanda rimane ancora senza risposta , se non l’unica possibile: io che, come dicevo, sono al limite.
Tutta questa lunga e noiosa premessa con questa domanda rimasta priva di ragionevole risposta (“chi?”) desidero per l’ennesima volta denunciare l’assenza sul territorio di quello che farebbe di Termoli un paese civile.
Parlo di un gattile dove poter ricoverare le mamme gatto in allattamento che si trovino in evidente difficoltà, i cuccioli ammalati che hanno bisogno di terapie, un servizio veterinario in loco per le visite e le sterilizzazioni, la predisposizione di punti ristoro che non siano totalmente a carico dei privati, una collaborazione tra cittadini, sensibili ai bisogni dei più fragili e le istituzioni, per sottrarre a sedicenti volontari il monopolio del randagismo e delle adozioni, la trasparenza nella gestione degli animali sul territorio. C’è stato qualche politico e c’è ancora, che ha fatto della causa animalista la bandiera utile a rastrellare voti, ma nei fatti che cosa è cambiato? La piaga degli avvelenamenti è rimasta tale, la sporcizia in mezzo alla quale i randagi sono costretti a sopravvivere non è diminuita, tutt’altro, e poche persone si sono impoverite nel desiderio di rendere la vita un po’ più facile ai poveri pelosi che si continuano a moltiplicare perché nel raggio di decine di km l’unico posto dove portarli a sterilizzare è Larino. E chi non ha un mezzo di trasporto come fà? La risposta più frequente è: “Organizzati”, e per educazione la replica rimane soffocata fra i denti.
Questo è il livello di civiltà col quale bisogna convivere ogni giorno a Termoli
Tengo a precisare che l’iniziativa della ciotola non è mia»