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mercoledì 2 Luglio 2025
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La questione casa: «E’ in forte crescita il disagio abitativo»

TERMOLI. Nel giorno in cui abbiamo dato sfogo alla situazione di degrado di una inquilina dello Iacp di Termoli, c’è anche uno spaccato molto più ampio da trattare, quello di chi la casa proprio non ce l’ha più o rischia di restare in mezzo alla strada.

L’AsIA/Usb–sportello diritto all’abitare Casa del Popolo Campobasso assieme alla Faced/Città Invisibile Termoli hanno realizzato un report sulla questione casa nel Molise.

IL RAPPORTO

È in forte crescita il disagio abitativo in Italia, come si evince dai dati annualmente pubblicati dal Ministero dell’Interno sui provvedimenti di sfratto, le richieste di esecuzione e gli sfratti eseguiti nel corso di un anno di riferimento. Le politiche pubbliche per la casa sono carenti e l’edilizia residenziale pubblica assolutamente insufficiente. Anche il Molise non si discosta dal drammatico trend nazionale, facendo registrare, anno dopo anno, dati preoccupanti.

I dati del MINT sul 2022

Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel corso del 2022 in Molise si è registrato un +161,74% sugli sfratti eseguiti: si tratta di 390 sfratti, avvenuti (ancora una volta) tutti in provincia di Campobasso. È il numero più alto registrato almeno negli ultimi 10 anni in regione.

Già il periodo gennaio-dicembre 2021 aveva fatto registrare un aumento percentuale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente nel numero degli sfratti eseguiti in Molise con l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario (+ 496%): si trattava nel 2021 di 149 famiglie sfrattate di casa a fronte delle 25 dell’anno precedente (da segnalare che tra il gennaio e il dicembre 2020 era in vigore la legge del blocco degli sfratti dovuta all’emergenza da Covid-19). Nel 2019 erano 152.

Ora il numero degli sfratti supera ogni limite, come si evince anche dalla tavola qui di seguito che riporta una serie storica degli ultimi 10 anni basata sui dati del MINT per il Molise:

 

Sono inoltre 604 le richieste di esecuzione registrate nel 2022, con un +111,19% rispetto al gennaio-dicembre 2021. 107, infine, i provvedimenti di sfratto emessi nel 2022 (+62,12%): di questi ultimi 101, cioè la stragrande maggioranza, sono per morosità e solo 6 per finita locazione. Gli sfratti eseguiti e le richieste di esecuzione in Molise, pur così sostanziosi, sono in percentuale inferiori alla media nazionale (rispettivamente +218 e +199%): i dati, pertanto, testimoniano che quella abitativa è una enorme questione nazionale!

Le persone senza dimora e la grave emarginazione adulta a Termoli e nel basso Molise

Le politiche pubbliche per la casa rappresenterebbero, se ce ne fossero di buona qualità, un argine importante al diffondersi del disagio abitativo, soprattutto in provincia di Campobasso, dove è concentrata anche una buona parte dell’esclusione abitativa riguardante le persone senza dimora. Basandosi sui dati raccolti dall’associazione Faced Ets nell’ambito del progetto PRINS- progetti di intervento sociale – tra il 1° agosto 2022 e il 31 luglio 2023, hanno beneficiato dei servizi del centro a bassa soglia La città invisibile 139 persone. In totale il centro ha registrato 2222 accessi (in media, 185 accessi al mese). Delle 84 registrate, 39 risultano presenze fisse, 45 transitanti.

Politiche inadeguate

A far da contraltare è la nullità dell’intervento statale a sostegno della questione abitativa, sia in termini normativi che di risorse. In primo luogo questi dati certificano per l’ennesima volta il disastro della Legge numero 431 del 1998: questo vale sia per i contratti a libero mercato (4+4) che per il cosiddetto canone concordato (3+2). Quest’ultima tipologia, in aumento di diffusione, non porta nessun vantaggio agli inquilini, ma accorda una tassazione al 10% ai proprietari che si rivolgono alle organizzazioni sindacali firmatarie dei vari accordi, più uno sconto medio sull’Imu del 25%. In poche parole si sottraggono risorse alla collettività arricchendo la classe proprietaria. Non di meno i pochi interventi sostenuti sui vari territori, spesso di carattere propagandistico come i vari bandi di “Housing Sociale”, si sono rivelati vuoti e inadatti. I pochi fondi per la morosità incolpevole (peraltro non rifinanziati) rappresentano, infine, uno strumento problematico, poiché di fatto sottraggono risorse al pubblico destinandole al privato e legittimando la richiesta di canoni folli: questi fondi, infatti, non sono serviti a colmare la distanza fra salari ed affitti.

Siamo alle prese con un disastro che si protrae di governo in governo e che il governo Meloni è totalmente incapace di gestire, specie se ci si affida alle ultime dichiarazioni del Ministro Salvini, che ha annunciato un piano nazionale da 300 milioni per tutto il paese: tale cifra per ora è un’ipotesi, ma se dovesse essere confermata si tratterebbe di uno stanziamento del tutto inadeguato. Questi dati fanno il paio con quelli che ogni settimana vengono pubblicati sull’aumento delle rate del mutuo e sull’impennata dei pignoramenti per i mutuatari in difficoltà, senza nessuna norma (munita di copertura finanziaria) a tutelarli minimamente nei confronti delle banche. Di più: questi dati vanno letti nella cornice dell’impoverimento generale, caratterizzata dallo smantellamento del welfare (si pensi al depotenziamento del reddito di cittadinanza, che destinava fino a 280 euro alla questione affitto); dal caro vita che riguarda la spesa alimentare e le utenze domestiche; dall’ulteriore depotenziamento della sanità, che spinge verso il settore privato, determinando di fatto l’impossibilità di curarsi per milioni di famiglie.

Conclusioni

I suddetti segnali preoccupanti sono gli effetti nefasti di un modello di sviluppo ingiusto e diseguale, squilibrato; un modello che andrebbe rivoluzionato attraverso buone politiche per la casa, che garantiscano dignità e sicurezza sociale alle persone. Dovrebbe crescere la cultura del diritto all’abitare, la lotta contro l’esclusione abitativa, il contrasto alla mercificazione delle case e dei territori: sarebbe «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art. 3 Costituzione italiana), così come favorire «l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione» (art. 47 Costituzione italiana).

Le recenti scelte del governo di non rinnovare il finanziamento del fondo per l’affitto e di quello per la morosità incolpevole, e la decisione di eliminare il reddito di cittadinanza per larga fascia di popolazione, sembrano andare nella direzione opposta a quella sancita nella carta costituzionale.