VASTO. Bellissimo ed emozionante il pomeriggio di ieri, alla presenza anche del sindaco di Vasto, Francesco Menna, oltre che dell’assessore alla Cultura, Nicola Della Gatta, e del Presidente dell’Acm, Carlo Viggiano, in occasione del vernissage della mostra personale “Dolcezza e Rovi” di Antonietta Aida Caruso, che sarà visitabile a Palazzo D’Avalos fino a sabato 14 ottobre.
Oltre all’artista, presenti anche Sara Pellegrini in qualità di critica d’arte e Maria Carmela Mugnano come critica letteraria, oltre ai numerosi amici.
Proprio Maria Carmela Mugnano ha recensito l’evento:
«Un importante punto d’arrivo per l’arte di Antonietta Aida Caruso è la mostra personale “Dolcezze e rovi”, di quadri e sculture, con inaugurazione a Palazzo D’Avalos a Vasto il 7 ottobre 2023, e in esposizione fino al 14.
Per definire il suo lavoro creativo bisogna entrare in un’ampia definizione che consideri la sua capacità espressiva nelle varie diramazioni artistiche in cui si realizza.
Le sue mostre non sono mai una semplice rassegna di opere – e quelle in esposizione già da sole parlano con un importante linguaggio emozionale! – ma c’è sempre un’illuminazione che arriva da altri percorsi, dalla capacità dell’Autrice di essere Artista a tutto tondo.
Oltre che pittrice e scultrice, Antonietta Aida Caruso è una fine narratrice e una poetessa, laddove il termine individua, anche qui in maniera ampia, chi ha, come lei, una visione estetica ed estatica, uno sguardo profondo e visionario sulla realtà e sulla vita. Quando si ha questa intima configurazione si riesce in maniera naturale a toccare contemporaneamente diverse corde dello spettro artistico.
Questa sua propensione a fornire un’ulteriore chiave di accesso poetico al significato dei suoi personaggi o icone, denominazione che preferisce, si è andata man mano definendo.
A Civitella del Tronto, dove un paio di anni fa ha realizzato una bellissima mostra nella suggestiva fortezza spagnola, alla base di ogni quadro c’era una frase o un suo verso poetico a richiamare gli stati d’animo contenuti nell’opera.
E oggi, con un piccolo ma importante libro che ha lo stesso titolo della mostra e condensa i percorsi artistici che la portano nel maestoso Palazzo storico di Vasto, l’Autrice è andata avanti su questa strada ed è riuscita a dare voce e parola alle sue icone attraverso i suggestivi e personali pensieri poetici che si dipanano nel libro, alternandosi con le immagini delle opere. Come ha scritto ultimamente: “l’immagine emoziona, ma la parola scende in profondità”.
Per l’Artista ampliare il discorso creativo in tal modo è una sfida che, mentre da una parte è ispirata al desiderio di offrire maggiore protezione e definizione alla propria creatura-icona equipaggiandola dal punto di vista comunicativo, dall’altra diventa un atto di generosa fiducia nei confronti del lettore perché, sollevando quel velo e scendendo nella profondità dell’immagine per farne emergere i pensieri, svela una parte importante di sé.
Guardiamole queste opere e ascoltiamo quello che hanno da dirci.
Si coglie subito un grande desiderio di armonia e le icone sembrano originate e mosse da una purezza, un entusiasmo primordiale che ne rappresenta la spinta propulsiva. In questo volo esse realizzano delle visioni che lasciano intravedere l’oltre ma, a un passo dalla rivelazione, ritornano in maniera introspettiva e a tratti spinosamente dolorosa – dolcezze e rovi! – a ciò che sostanzialmente vogliono raffigurare: una ricerca profondamente umana, trasversale alle nostre vite, dove, al di là di quelle che riteniamo consolidate certezze, a volte basta una richiesta appesa a uno sguardo a parlarci dentro. Vorrei richiamare uno di questi pensieri che le icone ci rivolgono.
“Noi siamo comparse, come voi ci rianimiamo dopo le sconfitte e accogliamo tutto prima o poi. Lottiamo per l’esistenza attraverso solitudini senza fine purché si sfiori per un momento il barlume della propria essenza. E abbracciamo pur sempre una mancanza nell’urgenza di capire il mondo.”
È poesia pura.
Ho scritto la postfazione del libro “Dolcezze e rovi” ben sapendo che non potevo focalizzarmi sulle domande, ma che dovevo cercare di dare una risposta del tutto personale a un percorso di immagini e parole che si snoda nel volume con uno spazio di profondità e verità, affinché ognuno possa riconoscervi “qualcosa di sé”. Questo mio intervento poteva, pertanto, trovare una corretta collocazione solo alla fine.
Avevo già in mente di rivolgermi alle icone, ma non direttamente. Era giusto che parlasse una mia icona letteraria, quasi a creare un dialogo fra simili.
E ho scelto uno dei “Ventiquattro Personaggi in cerca d’Amore” del mio libro “La Sorgente del mare” che ho pubblicato nel 2013. Questi personaggi hanno molta affinità con quelli della Caruso, sono alla ricerca di un mistero profondo: cosa fa nascere, alimentare, rendere perenne o spegnere il sentimento d’Amore. Il personaggio chiave è un uomo visionario e coraggioso, “Emanuele, il naufrago”, che affronta una traversata molto perigliosa con la sua arca di scienza, emblema dell’equipaggiamento razionale dell’uomo moderno, per raggiungere la Sorgente del mare dove immagina che gli verrà svelato questo mistero.
Ma, in vista di quella che lui pensa sia la sua agognata meta, è vittima di un terribile naufragio in cui cielo e mare sembrano allearsi per fargli perdere tutte le sue certezze e punti di riferimento, e viene miseramente sbattuto dai frangenti su una spiaggia desolata. Ed è qui, nell’ostilità del luogo e trafitto dal dolore profondo della sconfitta, che avrà una percezione, un’illuminazione da cui gli arriverà una risposta molto umana alle domande che tutti noi ci poniamo.
È un viaggio di ricerca esistenziale attraverso le sue opere quello che ci propone l’Autrice, inizialmente entrando, a livello di emozione personale, nel mondo delle sue icone, per poi penetrare i loro sguardi, accarezzare ciò che stanno accarezzando, immaginare cosa stanno vivendo, magari per trovarvi specchiate le nostre domande personali.
E poi leggere i pensieri e le parole, con cui viene espressa la loro profondità, nel libro che in questo momento, come ho detto, è il punto d’arrivo della sua anima artistica».