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sabato 15 Novembre 2025
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«Adesso basta»: le organizzazioni sindacali scendono in piazza

CAMPOBASSO. “Adesso basta”. È il grido dei lavoratori che, insieme alle massime organizzazioni sindacali scenderanno in piazza venerdì 17 novembre per 8 ore.

Ma perché scendere in piazza?

«La manovra di bilancio è stata presentata ed è anche abbastanza blindata e, di fatto, non dà quello che i lavoratori, i pensionati, i giovani e le donne speravano. È una finanziaria che non dà nulla di quello che riguarda il recupero del potere d’acquisto degli stipendi dei lavoratori. C’è un’inflazione in atto, hanno perso circa il 17% del potere d’acquisto, abbiamo il caro benzina e il caro bollette e queste sono tasse. E su questo non è stato fatto niente. Coloro che pagano le tasse, in questo paese, che servono a mantenere i servizi pubblici, sono penalizzati. Coloro che non pagano le tasse, perché evadono, sono coccolati da questo governo. Abbiamo presentato al Governo una piattaforma ma crediamo che, forse, non l’hanno neanche letta. In quella piattaforma c’è scritto anche dove andare a prendere i soldi». Questa la spiegazione di Tecla Boccardo segretaria generale della Uil Molise.

Di seguito i punti salienti dei motivi dello sciopero.

Per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani.

Non c’è alcuna risposta all’emergenza salariale: hanno annunciato “100 euro in più nelle buste paga”, ma si limitano a confermare quelle in essere, già falcidiate – in media del 17% – da un’inflazione da profitti e speculazione.

Hanno detto di “rilanciare la contrattazione collettiva”, ma non stanziano le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere e detassare i rinnovi nei settori privati.

Hanno dichiarato di voler incrementare la spesa sanitaria, ma continuano a indebolire il servizio sanitario nazionale spingendo cittadini e personale verso la sanità privata.

Tagliano le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali (casa, affitti, bollette, povertà), alla disabilità e non mettono nulla per la non autosufficienza e sul trasporto pubblico locale.

Avevano promesso di “cancellare la legge Fornero” e invece la confermano e la peggiorano: restringendo le già limitate misure di flessibilità in uscita (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale); tagliando i futuri assegni dei pubblici e la rivalutazione delle pensioni in essere; e di fatto stabilendo – dal 2024 – le uscite per tutti con i 67 anni di vecchiaia, i 42 anni e 10 mesi di anticipata (uno in meno per le lavoratrici) e i 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo.

Non fanno nulla per il lavoro stabile e di qualità e non intervengono contro la precarietà, anzi: reintroducono i voucher e liberalizzano il lavoro a termine.

Nessun investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne: solo propaganda patriarcale e regressiva.

Portano avanti una riforma fiscale che – a parità di reddito – tassa di più i salari e le pensioni dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante, dei grandi patrimoni e dei redditi alti e altissimi.

Non tassano gli extraprofitti e incentivano un’evasione fiscale che, ogni anno, sottrae 100 miliardi di euro alle politiche sociali e di sviluppo del paese.

Non investono in salute e sicurezza, nonostante la strage che si consuma ogni giorno nei luoghi di lavoro.

Non ci sono politiche industriali e di investimento in grado di creare lavoro buono e ben retribuito soprattutto per i giovani; dare risposte a lavoratrici e lavoratori coinvolti nelle tante crisi aziendali aperte a cui il governo non dà soluzioni; e governare la transizione ambientale, digitale ed energetica: si continua con gli incentivi a pioggia alle imprese e si rilanciano le privatizzazioni.

Tagliano gli investimenti pubblici e sulle infrastrutture, dimenticano il Mezzogiorno.

A sostegno di un’altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile, ma necessaria e urgente.

Aumentare stipendi e pensioni; rinnovare i contratti nazionali rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti; abbattere i divari che colpiscono le donne.

Combattere l’evasione fiscale: basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%; indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione; promuovere un fisco progressivo: no alla Flat tax; riportare all’interno della base imponibile Irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze.

Favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato; cancellare la precarietà; introdurre una pensione contributiva di garanzia; garantire il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio.

Approvare una vera riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero; garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere.

Difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli salariali; approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici e della conoscenza; finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità; aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale; rifinanziare il fondo sostegno agli affitti.

Investire su salute e sicurezza: basta morti sul lavoro!!

Abbandonare la politica securitaria a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione e definire nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti.

Serve una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal Mezzogiorno.