TERMOLI. Non è stato di certo il miglior prologo possibile, quello di ieri, per il doppio appuntamento che tra oggi e mercoledì prossimo, vedrà riunirsi prima il tavolo Acc sulla Gigafactory, al Mimit, sia quello strategico sull’automotive in Italia, con Stellantis.
Fulmine a ciel sereno la dichiarazione del presidente serbo Vucic. «Stellantis inizierà con la produzione della Panda elettrica in Serbia», parole pronunciate al termine dell’incontro istituzionale con Giorgia Meloni a Belgrado. «Stellantis-generator – ha concluso – oltre alla produzione della Panda elettrica potrebbe essere il motore degli investimenti dell’automotive».
Come ha ricordato l’Ansa: nell’aprile del 2022 il Ceo di Stellantis Carlos Tavares incontrò a Belgrado il presidente serbo Aleksandar Vucic e in quella sede fu annunciato che Stellantis avrebbe prodotto dal 2024 un nuovo modello di auto elettrica nello stabilimento di Kragujevac, in Serbia.
Le organizzazioni sindacali alle prese col nuovo modello gestionale Stellantis, che certo non è quello di Fca, dopo la fusione con Psa, lo hanno appreso in modo così irrituale.
Il segretario nazionale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano ha chiesto che Stellantis comunichi nei prossimi incontri il modello che sostituirà il dopo Panda a Pomigliano.
«Il 23 novembre la direzione Stellantis in un incontro sindacale a Mirafiori ci ha confermato la produzione di Panda nelle attuali versioni fino al 2026. Sollecitata dai nostri interrogativi rispetto al dopo, la direzione Stellantis ci ha ribadito ufficialmente che verrà assegnato un altro modello allo stabilimento campano senza menzionare quale tipologia di modello. Se le notizie che giungono dalla Serbia vengono confermate da Stellantis, diventa urgente e indispensabile conoscere quale modello di vettura sostituirà l’attuale Panda. Attualmente lo stabilimento di Pomigliano d’Arco è in una situazione particolarmente positiva per i volumi grazie alle produzioni di Alfa Romeo Tonale, del Dodge Hotnet e della Fiat Panda. Tutto questo ha consentito di azzerare la cassa integrazione sulle linee produttive e di assorbire l’attività di circa 1.200 lavoratori provenienti dagli altri siti italiani. A partire dal prossimo incontro del 6 dicembre prossimo, in sede ministeriale, la nostra priorità su Pomigliano nel confronto che si aprirà con il governo e Stellantis, sarà quella di ottenere tutte le garanzie necessarie a mantenere gli attuali livelli produttivi e occupazionali».
Abbiamo interpellato subito anche il segretario molisano Marco Laviano, che oggi sarà a Roma proprio per il primo dei due incontri sulla Gigafactory. «Per Termoli non cambia nulla, è la carrozzeria che hanno sempre fatto ed ora con volumi buoni continuano a fare nello stabilimento di Pomigliano, è chiaro che parliamo di elettrico e quindi non più di endotermico, ovvio che il motore al sito campano lo fornivamo proprio noi, proprio per garantire i grandi numeri delle produzioni di Panda.
Ma è anche un altro pezzo della chiara scelta del gruppo di fare economia non solo sulle motorizzazioni ma soprattutto sulle carrozzerie e sulle varie piattaforme vedi Melfi e Cassino, senza sottovalutare la Maserati.
L’incontro del 6 dicembre dirà poco o forse nulla, il governo ha la responsabilità di bloccare le delocalizzazioni del gruppo perché una multinazionale pensa al core business, e da tempo che modello dopo modello, uscita dopo uscita, Stellantis sta in qualche modo ridisegnando l’assetto delle fabbriche italiane. Questo non fa bene alla manifattura metalmeccanica ma ormai stiamo suonando lo stesso spartito da mesi, cambiano i partiti cambiano i leader e governo dopo governo nessuno si prende la responsabilità di mettere in sicurezza il più grande patrimonio italiano… il frutto del lavoro metalmeccanico.
I soli incentivi a Stellantis potrebbero non bastare, ci vogliono sforzi di investimenti diversi, ci vuole uno stato presente e partecipe, il ridimensionamento degli organici e delle produzioni non fa altro che generare poche prospettive occupazionali in un paese dove il ricambio generazionale ormai pare un miraggio».