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sabato 3 Maggio 2025
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Verso il riconoscimento delle virtù eroiche di Madre Maria Caterina Procaccitto

GUARDIALFIERA. Basilio Fiorentino (familiarmente Lio) è psicologo, psicoterapeuta, dirigente sanitario, autore di teatro a San Giovanni Rotondo. È l’uomo di lettere, è il poeta dell’umano.

Egli ascolta spesso il silenzio di Dio che parla e, questa volta, restandone sconcertato, si abbandona in un Carme, e lo intitola “Pulsano verso Suor Procaccitto”. È pubblicato sull’ultimo numero del Saggio. “Una dotta poesia” – commenta Antonio Crecchia – “un testo inconsueto a struttura ermetica e increspato di metafore, così semplici, da identificare con facilità, personaggi straordinari, sparpagliati nella storia spirituale e umana della Chiesa. Da Papa Gregorio – per esempio – indicato nella poesia di Lio “il monaco papa”; a Gioacchino Fiore “l’austero Giovanni Abate”; poi a Gregorio 1°, più noto a noi come Gregorio Magno fino ad osservare, con meditabondi occhi, Caterina Procaccitto <Suora benedettina per me beata> nella terra della molisana Guardialfiera che, con reclino capo, assorbe angoscia e redime il mondo intero”. Lio Fiorentino – l’archeologo del sublime, con un lambo di genialità, “nobilita la lectio divina in una raffinata sostanza poetica”.

Ma la Badessa è tutt’ora sconosciuta e tralasciata nel suo paese. Michele Cicatelli storico e teologo, rimedia. Da Olevano sul Tusciano, viene a Guardialfiera a risvegliarne curiosità e interesse e a riproporre “Bartolo Longo e Madre Maria Caterina Procaccitto”: l’intrigante saggio, scritto con la polifonia d’amore e con testimonianze concrete, di rinunce e di abnegazioni, elaborata da Giuseppe Barra, anch’egli presente al Convegno.

Il prof. Cicatelli, desideroso di infondere compartecipazione alla comunità, lo sintetizza più o meno così: Caterina Procaccitto nasce a Guardialfiera il 12 ottobre 1881 da famiglia povera nel borgo antico di Piedicastello, in una casupola di Via Garibaldi 20, confinante con quella di Pietro Veleno, protagonista di “Signora Ava”, il romanzo immortale di Francesco Jovine. È battezzata l’indomani da don Nicola Romeo, pronipote di Carlo Romeo martire guardiese nella rivoluzione partenopea del 1799. Perde la mamma a soli 17 giorni, il papà si risposa, ma anch’egli muore trentenne 1l 17 aprile 1883.

Derelitta pure dal nonno, all’età di sei anni è destinata al costruendo Orfanotrofio di Pompei, per volere dall’Arcidiacono di Guardialfiera don Antonio Lalli. La notte di Natale 1894, Carolina è presentata al Commendatore Bartolo Longo, avvocato e luminoso esempio di santità laicale, fondatore della Basilica e delle opere di carità nella Valle di Pompei. Egli lo adotta come sua figlia d’elezione.

È trasferita al Monastero Benedettino di Eboli, ma con lui instaura una fitta corrispondenza spirituale. Carolina chiede l’accoglimento al noviziato. Bartolo Longo provvede alle spese per il bene dell’orfanella e, per il giorno della vestizione, offre veli e abiti monacali. il 17 aprile 1901, assume il nome religioso di “donna Maria Caterina”. Frattanto scopre nel Convento dei Cappuccini a Morcone, Padre Bernardo Montano, anch’egli di Guardialfiera, che presiederà il 24 febbraio 1903, alla professione dei voti.

Umile monaca, il 25 novembre 1930, è eletta Abbadessa delle clausure. Regge il monastero negli anni difficili della seconda Guerra Mondiale somministrando bene. È innovatrice e mistica. Figura energica e protettiva, leggera e profonda. Giuseppe Barra rinviene tracce di ispirata corrispondenza, persino con Giorgio Lapira, uomo politico, costituzionalista, Sindaco di Firenze. Madre Procaccitto morirà l’11 gennaio 1965 a 83 anni, dopo lunghe angosciose infermità.

“Con l’offerta della sua vita, ricca di virtù umane e cristiane, ella ha saldato il silenzio delle stelle con il frastuono dei giorni” dirà mons. Ivano Licio, postulatore del processo di beatificazione avviato dalla prelatura di Pompei. Per la procedura canonica, occorre adesso un suo miracolo: una guarigione scientificamente inspiegabile. Ed è il momento che Guardialfiera, che noi suoi figli, in ubiquo loco, ci risvegliassimo, accorgendoci di questa nostra gigantesca concittadina, anche con gesti di appartenenza e di sacro0 orgoglio. E mobilitandoci con una robusta catena di preghiere, affinché possa Ella intercedere presso Dio ed ottenere il l’atteso segno del Soprannaturale.

Vincenzo Di Sabato.