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mercoledì 27 Agosto 2025
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Il Punto nascita non può più aspettare: distanze siderali tra Termoli e Vasto

TERMOLI. Il 2024 è l’anno per antonomasia dove si dovrà ingaggiare e vincere la sfida sulla sanità pubblica e noi che viviamo a Termoli e in basso Molise la decliniamo sull’ospedale San Timoteo.

Nel corso del tempo, diverse le criticità che si sono assommate, in quasi tutti i reparti, tra carenza di personale e scelte di programmazione commissariale, che in due casi ha portato anche a vederle impugnate dinanzi alla giustizia amministrativa, parliamo del Punto nascita e del servizio di Emodinamica, dove l’amministrazione comunale ci ha messo faccia e avvocati, supportata anche da comitati e altri enti locali, per quanto riguarda il reparto di Ginecologia.

Ormai sono trascorsi quattro anni e mezzo dal primo provvedimento di chiusura del giugno 2019, ne seguì un altro un paio di anni dopo, ma passi in avanti significativi per renderlo più attrattivo non ne sono stati fatti, anzi.

Se n’è andato, evidentemente in polemica, il primario facente funzioni Dino Molinari, ci sono state scelte dell’Asrem su cui è stato fatto dietrofront, in pratica, innesti di nuovi medici, ma il tavolo tecnico continua a chiederne la soppressione e i numeri sono sempre meno vicini, anzi, molto più lontani da quella quota di 500 che è la soglia minima di sopravvivenza, che ormai non si raggiunge da tempo, col 2023 che si è attestato a meno di un terzo dalla meta, precisamente a 159.

L’incertezza non gioca a favore del Punto nascita, questo è chiaro. Ieri sono stati diffusi i dati dell’omologo reparto del San Pio di Vasto, diretto dal primario termolese Vincenzo Biondelli, che ne mette in fila 700 di parti nel 2023 e crediamo che un numero a tre cifre sia riconducibile a parti bassomolisani, ossia di famiglie che avrebbero dovuto partorire al San Timoteo. Non soltanto Vasto, nel corso dell’anno terminato solo due giorni fa attraverso i molteplici auguri che abbiamo pubblicato, nascite ci sono state anche al Cardarelli di Campobasso e negli ospedali di Chieti e Pescara, insomma, quasi come se i paventati accordi di confine siano stati ormai consolidati di fatto, in attesa di un crisma formale.

Occorre un giro di vite, se davvero l’obiettivo è quello di salvaguardare il Punto nascita e il codice L 113, si attende il Decreto Molise, si auspicano novità sul commissariamento, si invoca la revisione dei limiti imposti dal decreto Balduzzi, ma il tempo trascorre e sempre meno bambini vengono alla luce al San Timoteo.

«Purtroppo anche nel 2023 non è stato raggiunto il traguardo dei 500 parti all’ospedale di Termoli. Speriamo che il 2024 sia l’anno buono per salvare definitivamente l’ostetricia del San Timoteo e nel frattempo non avvengano episodi decisionali avversi alla sopravvivenza dello stesso nell’attesa che qualcuno si decida a rivedere le regole vigenti, compreso il decreto Balduzzi, e si provveda a rilanciare il reparto per renderlo più attrattivo alle donne del basso Molise che sono l’unica vera fonte di contrasto allo spaventoso spopolamento della nostra regione e si metta fine alla diaspore dei parti verso gli ospedali fuori regione, Vasto in primis», ha chiosato una delle sentinelle della sanità pubblica territoriale, come il dottor Giancarlo Totaro.

Nel bilancio di fine 2023, lo stesso Vincenzo Biondelli, responsabile dell’Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Vasto

Ha evidenziato come al 31 dicembre «Il reparto a chiuso confermando il numero di 700 nuove nascite, accrescendo e consolidando l’appeal che nel tempo il nostro reparto sta acquisendo sia per l’utenza regionale che extra-regionale», il riferimento a quella molisana è evidentemente chiaro.

Nelle prospettive la sanità del basso Abruzzo si rafforzerebbe con l’avvento del nuovo ospedale, altro elemento di possibile disgregazione delle poche certezze che già possiamo vantare oggigiorno.

Quale la risposta della sanità pubblica molisana, della politica regionale? Il territorio non può più aspettare.