CAMPOBASSO. Rifornire con le carte petrolifere del Comune il proprio veicolo privato. Un sindaco del territorio matesino è finito nei guai con l’accusa di peculato. Nella tarda mattinata di ieri, mercoledì 14 febbraio, i Carabinieri della Compagnia di Bojano hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare reale emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Campobasso su richiesta della Procura della Repubblica, per il sequestro preventivo di una scheda carburante e di somme di denaro indebitamente percepite dal sindaco di un comune dell’hinterland, resosi autore della fattispecie delittuosa del “Peculato” (Art. 314 c.p.).
L’attività info-investigativa, corroborata da attività tecnica delegata dall’autorità giudiziaria, esperita nel corso dell’anno 2023, ha permesso di accertare che il primo cittadino, in qualità di pubblico ufficiale, avendo per ragione del suo ufficio la disponibilità di una scheda carburante abilitante alla fornitura di carburante a spese del comune, se ne era appropriato utilizzandola, poi, per effettuare diversi rifornimenti sul proprio veicolo privato. Ulteriori accertamenti delegati dalla Procura hanno consentito di escludere la presenza di qualsivoglia autorizzazione che consentisse al sindaco di utilizzare la cedola magnetica per fini privati, anche a mero titolo di rimborso spese. Il giudice per le indagini preliminari, condividendo le richieste della Procura, ha ritenuto indispensabile il sequestro sia della cedola magnetica, onde impedire che le condotte delittuose venissero protratte a conseguenze ulteriori, sia delle somme di denaro per il valore dei rifornimenti indebiti effettuati, in pregiudizio della cosa pubblica. Il sequestro preventivo disposto sui beni nella disponibilità dell’indagato, volto a conservare il profitto del reato ai fini della successiva confisca si inserisce nel contesto delle line di intervento della Procura volte alla repressione dei reati da realizzarsi non soltanto intervenendo sui presunti autori, ma anche aggredendo i beni che ne costituiscono il profitto. Il tutto in un’ottica di deterrenza e di recupero alla collettività di quarto illecitamente acquisito.
La vicenda in questione rappresenta un ulteriore episodio di una tipologia delittuosa che emerge sempre più ricorrentemente ed il cui contrasto capillare, tra gli obiettivi della Procura, è doveroso e necessario anche al fine di prevenire più gravi reati.

