TERMOLI. Impegno più profondo nella gestione quotidiana dei pazienti all’ospedale San Timoteo di Termoli.
L’asticella della politica molisana si misurerà soprattutto sulla sorte dei presidi ospedalieri come quello della città adriatica, dove sicuramente sia la Giunta regionale col presidente Roberti che i vertici Asrem saranno chiamati a trasformare dalle parole in fatti quanto sin qui fatto capire, ossia che in viale San Francesco si possa tornare a fare “numeri”.
Leggendo tra le righe del resoconto con cui il direttore generale Giovanni Di Santo ha rappresentato l’incontro con medici, infermieri e personale sanitario, è evidente come sia stata rilevata una certa superficialità nella gestione di aspetti non secondari, come quello della cura del paziente anche sotto profili diversi dalla semplice terapia, ma in ogni passo, dal ricovero alle dimissioni.
Uno sforzo ulteriore, quello che si chiede a chi già opera in condizioni difficili, vista la penuria di personale, ma che attraverso la maggiore “attenzione” di gestione si riuscirebbe a migliorare quei parametri che lo renderebbero maggiormente attrattivo.
Non è un dettaglio che tra gli obiettivi enunciati c’è quello di andare a ridurre, se non invertire la mobilità passiva, ossia dal bacino di riferimento del basso Molise, basti pensare al Punto nascita, la migrazione di utenti fuori regione.
Una diagnosi, quella effettuata dai vertici Asrem che mette in evidenza come sia la sfiducia sin qui uno degli ostacoli da abbattere, reparti chiamati a cementarsi al loro interno, a fare squadra.
Il messaggio è stato lanciato: l’ospedale San Timoteo potrà avere un futuro se tutti ci credono, dal territorio, che deve tornare a dare fiducia, a chi vi opera dall’interno, sino, ovviamente a coloro che hanno le leve del comando, per non dire del potere, in mano.
Un percorso inverso che dalla disaffezione e dalla carenza di prospettiva si trasformi in una missione di rilancio e non solo di sopravvivenza in corsia.