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venerdì 21 Marzo 2025
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Poste privatizzate, parti sociali si rivolgono all’Anci Molise

TERMOLI. Se il Governo sul tema delle Privatizzazioni pensa di andare avanti da solo commette un grosso errore. Prima di ogni operazione, sulla privatizzazione di Poste Italiane, bisogna aprire un confronto con le parti sociali e con il sindacato in particolare- È quanto precisa il segretario della CISL Poste del Molise Antonio D’Alessandro.

Se l’idea è quella di far cassa svendendo parte dei gioielli di famiglia, la Cisl si opporrà. Abbiamo già visto gli effetti di questa impostazione negli anni addietro, e ne paghiamo ancora oggi le conseguenze con la perdita di asset strategici con la compressione dei livelli occupazionali, con il blocco degli investimenti, con l’impoverimento della quantità, della qualità ed efficienza dei servizi. Si tratta non solo di evitare saldi di Stato. Ma anche di scongiurare che per riempire un po’ il portafoglio si rinunci ad esprimere un ruolo forte e pubblico nella definizione delle politiche industriali del Paese.  

Antonio D’Alessandro afferma che Poste Italiane è una società strategica per il sistema Paese, non solo per la consegna della corrispondenza e pacchi, non solo per la moltitudine di servizi che offre ai cittadini, non solo perché è l’unico presidio dello stato su tutti i comuni e frazioni dell’intero territorio nazione, ma per il Risparmio Postale. 

Il risparmio postale garantito dalla Repubblica italiana, include Libretti di Risparmio Postale per un totale di 103 miliardi di euro e Buoni Fruttiferi Postali per un totale di 216 miliardi di euro. Prodotti di risparmio unici da quasi 150 anni che oggi godono della fiducia di 27 milioni di italiani. Cosa succederà con una ulteriore privatizzazione di Poste Italiane? 

Per questo rilanciamo l’idea di mettere sul tavolo l’opportunità di far evolvere la governance delle grandi imprese pubbliche, come Poste Italiane, nel solco della partecipazione dei lavoratori alle decisioni al controllo delle aziende. Qui si parla non solo di risorse, ma del futuro e della tenuta del tessuto sociale ed economico del Paese. 

Nel frattempo i segretari di categoria SLP-CISL, SLC CGIL, UIL Poste e UGL Comunicazioni hanno inviato una lettera unitaria all’ANCI Molise con la richiesta di un incontro. 

“Egregio Sig. Presidente 

La presente per chiederLe un incontro in merito al processo di privatizzazione di ulteriori quote azionarie del Gruppo Poste Italiane. Come certamente saprà, l’attuale assetto societario prevede il 65% della proprietà in mano pubblica, suddiviso tra le quote societarie in capo al Mef (30%) e le restanti in possesso di Cassa Depositi e Prestiti. 

Il Governo ha recentemente annunciato la vendita, per noi svendita, di una ulteriore quota azionaria, una scelta che per noi va assolutamente evitata perché potrebbe segnare il passaggio della proprietà del Gruppo Poste dalla mano pubblica a quella privata.  

Se le quote azionarie oggi in possesso del MEF fossero cedute e collocate sul mercato, si determinerebbe, appunto, la perdita del controllo pubblico.  

Si assisterebbe ad un arretramento dei presidi territoriali, chiusura di uffici ed un graduale disinteresse per lo svolgimento del servizio universale, a tutto discapito delle fasce più deboli e marginali della Società. In sostanza, una vera e propria svendita di Stato, si dismetterebbe un ulteriore asset strategico per il nostro Paese, al fine di incamerare poco più di tre miliardi di euro (una goccia nell’oceano di un debito pubblico oramai fuori da ogni ragionevole controllo). Una cessione che, a nostro avviso, non sarebbe per nulla funzionale al rispetto dei vincoli di finanza pubblica a cui il Governo è tenuto.  

Va ricordato inoltre che questa decisione segue il già avvenuto collocamento azionario sul mercato del 35% di azioni del Gruppo Poste risalente ad Ottobre del 2015. Pensavamo la pratica archiviata, invece ritorna di pressante attualità. 

Come Organizzazioni Sindacali di categoria abbiamo già espresso la nostra ferma contrarie a tale progetto. Inoltre, non Le sfuggirà il rilevante ruolo svolto da Poste Italiane sul territorio, ruolo già minato dai reiterati tentativi da parte del management di procedere alla chiusura di piccoli uffici postali, processo da noi osteggiato e nel tempo attenuato, e dalla decisione assunta in passato di procedere al recapito della corrispondenza a giorni alterni sul 25% del territorio nazionale. Il Molise, con la larga maggioranza di Uffici Postali monoperatori, ubicati in piccole realtà di Comuni o frazioni tra le più disagiate, sarà la Regione che rischia, più delle altre, di pagare un prezzo molto alto con la chiusura dei suddetti uffici che ad oggi rappresentano l’unico punto di riferimento per gli abitanti, di cui gli anziani sono la parte predominante e più vulnerabile. 

Per questi motivi, che vorremo meglio approfondire nel dettaglio, siamo a chiederLe un incontro finalizzato a scongiurare decisioni che metterebbero a rischio il ruolo svolto da oltre 150 anni di storia di una grande Azienda Paese”.