TERMOLI. Arrivammo a San Giuliano di Puglia in quel 31 ottobre del 2002 nel primo pomeriggio. Poco capivo davanti alla prima grande esperienza professionale che in qualche modo segnò la mia vita. Pieno di adrenalina, pieno di quella voglia di chi vuole dimostrare le proprie capacità ed attitudini con la professione. Andammo in macchina ma al bivio del paese ci fermarono chiedendo di parcheggiare. Ci portarono in paese con le camionette della forestale e quello fu il primo segnale che avvertimmo rispetto ad un qualcosa di grave che stava succedendo.
Erano le 14,30 quando ci trovammo davanti alla scuola Francesco Jovine dove la gente scavava con le mani in quanto i mezzi di soccorso continuavano ancora ad arrivare. Poco si capiva di quel che mi circondava in quanto intento più che mai a prendere appunti e a fotografare.
Ricordo ogni tipo di mezzo di soccorso, ricordo la tanta polvere, ricordo le urla delle mamme e delle nonne, ricordo l’Esercito, i carabinieri, le ambulanze. I cordoni di contenimento, i tanti giornalisti. Ricordo ancora quel banchetto con i telefoni grigi che erano l’unico modo per cercare ancora di contattare il mondo (erano saltate tutte le reti di telefonia mobile ancora precarie rispetto ad oggi).
Ricordo di essermi appeso ad una ringhiera per fotografare i soccorritori che uscivano dalle macerie con le barelle coperte da lenzuola o coperte. Solo dopo ho capito cosa significava. Ricordo una giornata drammatica che segnó la storia della nostra regione. Ricordo il buio della notte e la necessità di tornare a Termoli in redazione per continuare a lavorare. Ricordo ancora che nessuno era più disponibile a riaccompagnarci al bivio del paese. Ci riuscimmo solamente grazie all’aiuto di una guida alpina che ci guidò a piedi in salita nelle campagne di San Giuliano di Puglia per tornare all’ingresso di quel paese che fino ad allora non conoscevo neanche.
Ricordo che l’unica luce che avevamo a disposizione era la luna rispetto ad un buio pesto a tratti inquietante. Ricordo bene il fiatone che ci ricondusse fino alla mia Golf che ci riportò a Termoli. Ricordo che solo allora capimmo quel che stava realmente accadendo. La strada per tornare a Termoli avvolta nel buio, di fronte una lunga ed interminabile carovana di mezzi di soccorso con i lampeggianti accesi diretti nella notte a San Giuliano di Puglia.
Ricordo di essere diventato amico di quelle famiglie che anche oggi piangono e ricordano i piccoli angeli, ricordo di aver trascorso i successivi anni tra le fasi processuali che portarono alla sentenza di primo grado sul crollo della scuola Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia all’hotel Campitelli di Larino e le successive fasi della ricostruzione. Oggi ricordo coloro che non ci sono più.
Giovanni Cannarsa