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lunedì 28 Aprile 2025
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“Il silenzio vale più di mille parole”, l’equilibrio sottile tra genitori e figli

Una vicenda privata di grande sofferenza, quella che vede un padre voler accendere la luce di una riflessione su come si debbano approcciare i giovani, per evitare reazioni di ragazzi, di figli, che rischiano essere estreme, com’è avvenuto nel suo caso, «Pertanto voglio dire a tutti i genitori di lasciare perdere alcune cose che fanno i propri figli».

Baudelaire lo chiamava il male di vivere, circa 200 anni fa, e se guardiamo a lui possiamo notare come il suo essere sia ancora oggi attuale. Baudelaire 200 anni fa anticipava quest’epoca, questa modernità troppo opprimente.

Presentava al mondo un viaggio attraverso l’inquietudine e il dolore umano. Un’immersione nella malinconia che tormenta l’uomo fin dall’antichità.

La sofferenza dell’animo, quel senso di nausea che ti allontana dalla realtà è un argomento, forse, fin troppo attuale. La malinconia con Baudelaire diventa angoscia e depressione, un male di vivere persistente che non lascia scampo. Sensazioni che oggi sperimentiamo sempre di più.

Specialmente i nostri giovani. Quel malessere invisibile, che si insinua nelle loro menti diventa devastante. 

Le crisi familiari, le incomprensioni e le difficoltà quotidiane possono diventare pesi insostenibili per alcuni ragazzi, portandoli a gesti estremi. 

Pensiamo a un brutto voto a scuola. Fino a qualche anno fa si aveva “paura” dello schiaffo o del rimprovero di un genitore, ma la storia finiva lì. Oggi, invece, è tutto troppo amplificato. Persino un brutto voto o una discussione, porta questi giovani a compiere atti estremi.

E’ un bollettino di cronaca nera quella che sentiamo e vediamo nei telegiornali. Di quanti ragazzi abbiamo sentito parlare che hanno tentato di togliersi la vita?

Il tentato suicidio è una realtà tragica che coinvolge un numero crescente di adolescenti, spesso in seguito a conflitti con i propri cari, in particolare con i genitori. Le discussioni familiari, seppur comuni e apparentemente risolvibili, possono trasformarsi in momenti di rottura per chi attraversa una fase di fragilità emotiva.

Questi gesti drammatici non solo segnano profondamente chi li compie, ma lasciano cicatrici che non sono solo fisiche. La sofferenza psicologica che può spingere un giovane a cercare una via di fuga così drastica è il risultato di una serie di fattori che vanno ben oltre un singolo conflitto. La mancanza di supporto adeguato, l’assenza di comprensione nelle dinamiche familiari e la crescente difficoltà a gestire le emozioni in un mondo che sembra non ascoltare possono rendere il dolore insostenibile.

Le famiglie si trovano spesso sole nell’affrontare questi momenti. Nonostante l’amore che un genitore può dare, spesso manca il supporto da parte delle istituzioni. Le risorse psicologiche e sociali sono ancora insufficienti, e non sempre chi è coinvolto sa a chi rivolgersi. Il risultato è un isolamento che amplifica il dolore e la solitudine di chi soffre.

In questi momenti, diventa fondamentale che i genitori comprendano l’importanza di ascoltare senza giudicare, di cercare aiuto professionale e di non sottovalutare i segnali di allarme. 

Bisogna dare ai giovani quel supporto senza critiche, senza giudizi. Ascoltarli e indirizzarli a trovare uno stimolo migliore. 

Che sarà mai un brutto voto a scuola? Niente ragazzi, non è il voto che fa di voi persone di valore. I valori sono altre cose. Non alzate muri nei confronti chi vi sta accanto, così come dovrebbero fare genitori e scuola. Ascoltare i silenzi. Perché come diceva qualcuno, “il silenzio vale più di mille parole”.

I ragazzi di oggi vivono in un mondo molto diverso da quello in cui sono cresciuti i loro genitori, e le sfide che affrontano non sono sempre visibili all’esterno. Per questo è essenziale che genitori, educatori e istituzioni lavorino insieme per garantire che nessun giovane debba affrontare il dolore da solo.