martedì 11 Febbraio 2025
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“Casa, lavoro, pace” le tre parole chiave della “Scuola popolare”: il focus sullo sfruttamento

TERMOLI. “Casa, lavoro, pace” le tre parole chiave con cui Roberto De Lena ha aperto mercoledì sera nella sala della parrocchia del Sacro Cuore il secondo incontro della Scuola Popolare “Una comunità si-cura”, dedicato al tema del lavoro e dello sfruttamento. Tre parole interconnesse, poiché senza lavoro si annulla il diritto alla casa, e senza il diritto alla casa e al lavoro è impossibile essere in pace con se stessi e con il mondo.

Più di trenta persone hanno preso parte all’incontro, iniziato da Fabrizio Aroldi, sindacalista e autore con Simone Oggionni del libro “Per un lavoro dignitoso”, che ha delineato le linee della graduale scomparsa della solidarietà tra lavoratori, stritolati da un neoliberismo spietato che li ha privati dei diritti duramente conquistati e li rende preda di uno sfruttamento feroce. Il libro dà voce a chi non ha più la voce del sindacato nelle fabbriche e nei luoghi di produzione, perché i sindacati sono diventati solo fornitori di servizio.

La distruzione dei sistemi di controllo come l’ispettorato del lavoro ha aperto le porte a caporalato, mafia e camorra, per gli stranieri come per gli italiani.

Davide Di Rado, della cooperativa On The Road, che segue da vicino la realtà dei migranti, regolari e soprattutto irregolari, caduti nella rete dello sfruttamento, ha poi sottolineato come tra le vittime ci sia coscienza di essere sfruttati, ma la disperazione porta ad accettare di lavorare per due euro al giorno, mentre la provenienza dai paesi dichiarati recentemente sicuri (che tutto sono tranne che sicuri) rende praticamente impossibile ottenere un permesso di soggiorno, alimentando così una spirale perversa di perdita di dignità e di disperazione che fa prosperare violenza, sfruttamento e disagio sociale.

Antonello Miccoli, rappresentante di Pax Christi ed ex sindacalista Fiat, si è chiesto come sia stato possibile arrivare a questo imbarbarimento, e ha ricostruito le dinamiche economiche e finanziarie che hanno messo in piedi questo sistema, dai Chicago boys alla finanziarizzazione dell’economia, dalla globalizzazione selvaggia alla mancanza di risposte degli Stati e della sinistra europea. Un attacco ai diritti programmato a tavolino, che ha prima portato alla deindustrializzazione, al non investire più sui mezzi di produzione (emblematica la vicenda Fiat) e poi all’attuale attacco alle costituzioni europee, considerate troppo di sinistra, che costituiscono l’ultimo baluardo contro la vittoria di poteri distruttivi che considerano persone e ambiente come merci di scarso valore.

All’impalcatura teorica potentissima della finanza internazionale occorre rispondere con un sistema ideale di pensiero forte e strutturato, che ridia forza e solidarietà alle persone e si ponga come alternativa concreta.

Si è aperto poi un vivace dibattito su cosa fare, come farlo e a chi tocchi promuovere la resistenza a questo processo: ci si è chiesto quale possa essere la forza motrice di questa costruzione di pensiero, si è discusso del disastroso assenteismo dal voto, del ruolo dell’impegno politico e delle colpe delle realtà progressiste, che non riescono più a rappresentare la voce e i diritti dei lavoratori e hanno sposato senza colpo ferire le teorie neoliberiste.

Un incontro necessario, per riaccendere i i riflettori su precarietà e marginalità, sui mutamenti epocali in corso e sulle inevitabili loro ricadute anche sui nostri territori e sulle nostre vite, con la voglia di spingere i cittadini a riprendere il ruolo di protagonisti del cambiamento.