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giovedì 31 Luglio 2025
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Oddo Bernacchia, un pilastro della comunità: il ricordo di Stefano Leone a 60 anni dalla morte

TERMOLI. Il suo nome, nell’immaginario collettivo, è legato indissolubilmente all’istituto comprensivo che sorge in piazza Monumento (una volta solo la scuola media), ma per la comunità termolese ha rappresentato molto di più.

Parliamo di monsignor Oddo Bernacchia, tra i più importanti vescovi della storia termolese, di cui oggi si celebra il 60ennale della scomparsa. A commemorarlo, in modo esaustivo, è Stefano Leone.

«Ricordare la figura del pastore buono, Oddo Bernacchia, significa ricostruire l’esegesi sociale e religiosa del Libro della storia recente della nostra comunità. La vita umana infatti ha senso in riferimento alla cura dell’esistenza degli altri e a quanto ci si adoperi per il miglioramento dello status quo, giungendo, con posizioni illuminate da Fede e ragione, al progresso di un popolo. Oddo Bernacchia traduce le istanze di bisogno in opere concrete i cui benefici sono chiaramente visibili oggi, a sessant’anni esatti dalla sua scomparsa.

Nasce a Fano il 14 marzo 1880 e viene ordinato sacerdote il 19 settembre 1902 divennero direttore spirituale del seminario di Fano. Papa Pio XI, il primo ottobre 1924, lo nomina vescovo di Larino e il 28 ottobre il pontefice gli affida anche la diocesi di Termoli, sede unita a Larino in persona episcopi.

All’inizio ci furono perplessità in ordine alla considerazione che la nomina alla sede di Termoli di un vescovo che già reggeva la sede di Larino potesse, di fatto e nel medio periodo, Configurare la soppressione della diocesi di Termoli. Ma monsignor Bernacchia seppe da subito conquistarsi la benevolenza e la stima della gente e del clero governando con umiltà, operosità e lungimiranza, un processo di crescita fino al 10 dicembre 1962, quando, per ragioni di salute fu costretto a lasciare, accettando la nomina di vescovo titolare di Sebela.

In 35 anni ho avuto la possibilità di intervistare moltissime cittadine e cittadini che ne hanno descritto sempre il carisma, il suo intrinseco valore aggiunto della parola accompagnato dalla bontà e dal saper fare rispetto a un pastore che non ha mai parlato da sé e per sé. Un uomo di Fede che parla in una comunità viva e in un continuo divenire storico fatto non solo da lui o dalla collettività ma da una superiore Forza guida.

In “Termoli e la storia” cercherò di dare un resoconto ulteriore su tale illustre personalità della nostra città, sulle numerose testimonianze, sulle opere che ci riportano al suo impegno, alle sue idee, come, ad esempio, la costruzione del nostro bellissimo seminario e i suoi viaggi in America per cercare i fondi soprattutto tra le comunità emigrate.

Nel 1954 è lui a intitolare la neo parrocchia al discepolo preferito dall’ Apostolo Paolo, come ricorda mons. Biagio D’ Agostino ‘’ … di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce nella nostra Cattedrale nel maggio 1945 per fortuita circostanza…

La chiesa, ad una sola navata si, dispiega ampia e solenne, con le pareti solcate da strutture portanti che accennano a uno stile leggermente gotico, ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera….’’

Ho chiesto, infine allo storico molisano Antonio D’Ambrosio che ringrazio, un contributo sul vescovo buono. Ecco le sue parole ‘”Apprezzo molto l’iniziativa di Stefano Leone di ricordare una figura come il vescovo Bernacchia nell’ anniversario della sua morte. Egli fu fondamentale per capire lo sviluppo della nostra comunità e la crescita di una classe dirigente come non c’era mai stata a Termoli e nel basso Molise. Giovani di vari ceti sociali, cresciuti dal vescovo, la grande chiocciola, e dai parroci attraverso la dottrina sociale della Chiesa. Il vescovo è stata la vera guida, il vero protagonista, l’ ispiratore delle azioni messe in campo dopo la caduta del fascismo nella nostra comunità. Partendo dalla ricostruzione della Azione Cattolica, delle Acli e poi della Cisl, rimise in movimento azioni di riscatto sociale dei lavoratori. Ma fu anche protagonista di una rete sociale, politica e organizzativa che in Italia non ha avuto pari.

Il Csi, centri sportivi per i giovani, il Giac, Gioventù italiana di Azione Cattolica, il Fuci, Federazione Universitari Cattolici Italiani. Le attivissime donne dell’ Azione Cattolica, inoltre. Queste, in quel’ anni hanno avuto un ruolo determinante per le iniziative organizzate ed anche per la ricerca del consenso politico della Dc. Insomma una rete sociale mobilitata per difendere, anche con scontri politici virulenti, le loro idee, la loro fede, contro l’ ateismo rappresentato da comunisti e socialisti. Bernacchia ha accompagnato questi giovani fino alla fine dei suoi giorni. Girolamo La Penna, Florindo e Vittorio D’Aimmo, Michele De Gregorio, Eliseo Sciarretta e tanti altri.

Personaggi che, seppur nel segno dei tempi della una contrapposizione ideologica politica, hanno rappresentato nelle istituzioni, in modo quasi unilaterale, attraverso la Democrazia Cristiana, i valori dei cattolici di quegli anni. Monsignor Bernacchia però non fu solo questo, ma anche un grande pastore per la fede e l’evangelizzazione. Lasciare la sede episcopale di Larino e la sua residenza per Termoli, lasciò l’amaro in bocca ai larinesi, ma qui a Termoli egli costruirà un modello di comunità che promosse uno sviluppo repentino e travolgente per i cambiamenti sociali, politici ed economici, non solo per il Basso Molise ma per l’intera nostra regione”.