X
sabato 26 Aprile 2025
Cerca

Oltre il dolore: «Mirko non è morto per sua volontà»

TERMOLI. Sono trascorse tre settimane da quel tragico 26 dicembre 2024, il giorno di Santo Stefano che ha visto spegnersi la vita del 22enne Mirko Greco.

A distanza di 22 giorni, siamo a riferire della dinamica di quello che è non è stato un gesto estremo, com’era stato proposto nella cronaca, per chiarificazione fornite dalla madre, Patricia Andrea Trigari Olave.

Nel pubblicare il suo intervento, rinnovando il cordoglio per la prematura scomparsa, chiediamo venia per la versione fornita, seppur priva di riferimenti personali, in quel pomeriggio drammatico, precisando che rispetto alla descrizione della vicenda, la famiglia Greco ha sporto denuncia alle autorità.

«Tra le lacrime, l’accettazione e il dolore c’è una verità che va urlata.

Mio figlio soffriva di una rara malattia: narcolessia e cataplessia, ho letto soltanto ora dai giornali che si è tolto la vita davanti ai familiari, un altro addirittura che era solo in casa, come fanno a scrivere con disarmante superficialità creando un ulteriore immenso dolore, lui era malato, nella sua mente c’era un interruttore che lo spegneva all’improvviso, la sua malattia era malintesa… ridotta a pigrizia a scarsa voglia di socializzare.

Per anni abbiamo lottato per una diagnosi, per anni ha fatto cure sperimentali, perché questa terribile regione (Molise) e i suoi terribili politicanti garantiscono feste in piazza a Capodanno, ma non le terapie giuste anche nelle malattie rare, perché i medicinali vengono erogati in tutta Italia, (tranne che in Molise) perché invece di dichiarare un lutto cittadino si festeggia il Capodanno in piazza, perché in luoghi come questi basta il pane e circo ma non i bisogni primari come garantire la sanità.

Mirko aveva dei sogni, finire di studiare, laurearsi, rendere il mondo un posto migliore essere e avere una vita normale.

Non piango solo la sua vita che è andata via, ma quella che non sarà mai, piango la malasanità, l’abbandono di chi avrebbe e aveva promesso di occuparsene, mio figlio non è morto per un gesto estremo, non voglio che la sua morte sia ridotta ad un’idea distorta a una tragedia che non ha nulla a che vedere con la realtà.

Mio figlio, il mio unico figlio che amava la vita, amava me, amava la sua famiglia i suoi nonni, che credeva nel futuro e aspettava una terapia che in tutta Italia passano ma qui NO.

Lui ha lottato fino alla fine, non è morto per sua volontà, ma per una terapia sperimentale con un dosaggio troppo alto, lì dove chiamavo e dicevo per favore abbassate la dose non sta bene, ‘Signora ma lo sa che è Natale?’, Signora siamo in ferie’, ‘Signora se ne parla a gennaio’, ‘vi prego non sta bene’, ‘per favore ho bisogno di aiuto’.

Mio figlio è morto a causa di un sistema sanitario che lo ha abbandonato, i medici che staccavano il telefono, perché era festa, a politici interessati solo a fare feste e prendere voti, a medici che ora mi riempiono il telefono di messaggi poetici, non siete poeti siete medici (ipocriti) non punterò il ditto su nessuno, perché è Dio che giudica, ma come osate a sentire ora dispiacere?

A tutti voi che avete le vostre colpe spero il rimorso non vi lasci mai dormire.

E sì, mio figlio mi è crollato davanti agli occhi, svenuto col suo metro e novanta con una sigaretta ancora stretta tra le mani, non c’erano i familiari, non era da solo come hanno scritto i giornalisti di paccottiglia, grazie a Dio c’ero io, ma non ho potuto salvarlo, ma dire che un ragazzo si toglie la vita quando l’unico che voleva fare era guarire è di una disumanità che io non vi concedo».