ISOLE TREMITI.. La pagina della Riserva Marina ricorda che ricorre domani, 7 gennaio 2025, il bicentenario del naufragio del brigantino austriaco “Stefano”, affondato nelle acque di San Nicola lo stesso giorno del 1825. Il Mare Adriatico, per secoli una delle vie d’acqua più importanti per il commercio, di recente ha restituito il relitto del brigantino austriaco Stefano, affondato nei pressi delle Isole Tremiti. A scoprirlo nel 2013 i ricercatori subacquei del Laboratorio del Ma.Re. e Michelangelo De Meo, al quale si deve la ricostruzione documentale e storica delle vicende della sfortunata imbarcazione.
Il brigantino, un due alberi da 210 tonnellate, era salpato per il suo ultimo viaggio il 12 dicembre del 1824 da Alessandria d’Egitto, con un equipaggio di 10 uomini e col suo carico di 900 sacchi di semi di lino, 100 balle di cotone e altre 40 casse di merce varia. Da quanto emerge dal diario del capitano e dal verbale del naufragio, la mattina del 7 gennaio, a causa di una furiosa tempesta , la randa si spezzò e l’imbarcazione, divenuta ingovernabile, si inabissò insieme ai suoi marinai.
Nel 2012 iniziarono le prime esplorazioni, con scansioni e prospezioni dei fondali che hanno consentito di individuare l’area dove giaceva il relitto e alcuni reperti, fra i 52 e i 65 metri di profondità. Durante le ricerche successive sono poi state individuati reperti lignei e, alla profondità di 75 metri, sono stati ritrovati alcuni sacchi ben conservati.
Drammatico il racconto del naufragio tratto dal diario del comandante Giacomo Covacich:
“Quando disgraziatamente era arrivato sotto il capo del forte in distanza da circa una gomena (185-200m) travai un contrasto di venti che mi fecero perdere il governo del Bastimento. lo ed alcuni miei marinari riuscimmo a gettarci ignudi su di uno scoglio, ma dopo pochi istanti ci cadde sopra l’alborata e successivamente un colpo di mare ci gettò dispersi nell’onde; dopo qualche intervallo di minuti parte di noi ci trovammo immersi alla discrezione dei colpi di mare, fra la terra ed i frammenti di legnami e manovre del povero bastimento, di cui non si conosceva più la figura. In questo stato, che ci vedevamo tutti perduti vidimo una lancia ben corredata da uomini, e di remi che per ordine dei superiori era venuta in nostro soccorso e salvò con effetto cinque uomini del mio equipaggio; io e altri due marinari ci salvammo sopra quei scogli, e due altri uomini non più si ved-dero perché naufragati. Ecco il nome dei sette uomini salvati, ed in appesso quello degl’uomini morti:
Nostromo – Antonio Zagai di Rovigno, Dispenziere – Antonio Derensin di Valosca, Timoniere – Martino Morella di Lussino; Marinaro – Marco Gerbas di Lussino; Marinaro – VincenzoMavirch di Lovrana; Cameratto – Giovanni Carli di Ragusa; Ragazzo – Francesco Rizzo di Genova. Morti naufragati: Marinaro – Antonio Vidosich di Lovrana; Marinaro – And Mascardin di Muschenis”.