venerdì 24 Gennaio 2025
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«I nostri figli meritano di più, no allo smembramento politico della Schweitzer»

TERMOLI. Si avvicina la “resa dei conti” in Consiglio regionale, dove approderà il documento sul dimensionamento scolastico, che vede sacrificato, per il secondo anno di fila, l’istituto comprensivo “Schweitzer” di Termoli, oltre ad altre scuole molisane.

Fu salvato lo scorso anno proprio a Palazzo D’Aimmo, ma cosa accadrà stavolta?

Oggi si è riunito il consiglio d’istituto e al termine della riunione è stato stilato un documento dai rappresentanti dei genitori.

«Oggi siamo qui riuniti per parlare nuovamente, (è passato solo un anno), di una decisione che, a nostro avviso, non ha né razionalità né giustificazione e soprattutto nessun criterio oggettivo. “Lo Smembramento” del nostro comprensivo scolastico Schweitzer. Un processo che, francamente, ci appare assurdo, non solo per le sue implicazioni pratiche, ma anche per il danno emotivo che potrebbe causare ai nostri figli. Un comprensivo scolastico non è solo un insieme di aule, laboratori, orari e programmi educativi. È un ecosistema, un luogo dove i nostri bambini e ragazzi crescono, imparano, si confrontano, si formano come individui e, soprattutto, come “cittadini”. Un comprensivo scolastico è un ambiente che permette di costruire legami tra generazioni, che favorisce la continuità e che stimola il senso di appartenenza a una comunità che va oltre la singola scuola o il singolo ciclo. Ma oggi, purtroppo, ci troviamo a dover affrontare una decisione che sembra voler distruggere proprio questa continuità, questa coesione esattamente come un anno fa. Lo smembramento, che non è altro che una divisione in piccole entità scolastiche, è qualcosa che non possiamo semplicemente accettare senza porre delle domande serie. Perché dobbiamo separare ciò che ha funzionato per anni, che ha dato risultati positivi, che ha permesso a centinaia di ragazzi di crescere insieme?

Qual è il beneficio concreto di tutto ciò? La risposta, purtroppo, non è chiara. Se l’intento è quello di migliorare l’efficienza o di risparmiare risorse. Siamo preoccupati, e non solo per l’immediato impatto che questo smembramento avrà sui nostri figli, ma per quello che potrebbe significare per la loro formazione complessiva. La divisione di un comprensivo scolastico non solo spezza un percorso educativo consolidato, ma rischia anche di compromettere l’equilibrio sociale che si è creato tra studenti e insegnanti. Come possiamo chiedere ai nostri ragazzi di crescere in un ambiente che non li vede più come parte di un tutto, ma li separa in piccoli gruppi, senza una visione comune e continuità didattica? Se lo smembramento fosse davvero necessario per risolvere dei problemi organizzativi, perché non è stata coinvolta in modo serio e trasparente l’intera comunità scolastica? Facile per chi prende decisioni in alto non considerare le implicazioni quotidiane di tali scelte. Ma noi, che siamo in prima linea, che viviamo ogni giorno nelle scuole con i nostri figli, sappiamo che le cose non funzionano così. Ogni piccolo cambiamento, ogni riorganizzazione, ha un impatto sulle dinamiche scolastiche, sugli insegnanti, sugli studenti. E noi non vogliamo che questo impatto sia negativo. Quindi, oggi siamo qui, uniti come genitori, per chiedere maggiore chiarezza, per chiedere di essere ascoltati, per chiedere che le decisioni vengano prese con il nostro coinvolgimento e con la nostra responsabilità.


Non siamo contro il cambiamento, ma vogliamo un cambiamento che non distrugga ciò che di buono è stato costruito, che non metta in pericolo il benessere dei nostri figli. Vogliamo un’educazione che non divida, ma che unisca. Vogliamo che le scuole restino luoghi di crescita, di continuità, di condivisione. Vogliamo che le risorse vengano utilizzate in modo intelligente, ma senza sacrificare il cuore pulsante di un comprensivo scolastico che funziona. “Perché i nostri figli meritano di più“. Meritano di crescere in un ambiente che li stimoli a diventare cittadini responsabili, consapevoli e capaci di affrontare il futuro con fiducia. E, soprattutto, meritano di vivere una scuola che non li separi, ma che li unisca».