lunedì 10 Febbraio 2025
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San Sebastiano protettore della Polizia locale, la messa in Cattedrale- Video

TERMOLI. In occasione della festività di San Sebastiano, protettore della Polizia Locale, oggi, lunedì 20 gennaio, si è tenuta a Termoli, presso la Cattedrale Santa Maria della Purificazione, una solenne Santa Messa presieduta da sua eccellenza monsignor Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli-Larino. Questa celebrazione ha assunto un significato particolare, essendo l’ultima ufficialmente guidata dal Vescovo De Luca, ormai prossimo al termine del suo mandato pastorale, e la prima del neo-sindaco di Termoli, Nico Balice.

Alla cerimonia religiosa, che si è svolta alle ore 10 hanno partecipato il comandante Pietro Cappella e tutto il corpo della Polizia Locale, insieme alle autorità civili e militari.
San Sebastiano rappresenta tradizionalmente l’occasione per tracciare il bilancio delle attività svolte nel corso dell’anno appena terminato. La Polizia Locale del Comune di Termoli è il settore trasversale dell’Amministrazione, dovendosi interfacciare e collaborare con tutti gli uffici comunali, oltre al presidio ed alla gestione di tutte le tradizionali materie di competenza ed i relativi ambiti operativi.

Con fede, preghiera e devozione si è rinnovata ieri mattina la solennità di onore di San
Sebastiano, patrono secondario di Termoli e protettore della Polizia municipale. Il culto di San Sebastiano martire è molto diffuso a Termoli e nei paesi del territorio. La statua custodita in Cattedrale è stata esposta solennemente alla venerazione dei fedeli.
Una “Passio”, per lo più leggendaria, redatta intorno alla metà del V secolo, vuole San Sebastiano, tribuno romano, martire durante la persecuzione di Diocleziano.

Nato probabilmente a Narbona, in Francia, da genitori milanesi, nella seconda metà del III secolo si trasferì a Roma dove venne assegnato ad una coorte di pretoriani. Entrò nelle grazie di Diocleziano, già prima che diventasse imperatore; e, per il suo valore, percorse rapidamente la carriera militare sino a giungere al grado di tribuno. Riuscì ad esercitare, per qualche tempo nell’Urbe, un provvidenziale influsso a vantaggio e difesa dei cristiani contro cui, nel 303, si era scatenata nuovamente una crudele caccia. Scoperto, fu condannato al martirio delle frecce; ma, sopravvissuto, tornò dall’Imperatore per rinfacciargli la sua empietà e venne successivamente finito a bastonate sul Palatino. Le storie raccontano che, per togliersi dalla memoria l’immagine del Martire nell’atteggiamento di redarguirlo, Diocleziano ordinò di gettarne la salma nella cloaca massima affinché scomparisse per sempre. Il Santo apparve, però, alla pia patrizia Lucina invitandola a recuperare subito il suo cadavere martoriato che, rinvenuto, fu poi sepolto sulla via Appia.

Il culto di San Sebastiano era molto diffuso anche nell’attuale Basso Molise ed a Termoli, Guglionesi e nel territorio della diocesi di Larino, in particolare. A lui erano dedicate chiese “extra moenia”, non più esistenti da alcuni secoli, a San Martino in Pensilis ed a Morrone del Sannio; altri due sacri edifici che portavano il suo nome, erano ancora funzionanti nella prima metà del secolo XVIII rispettivamente in agro di Montorio nei Frentani, sulla strada per Larino, e nell’abitato di Provvidenti; nella chiesa matrice di quest’ultimo centro, inoltre, vi era anche un altare con l’immagine del Santo. Nella parrocchiale di Ripabottoni si ammira l’affresco di un medaglione (cm 75×55), eseguito dal noto pittore del luogo Paolo Gamba (1712-1782), raffigurante il Martire col volto semicoperto dal braccio sinistro legato ad un palo al di sopra del capo, nel momento in cui viene colpito al petto da una freccia ed in quella di San Giuliano di Puglia si venera ancora oggi una reliquia regolarmente autenticata.

Molte comunità elessero a loro Patrono il Martire, che sin dalle più antiche raffigurazioni, risalenti al secolo V, viene presentato mentre subisce la tortura delle frecce. Tra queste Termoli dove, “ab immemorabili”, il Santo è venerato come “Protettore secondario” insieme (dal 25 aprile 1947) a San Timoteo, dopo San Basso. Non è da escludere che questa antica particolare devozione verso San Sebastiano nella città adriatica possa risalire agli ultimi secoli del primo millennio quando si era soliti attribuire alla intercessione del Santo la cessazione dell’epidemia di peste. Si ricorda in proposito che, per liberare Roma dall’analoga sciagura che colpì la città eterna nel 680, il Pontefice Sant’Agatone fece erigere in San Pietro “ad vincula” un altare a San Sebastiano (resta a testimonianza, nella medesima basilica, un dipinto del secolo XV attribuito al Pollaiolo, raffigurante appunto la peste romana del 680).