sabato 8 Febbraio 2025
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«Se mio padre non avesse avuto me che fine avrebbe fatto?»

TERMOLI. Una famiglia originaria di una località dell’entroterra bifernino, trasferitasi a Termoli da alcuni anni, perché in quei luoghi i servizi ormai sono venuti meno. Uno sfogo dalle stimmate di una lettera aperta, ferite sentimentali per dissidi parentali che hanno causato l’entrata in scena della figura di un amministratore di sostegno, per gestire – termine freddo ma sintomatico – le vicende del capostipite, un pensionato 85enne, che assieme alla moglie 80enne vive con una delle figlie (ne sono 3, due donne e un maschio).

Vicenda che abbiamo approfondito con una lunga telefonata, dalla quale emerge d’un lato l’amarezza per la sua evoluzione, dall’altro l’affetto imperituro per i genitori, di cui ci si prende cura. Per questo, diamo spazio alle parole di Maria:

«Questa è la storia di mio padre Michele vittima della lungaggine giudiziaria abbandonato completamente dalle istituzioni.

 Cercherò di fare un sunto di una lunga vicenda, che vede come protagonista mio padre, che ormai ha del grottesco.

Mio padre Michele ha 85 anni, grande lavoratore, uomo onesto, ha speso i suoi anni a non far mancare nulla alla sua famiglia, si stava godendo la sua vecchiaia, insieme a mia madre Assunta quasi ottantenne, nel suo bel paesello nell’entroterra molisano, dove passava le sue giornate sereno dedicandosi alla campagna e alla compagnia degli amici del bar.

Mio padre è stato sempre una buona forchetta ha apprezzato sempre il buon cibo e il buon vino anche quando, data l’età, non poteva più permettersi di esagerare, tanto che l’eccesso ne ha compromesso il corpo e soprattutto la mente, ecco che è arrivata la demenza a sconvolgerne completamente la vita.

Mio padre non essendo più in grado di provvedere a sé stesso, insieme a mia madre si è trasferito a Termoli dove a prendersi cura di loro ci sono io, l’ultima di tre figli, come dice sempre mia “il bastone della nostra vecchiaia”, mi sono prodigata per loro da sempre, di me si sono sempre fidati ed affidati.

Proprio questo ha destato la gelosia degli altri due figli, di cui uno in particolare decide un giorno di portare i suoi genitori in tribunale per interdirli e rinchiuderli in una casa di riposo.

Istanza completamente rigettata dal Giudice Tutelare per mia madre ma per mio padre vista la problematica il giudice ha ritenuto necessaria la figura di un amministratore di sostegno e vengo nominata io provvisoriamente.

Questo non è stato visto di buon grado dagli altri due figli, il cui obbiettivo non è mai stato quello di prendersi cura dei genitori ma di godersi liberamente la vita, cosa che io da tempo non faccio, e godere poi dell’eredità.

Così attraverso un nuovo giudice tutelare fanno leva sul diritto di visita ai genitori, che non vogliono esercitare a casa mia dove vivono i genitori e allora il Giudice decide di non confermarmi come amministratore di sostegno e a settembre del 2024 di nominarne uno esterno, un avvocato che deve decidere dove collocare mio padre e provvedere ai suoi bisogni.

Il nuovo amministratore di sostegno altro non fa che ripassare la decisione al giudice tutelare che ad oggi, sono passati quattro mesi, non ancora ha preso una decisione definitiva a riguardo.

Intanto mio padre vive insieme a mia madre a casa mia con mio marito e i miei due figli piccoli, completamente a carico di mio marito e mia madre, che percepisce una pensione pari a quasi un terzo di quella di mio padre, io per prendermi cura dei miei genitori non ho potuto cercare lavoro e l’unico stipendio disponibile è quello di mio marito di cui la metà è impiegata per il pagamento del mutuo della casa.

Tutto questo perché il nuovo amministratore di sostegno non corrisponde nessun sussidio per il sostentamento di mio padre dicendo che aspetta la decisione del giudice e intanto con fare negazionista e inquisitorio da una parte nega a mio padre il diritto di avere lo stesso tenore di vita di sempre e dall’ altra mette in seria difficoltà il mio nucleo famigliare, io e mio marito stiamo facendo i salti mortali per far quadrare i conti e non far mancare nulla a nessuno, quest’ anno la tredicesima di mio marito è stata utilizzata non per i regali ai miei figli, come tutti gli anni, ma per mettere cibo a tavola nei giorni di festa, mentre l’amministratore di sostegno accumula i soldi di mio padre anche vantandosene e si perché forse ritiene giusto che i soldi a mio padre serviranno da morto e non da vivo, vani sono stati i tentativi ad oggi tramite posta certificata di avere un riscontro.

La vita di mio padre è stata messa a dura prova dalla malattia, ma oggi i miei genitori vengono umiliati dallo Stato italiano nella figura dell’amministratore di sostegno e dalle lungaggini giudiziarie.

Mio padre ha bisogno di assistenza continua di essere lavato vestito e cambiato più volte al giorno, vengono sconvolte le dinamiche di vita di un’intera famiglia, lo si fa in silenzio e in coscienza ma la legge attraverso i suoi rappresentanti mette in seria difficoltà chi fa la scelta di non mandare a morire un genitore in una casa di riposo ma lotta contro tutto e tutti per fargli passare il resto dei suoi giorni insieme alla moglie.

Mio padre appartiene a quella categoria di persone fragili che non è più in grado di difendersi e di prendersi cura di sé, è un essere umano non uno slogan una postilla di un Codice civile, ha diritto a vivere serenamente e dignitosamente il resto della sua vita.

Se mio padre non avesse avuto me che fine avrebbe fatto? Dove sono le istituzioni che tanto hanno parlato della difesa dei suoi diritti?

Grazie a chi saprà darmi una risposta».