lunedì 10 Febbraio 2025
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Trasporto extraurbano, continua il “braccio di ferro” sindacati e Sati

TERMOLI. Continua il braccio di ferro sulle fermate del trasporto extraurbano (statale Bifernina e statale 87). Dopo le dichiarazioni della Sati, non è tardata la risposta delle sigle sindacali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Faisa Cisal e Ugl Autoferro.
“Vogliamo chiarire che il contenuto dell’articolo pubblicato non era mirato esclusivamente a una singola azienda, ma riguardava l’intero settore del trasporto pubblico locale. È tuttavia legittimo domandarsi se la reazione della SATI non sia indicativa di una “coda di paglia”. 

È indubbio che i cittadini, ossia l’utenza, siano la vera parte debole del settore. Queste persone dipendono dal  trasporto pubblico per necessità fondamentali come il lavoro, lo studio, la famiglia e la salute. Tuttavia, non si  può garantire un servizio di trasporto pubblico violando le norme del Codice della Strada: sarebbe un  ossimoro, poiché ciò comprometterebbe la sicurezza degli utenti. È più importante garantire il trasporto delle  persone o la loro incolumità? 

Non dimentichiamo che molti disservizi sono legati a scelte aziendali discutibili. Tra queste, spicca l’ostinazione  dell’azienda nel non voler individuare soluzioni per le fermate, in modo da sollevare gli autisti da responsabilità  per eventuali risarcimenti danni a terzi in caso di incidente. Risulta evidente che è più comodo per l’azienda  garantire il servizio costringendo gli autisti a violare la legge, dato che sono gli unici a rischiare conseguenze  penali in caso di incidenti gravi. Sanzionare gli autisti per spingerli a comportamenti illeciti è un atteggiamento  pericoloso, che mette a rischio la vita dei passeggeri e compromette la salute psicofisica dei lavoratori. 

Pensiamo, ad esempio, ai passeggeri obbligati a scendere al buio di notte presso fermate sulla Bifernina prive  di illuminazione, strisce pedonali e segnaletica adeguata: una situazione che rappresenta un pericolo concreto  e inaccettabile. 

Infine, accusare i sindacati di attacchi infondati e continui danneggia ulteriormente un dialogo già precario.  Non sono certo i sindacati a ledere l’onorabilità e l’immagine dell’azienda. A farlo, purtroppo, sono i fatti  documentati, come dimostrano gli incidenti che hanno coinvolto l’azienda negli ultimi mesi: 

• 21 ottobre 2024 – San Felice del Molise: Un autobus SATI prende fuoco dopo aver trasportato studenti. 

• 22 ottobre 2024 – Termoli: Un autobus SATI, con studenti a bordo, subisce un guasto ai freni e si  schianta contro il muretto del santuario della Madonna delle Grazie. A peggiorare la situazione, è  emerso da un nostro controllo che l’autista non era in regola con i riposi obbligatori, una grave  violazione che contraddice l’affermazione della SATI di “operare nel pieno rispetto della normativa di  settore”. 

• 26 dicembre 2024 – Campobasso: Un autobus SATI del servizio urbano perde una ruota durante il  servizio, un episodio emblematico delle condizioni di usura dei mezzi e della necessità di rinnovare il  parco veicoli. 

• 4 gennaio 2025 – Bifernina: Un passeggero scende da un autobus SATI presso una fermata non a  norma con il Codice della Strada, cade rovinosamente a terra e riporta gravi ferite. Questo incidente  evidenzia le criticità delle fermate, spesso in condizioni che mettono a rischio l’incolumità dei  passeggeri.

Questi sono solo alcuni degli episodi più recenti che sottolineano la necessità di interventi urgenti per  garantire sicurezza e qualità nel servizio di trasporto pubblico. In definitiva, l’azienda dovrebbe chiedersi: è  lecito fermare in curve, intersezioni o banchine? Se sì, allora occorre riformare il Codice della Strada. Se no,  avrebbe dovuto prendere atto della situazione e cercare soluzioni adeguate. Di certo non può scaricare la  responsabilità sui dipendenti. 

Se l’azienda desidera davvero tutelare la propria immagine, dovrebbe iniziare migliorando la sicurezza, le  condizioni di lavoro degli autisti e il servizio offerto ai cittadini, invece di accusare altri per problemi che sono,  prima di tutto, interni”.