CARLANTINO-LAGO DI OCCHITO. Vongole cinesi nel lago di Occhito. Rinvenute sull’ampio fondo senz’acqua, ancora asciutto per la siccità, che attende la pioggia in questi giorni per ritornare alla normalità. La scoperta di questa vongola aliena, dalle grandi dimensioni, grossa come il palmo di una mano, si deve al team del Cnr Ispa di Foggia, guidato dalla dottoressa Lucrezia Cilenti, su segnalazione di Daniela Cafano, assessore al Comune di Carlantino, impegnata in un percorso di valorizzazione dell’ambiente lacustre, nel suo insieme ricco di vita e di verdi tracciati tra non poche masserie rurali
Carlantino dal Molise appare arroccato. Sulla cresta dei primi profili dei Monti Dauni, disteso ai piedi di Monte San Giovanni, ricco di memoria e di storia radicata nell’Antico Sannio, punta il dito su tutto l’invaso artificiale. Il paese è un’attenta sentinella sul lago.
Un punto di vista privilegiato. Ai suoi piedi le acque pugliesi. Dirimpetto l’arco a tutto campo del versante molisano, che si affaccia sul lago, si tocca con mano. Sotto il sole mattutino che brilla, il lago di Occhito è tranquillo. I raggi del sole rincuorano. S’intrecciano agli angoli in ombra. In fretta nell’arco del giorno si cede il passo alle nubi che corrono. Si spera. Pare che l’acqua del lago dopo le ultime piogge tenda a risalire silenziosamente la china. Per occupare lentamente l’ampia piana del fondo segnata da crepe sabbiose. In direzione Gambatesa ancora tutta asciutta.
Tutt’intorno una cornice preziosa di piccoli borghi di un entroterra solitario dalle tante risorse. Come si vede dal reportage fotografico tantissime le vongole cinesi rinvenute sul fondo giallo del lago ancora asciutto destano non poca curiosità. Si tratta di una scoperta insolita. Che colpisce e desta non poche perplessità. In quanto questa specie aliena invade tutto il bacino del lago. La Sinanodonta woodiana, così si chiama questa vongola aliena, precisa la dottoressa Lucrezia Cilenti del Cnr di Foggia, proviene dall’Est asiatico.
Qualche anno fa venne segnalata pure nel lago di Guardialfiera, in Molise. Si tratta di un grande bivalve autoctono di acqua dolce. Molto veloce a colonizzare tutto l’ambiente acquatico. A discapito delle specie viventi nel lago. Si tratta dunque di una specie invasiva giunta da noi da lontano con larve che si attaccano alle pinne di quei pesci che vengono immessi nei bacini lacustri per ripopolamento. Che poi abbandonano, dando vita così ad una diffusa riproduzione.
La Sinanodonta woodiana ha senz’altro anche una funzione positiva dovuta alla sua capacità di filtrare grossi quantitativi di acqua dolce che solitamente contiene non pochi elementi dannosi. Tantedunque le sorprese lungo le sponde del lago di Occhito attualmente al centro dell’attenzione per la mancanza d’acqua che affligge tutta la Capitanata. La crisi idrica è una grave emergenza del nostro tempo. Dal versante di Colletorto è possibile vedere la parte del lago ricoperta dall’acqua circondata da un habitat naturale, ricco di boschi e di essenze arboree, di grande interesse avi faunistico.
“Si tratta di un contesto naturale interessante, precisa l’assessore di Carlantino Daniela Cafano, con una vegetazione arborea ricca di querce, lecci, frassini, aceri, pini marittimi, pini d’Aleppo e macchie di olivastro. Ci sono uccelli stanziali e migratori, quali aironi, germani reali, gallinelle d’acqua. Numerosi pesci come carpe, trote, tinche, alborelle. Non mancano poi le vongole cinesi, i grossi mitili raccolti dalla dottoressa Lucrezia Cilenti, ricercatrice del CNR di Foggia, ritenuti di notevole interesse scientifico. Giunti forse sotto le pinne delle carpe in occasione dei vari ripopolamenti nelle acque del lago”. Nei giorni scorsi è avvenuta la prima raccolta di questa specie aliena per poter studiare eventuali criticità e benefici legati alla loro presenza. “Il tutto, continua Daniela Cafano, in una splendida giornata di sole, in un ambiente dove è possibile osservare tracce che indicano la presenza del lupo, della lontra e, per chiudere in bellezza, l’avvistamento di un meraviglioso branco di caprioli”.
Luigi Pizzuto




