domenica 9 Febbraio 2025
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Cascate di San Lorenzo: trekking equestre dei cavalieri in mezzo alla natura

SAN GIULIANO DI PUGLIA. Cascate di San Lorenzo: trekking equestre dei cavalieri colletortesi in mezzo alla natura per riscoprire un luogo di antica memoria. A San Giuliano di Puglia. Storia, memoria e natura a braccetto. In un percorso ambientale che puntualmente affascina chi ama gli scorci inediti e l’avventura in mezzo alla natura. Prima uscita a gennaio per i cavalieri di Colletorto in un percorso natura che stimola non poche curiosità in un territorio poco conosciuto. Il cavallo poi aiuta a scoprire angoli nascosti talvolta irraggiungibili perché rimasti ancora intatti. Protagonisti in questi sentieri natura un gruppo di cavalieri della Scuderia De Girolamo assieme ad una rappresentanza dell’Associazione Cavalieri Angioini “Roberto de Firmitate” di Colletorto. Una prima uscita nell’anno nuovo per rilanciare l’attenzione verso quanto di meglio esprime l’habitat di questi luoghi. “Si tratta di un percorso veramente interessante.

Da praticare. Ricco di espressioni arboree, di risorse ambientali particolari, in alcuni casi autoctone, tra memoria, esperienze di famiglia e di cultura locale, precisa Teodoro Ritucci, attento osservatore di questi luoghi”. Un percorso, come si vede dalle foto, abbastanza articolato, con svariati tracciati. Trekking a cavallo dunque in primo piano. Partenza dal piccolo mondo degli ulivi con sentieri che si snodano tra Piana Porcara, i tracciati sterrati tra la macchia mediterranea e la valle che da Santa Maria di Lauretum risale piano piano in direzione delle Cascate di San Lorenzo in agro di San Giuliano. Passando vicino ai ruderi del vecchio mulino Francario ricoperto dalla vegetazione spontanea. Lungo il percorso si lascia alle spalle l’Olivi Cultivar Parcum e il Punto Osservazione della Macchia Mediterranea. Orgoglio dell’Azienda Fratino. Dove, tra le colture bio, primeggia la cultivar autoctona dell’Oliva Nera di Colletorto. Poi s’inizia a salire superando l’abitato di San Giuliano fino a raggiungere le cascate nascoste in un cantuccio naturale ai piedi di una balza collinare piu’ elevata. Qui la natura e’ viva. Nei suoi silenzi fa percepire la sua voce più intima. Tra la macchia s’immagina il rumore dell’acqua che borbotta. Si nascondono le vicende di ieri.

Di un monastero e di una chiesa in un luogo di antica memoria. Terra di monaci, di bestie e di pastori. Terra di lavoro, di fede e di sacrifici. Qui ci sono non pochi ricordi di tempi lontani legati ai primi insediamenti umani. C’è una storia che s’intreccia alla vita delle chiese rurali e ai borghi di Bonefro, Colletorto, San Giuliano e Santa Croce di Magliano. Ne parlano le fonti latine prima dell’anno Mille. “Terra Sancti Laurenti ad monasterium cum ecclesia”. In mezzo al bosco una chiesa, non poche masserie rurali a pochi passi dal monastero di Sant’Eustachio in Pantasia. All’epoca il sito si presentava così al centro di una vasta area occupata da “grance” e da chiesette rurali a pochi passi dal tratturo Celano-Foggia. La presenza del monastero di Sant’Eustachio in Pantasia è documentata fin dal 1049. Anno in cui venne donato all’Abbazia di Montecassino dal principe longobardo Adelferio, dalla madre Adeleita e dalla moglie Adeltrude. Tale donazione viene confermata dalle bolle papali risalenti al secolo XI. Di questa storia gloriosa oggi restano poche pietre ricoperte da una boscaglia isolata. Ben visibile dalla provinciale più in alto che porta a Colletorto. Nel 1744, ai tempi del vescovo Tria, in questo contesto rurale erano ancora visibili i resti del monastero e delle tre navate della chiesa. Si racconta che le pietre squadrate vennero usate a Colletorto nella ricostruzione del convento e della chiesa di Santa Maria del Carmine. Grazie al Marchese Rota che non badò a spese nella ricostruzione di un impianto monastico imponente. Ricco di esemplari opere d’arte barocca. Tra le curiosita’ contenute nelle “Antiche Prepositure Cassinesi” presso il fiume Fortore, sappiamo che Adenulfo di Stipite, signore di Bonefro, nel 1265 donò il Casale di Santa Croce di Magliano al monastero di Sant’Eustachio in Pantasia.

Concedendo alcuni privilegi ai signori di Civitella, insediamento poco distante dal paese. Nei Registri della Cancelleria Angioina, ricostruiti da Gaetano Filangieri, si sa pure che tale possesso venne protetto da un provvedimento per evitare che in seguito potesse essere rivendicato con forza. In questa terra non manca la presenza del Marchese Bartolomeo Rota che diede vita ad un importante marchesato attento all’arte dei luoghi e al paesaggio. Nel 1735 infatti il marchese di San Giuliano e Colletorto fu costretto a rimuovere un falso termine nel giardino del monastero di Sant’Eustachio. Riposizionando il termine originario correttamente, fuori dalle mura, con la scritta “Colletorto 1079”. La letteratura popolare sangiulianese, in occasione dei fuochi di Sant’Antonio Abate, ricorda questo importante sito con questo detto “Sande Laurenze ca calure, Sand’Andone ca jelature, tutte edduje poche durene”.

A partire dagli interventi post sisma fino ad oggi, il Comune di San Giuliano ha sistemato l’area delle cascate per valorizzare nel suo insieme il contesto ambientale. Oggi è piacevole raggiungere i sentieri che portano alle cascate. Da qui il borgo di San Giuliano appare arroccato sui “Palizzi”. Il panorama nel suo insieme colpisce. Per via della siccità c’è pochissima acqua sul fronte della cascata. Gli zampilli cristallini e abbondanti sono venuti meno nel luogo dove tra le ombre abbonda l’odore della natura. Si attende pertanto un clima migliore. Ricco di precipitazioni. Si spera. In modo che si possa riempire la falda acquifera più a monte. Per riascoltare il rumore dolce e vigoroso della sua voce.

Luigi Pizzuto