TERMOLI. Chi ha a cuore le sorti della nostra città dovrebbe essere prima di tutto il “termolese qualunque”.
Ossia il cittadino che ama e vide la nostra realtà, ma accade sempre meno e l’involuzione è sotto gli occhi di tutti.
Nel settembre scorso, pubblicammo l’invocazione di uno dei nostri lettori più ‘profondi’, proprio sotto le insegne di “termolese qualunque”, che dinanzi alle difficoltà dello stabilimento Stellantis propose una chiave di volta al territorio.
Un pensiero che si è evoluto in questi mesi, basata su un concetto chiaro: «Uniamoci per portare benessere, ricchezza, prosperità, futuro a tutti».
Una visione che unisce tradizione e futuro.
«Qualche sera fa ho fatto un sogno. Mi trovavo seduto in un ristorante nel cuore del nostro borgo antico. Sul tavolo, una bottiglia di vino catturava lo sguardo: l’etichetta raffigurava lo skyline inconfondibile del nostro castello, con la “M” di aMare che ondeggiava come il mare stesso. “Termoli – Il Borgo d’aMare”, recitava l’elegante scritta, mentre un gabbiano stilizzato volteggiava al posto dell’apostrofo.
Il cameriere iniziò a raccontare ogni piatto come una storia d’amore per il nostro mare. “Le Trecce della Sirena”: pasta fatta a mano, intrecciata secondo l’antica tradizione delle donne termolesi che, si dice, impararono l’arte da una sirena dell’Adriatico mentre attendevano i loro marinai al tramonto. Ogni intreccio racconta una storia di attesa, di speranza, di amore.
“Il Tesoro del Marinaio”: il nostro brodetto, nato dalle ricette sussurrate tra le barche del porto vecchio. Cicale, tracine, gallinelle, scorfani, merluzzi e seppioline danzano in un brodo che profuma di alba sul mare, quando i pescatori tornano con le loro reti cariche di storie.
“Le Gemme del Borgo”: polpette forgiate nelle cucine del castello secondo i segreti tramandati dalle nonne termolesi. Uova, formaggio grattugiato e pane raffermo si trasformano in piccoli tesori ovali che galleggiano nel sugo come perle in un mare rosso. Si dice che dessero forza ai marinai durante le lunghe traversate.
“Il Sogno del Marinaio”: l’antica zuppa nata sulle barche termolesi, dove olio, acqua, pomodoro, cipolla e peperone si fondono in una melodia di sapori semplici e veri. Un piatto che racconta di albe sul mare, di reti lanciate con speranza, di storie sussurrate tra le onde.
“La Danza delle Onde”: seppioline che danzano in padella con piselli freschi, come le onde che si infrangono sulle mura del borgo antico. Un piatto che profuma di primavera e di mare, di tradizione e di semplicità.
Poi mi sono svegliato. E sapete qual è la verità più bella? Tutto questo esiste già. Sono i nostri sapori, le nostre storie, la nostra identità. Manca solo il coraggio di presentarli al mondo con l’orgoglio che meritano.
“Termoli – Il Borgo d’aMare” non è solo un nome o un logo. È la nostra identità che si fa brand. È il nostro orgoglio che si fa racconto. È la nostra tradizione che abbraccia il futuro. È un’onda che può sollevare tutte le barche: dai pescatori agli chef, dagli agricoltori agli artigiani, dai commercianti agli operatori turistici.
Ogni ingrediente di questo sogno esiste già:
– Il pescato fresco del nostro mare
– Le ricette tramandate nelle nostre famiglie
– I saperi antichi dei nostri artigiani
– La passione dei nostri giovani
– L’esperienza dei nostri anziani
Quello che manca è solo il filo che unisce queste perle in una collana preziosa. “Il Borgo d’aMare” può essere questo filo.
Immaginate:
– Ristoranti che non vendono solo cibo, ma raccontano storie
– Botteghe che non espongono solo prodotti, ma custodiscono tradizioni
– Pescatori che non pescano solo pesci, ma preservano un’arte antica
– Giovani che non cercano solo lavoro, ma costruiscono il futuro
Non è un appello alle istituzioni. È una chiamata alle armi per tutti noi. Perché questo marchio può diventare il simbolo della nostra rinascita, ma solo se ci crediamo tutti:
– Dal pescatore che salpa all’alba
– Al ristoratore che accende i fornelli
– Dal contadino che cura la terra
– All’artigiano che plasma la materia
– Dal commerciante che abbassa la serranda
– Al giovane che sogna di restare
Il logo con il nostro skyline, quel gabbiano stilizzato al posto dell’apostrofo, quella “M” che ondeggia come il mare, possono diventare il simbolo di un nuovo inizio. Un simbolo di qualità, di autenticità, di orgoglio. Un simbolo che dice al mondo: qui c’è qualcosa di speciale, qui c’è un borgo da amare.
Non servono grandi investimenti iniziali. Serve il coraggio di credere in noi stessi. Di fare rete. Di condividere. Di collaborare invece di competere. Di vedere nel vicino un alleato invece che un concorrente.
Il turista moderno non cerca solo luoghi da vedere, cerca esperienze da vivere. Storie da raccontare. Autenticità da assaporare. E noi abbiamo tutto questo. Dobbiamo solo imparare a presentarlo nel modo giusto.
“Termoli – Il Borgo d’aMare” può essere l’inizio di questa rivoluzione gentile. Un movimento che parte dal basso. Che unisce tradizione e innovazione. Che trasforma il nostro orgoglio in valore.
Chi vuole essere parte di questa storia?
*Un termolese che ha smesso di sognare e ha iniziato a fare*.
P.S. Se questo messaggio ti ha fatto battere il cuore più forte, *condividilo* . Parliamone. Incontriamoci. Facciamo nascere qualcosa di grande, insieme. Perché Termoli non è solo un borgo da vedere, è un borgo d’aMare».