TERMOLI. Un cielo infinito e ceruleo, schiacciato sull’orizzonte, sul mare spumoso e livido in attesa dello schiocco fulgente del sole, quello più alto e rovente. Quale attesa e quanta speranza negli sguardi di chi, in un tempo ormai lontano, disegnava su mappe antiche e carte nautiche, viaggi interminabili. Dalle terre d’oltremare verso questo nostro dolce lido, paranze e battelli provenienti dall’alto Monte del Gargano verso i declivi aspri e petrosi di questo antico borgo.
Così, che sia “Aristeo”, figlio di “Udalrico”, scultore sopraffino, che siano altri artisti venuti da Ravello, paesino sulla ripa tirrenica, prossimo ad Amalfi, o noi stessi in cerca delle meraviglie del passato, poco importa. Ad attenderci c’è la verità, la nostra storia, le radici di un’umanità ammaliata e sedotta dai primi raggi di sole, come flebili bagliori a illuminare questa piccola baia termolese! L’aurora vista nascere dal mare è uno spettacolo di rara bellezza, come i tramonti di questa terra, prospera e sublime.
È questa la chiosa della “Lectio brevis” tenuta ieri sera – con grande maestria – da Ettore Fabrizio, sempre dedito alla diffusione dell’arte, della storia e della cultura.
Un racconto fortemente autentico, frutto di un’ampia ricerca, ricco di riferimenti storici, biografici, agiografici, un lavoro certosino sulle fonti della storia locale, quelle riconosciute ed ufficiali. Una vera e propria testimonianza sulla Termoli delle origini, per arrivare a narrare una città fortemente sviluppata alla metà del ‘900. E poi, un focus intenso e dettagliato sul valore architettonico, artistico – ma anche umano e sociale – del Santuario della Madonna delle Grazie che tutti noi conosciamo.
Ettore Fabrizio, ospite d’eccezione dell’associazione “La banca del tempo”, presieduta dalla signora Teresa De Rosa, ha intrattenuto i presenti cullandone l’interesse e la curiosità. Una storia ricca di incontri, di figure emblematiche che, nella Termoli che fu, si contraddistinsero per atti di coraggio, saggezza, grandi intuizioni, oratoria o talento artistico. Uomini e donne, laici e religiosi che hanno segnato il passo dei tempi, delle stagioni trascorse, che hanno portato una piccola città – dagli antichi fasti templari alla più recente ruralità agreste – a divenire quella Civitas Thermolarum con mire di crescita e scelte coraggiose.
Una “Lectio brevis” – quella di Ettore Fabrizio – che ha aperto squarci nella memoria e nei ricordi, con spunti e riflessioni che hanno acceso i riflettori sulla storia dell’antico Santuario Mariano. Piccoli segreti e grandi verità su tutto ció che quello spazio sacro – e non solo – ha saputo rappresentare attraverso le opere d’arte, le opere pie, ma anche con il coraggio e l’intuito di chi ha saputo trasformare quel luogo di culto in un vero e proprio incubatore sociale. Dunque, un’ora densa di emozioni e la capacità istrionica di Ettore Fabrizio di regalare ai presenti un racconto per immagini, una vera e propria scenografia filmica.
Un’ora, un tempo prezioso speso per il bene della comunità, per quel sapere che deve assurgere a un diritto per tutti; un evento di spessore che, tra l’altro, ha tutte le carte in regola per meritare una più ampia partecipazione e un vero e proprio palcoscenico.


